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FuoriAsse #20

Officina della cultura

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morte. Chi si salva dai centri di detenzione<br />

quasi sicuramente muore nella<br />

traversata del deserto, o in mare trascinato<br />

dalla corrente. I militari abusano e<br />

torturano. Gli uomini smettono di essere<br />

uomini, diventando merce di scambio,<br />

semplici cose, oggetti. Siamo in pochi<br />

a vedere questa mostra. Accanto a<br />

me ci sono due signori di mezza età.<br />

Come me, ogni tanto spostano lo sguardo<br />

altrove. Guardano una foto e si fermano,<br />

senza fiato. Ovunque è oppressione,<br />

violenza, terrore. C’è un migrante<br />

malato di cancro allo stomaco che urla<br />

dal dolore. Accanto a lui un altro migrante<br />

che cerca di aiutarlo e piange.<br />

Più avanti, ci sono i cadaveri di uomini<br />

che stanno per essere seppelliti in una<br />

fossa comune. A seguire un uomo malato<br />

di scabbia e a chiudere la mostra la<br />

fotografia di una donna, disabile mentale<br />

e vittima di stupro, che mostra la<br />

cicatrice di un aborto sul ventre. Si esce<br />

da queste sale completamente sconvolti,<br />

doloranti. Guardare quegli occhi, quei<br />

corpi, quei cadaveri, in qualche modo<br />

ci trasforma. Mentre sto per uscire sento<br />

i due signori parlare tra di loro. Uno<br />

di loro sintetizza perfettamente il mio<br />

pensiero, dice: «Io mi vergogno». Ed è<br />

esattamente così: se ne esce sconvolti e<br />

pieni di vergogna per quello che un<br />

uomo può fare ad un altro uomo. Sconvolti,<br />

imbarazzati e pieni di vergogna. Mi<br />

chiedo cosa possa avere provato Contreras<br />

mentre scattava quelle foto. Lui che<br />

quelle urla le ha sentite davvero. Lui che<br />

ha penetrato quegli occhi, quel tanfo,<br />

quell’orrore, quell’inferno. La mostra dopo<br />

Parigi e Milano approderà alla Saatchi<br />

Gallery di Londra. Non so se tornerà<br />

in Italia. Ma se dovesse tornare, sarà tra<br />

le cose da vedere. Fa molto male. Ma si<br />

tratta di un progetto fotografico necessario.<br />

Se non dovesse più capitare di<br />

riuscire a vedere le foto in Italia, occorre<br />

comunque provare a documentarsi.<br />

Cercare di capire, penetrare quella disperazione<br />

è un lavoro necessario e<br />

aiuta a comprendere che più mondi possono<br />

coesistere. E ci si sente fortunati a<br />

vivere nella parte più giusta di uno di<br />

quei mondi. Nemmeno possiamo immaginare<br />

cosa voglia dire non essere più<br />

uomini, non essere nulla. Perdere la<br />

speranza e vedere la morte come il male<br />

minore. Vergogniamoci. Vergogniamoci<br />

e arrabbiamoci…<br />

Libya – A Human Marketplace © Narciso Contreras<br />

FUOR ASSE<br />

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