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FuoriAsse #20

Officina della cultura

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a simbolo iconico non solo per la loro<br />

“immagine” ma intrepide, appunto, per<br />

aver lottato costantemente per tutta la<br />

loro intera e sofferente esistenza, accettando<br />

le conseguenze dello scontro verso<br />

quel modello di vita che a loro veniva<br />

imposto da quell’ambiguo impianto sociale<br />

tutto paillettes e champagne chiamato<br />

Hollywood. Si passa in rassegna la<br />

lotta personale condotta da Ava Gardner<br />

contro i suoi vizi, sfoghi di un mondo<br />

basato sull’eccesso; la perdita d’identità<br />

di Grace Kelly dopo essere diventata<br />

Grace di Monaco; la “diabolica” Ingrid<br />

Bergman, traditrice dei valori americani<br />

che impersonava sul grande schermo<br />

della sua “condotta immorale” per la<br />

relazione con il “miserabile” Rossellini;<br />

Rita Hayworth/Gilda, simbolo patriottico<br />

degli USA post Pearl Harbor defraudata<br />

della sua intimità e della sua vera<br />

natura; l’esile e la delicata bellezza “innovativa”<br />

di Audrey Hepburn e, concludendo,<br />

la divina Marilyn, la donna a cui<br />

fu negato un “diversivo” dallo stereotipo<br />

di quell’esuberante ed onnipotente immagine<br />

di enorme sensualità di cui era<br />

portatrice e che fece di tutto, dal matrimonio<br />

con Arthur Miller, alle lezioni con<br />

Lee Strasberg all’Actors Studio, pur di<br />

ottenere un nome ed una personalità<br />

differente da quello di Marilyn Monroe.<br />

Perché lei era Norma. Norma Jeane<br />

Mortenson.<br />

Lo studio di Martinez risulta interessante,<br />

oltre che per il contenuto anche<br />

per l’uso stilistico della prosa. Ad ogni<br />

capitolo, l’autore, riesce a farci percepire<br />

il ritmo e le atmosfere di riferimento del<br />

capitolo e quindi della personalità della<br />

diva. A titolo di esempio: nel primo capitolo,<br />

incentrato su Ava Gardner, siamo<br />

catapultati nei jazz club, nelle notti brave<br />

sulla Hollywood Boulevard dove la<br />

stella dai folti capelli bruni di Mogambo<br />

era solita consumarsi tra alcol e sesso,<br />

per cercare di fuoriuscire da quello sta-<br />

Ava Gardner<br />

tus opprimente. Leggendo le vicende del -<br />

la vita della Gardner, narrate con un tono<br />

molto romanzesco e mai ritratte usan -<br />

do la fredda cronologia biografica, abbracciamo<br />

pian piano la concezione di<br />

esser stati scaraventati in un romanzo<br />

di Francis Scott Fitzgerald, posticipato<br />

di qualche decennio:<br />

«Ava è da sola, a letto. Dorme. Hughes<br />

(Howard Huges, ndr) accende la luce, la<br />

sveglia. Non pensava di trovarla da sola. Lei<br />

intende restarlo. Primissimo piano sul viso<br />

di Hughes, pieno di desiderio. Si alzano i<br />

toni. Ava urla, lo insulta. Lui le dà uno<br />

schiaffo. Lei crolla sul divano. Le fa male un<br />

occhio. Sente dolore. Hughes avanza verso<br />

di lei. Ava gli lancia in testa un coprivivande<br />

di bronzo. Il volto di Hughes sanguina. Lei<br />

afferra una poltrona da ufficio, la brandisce<br />

e si appresta a colpire Hughes. Poi sopraggiunge<br />

la donna delle pulizie e la ferma.<br />

Anche Bappie e il suo compagno, un dipendente<br />

di Hughes, fanno la loro comparsa<br />

nella camera. Hughes è sopravvissuto a diversi<br />

incidenti aerei, ma per poco non è stata<br />

Ava Gardner a ucciderlo».<br />

FUOR ASSE<br />

147 Cinema

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