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FuoriAsse #20

Officina della cultura

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Un luogo sacro<br />

di Nicola Dal Falco<br />

Per l’immagine di questa copertina, fissata come nella grazia straniante di un<br />

mosaico e incisa su legno, con precisi ed energici colpi di sgorbia, si è fatto affidamento<br />

a Luciano Ragozzino, alla sua arte incisoria che, in questo caso, prende ali<br />

da un libro d’artista da lui stesso composto e stampato, menzionato tra i i primi<br />

quattro che hanno partecipato recentemente al concorso per libri d’artista Pascoli<br />

e il paesaggio che si è tenuto a San Mauro Pascoli.<br />

Il testo di Giovanni Pascoli che lo accompagna è un frammento del discorso che<br />

il poeta tenne a Messina, da latinista a latinista, per commemorare Diego Vitrioli.<br />

Nel cielo e sul mare si incrociano per rotte opposte una Nereide, montata su un<br />

ippocampo, e una nave che issa una vela rossa (fenicia?).<br />

Al mare che nereggia di terre, al Mediterraneo, «pieno di voci» e ai suoi cieli «pieni<br />

di visioni» dove «le onde greche vengono a cercare le latine» ci si può ancora rivolgere<br />

per interposte immagini a meno di non omologarlo al perpetuo naufragio dei<br />

nostri giorni.<br />

La morte «non quella che pota che lascia dietro sé lacrime, ma quella cui segue<br />

l’oblio» è la morte per asfissia, per annegamento. L’orrore antico dei morti senza<br />

sepoltura è legato ai primi viaggi marini. Ossa che, rotolando con la risacca, il<br />

mare abbandona su un lido deserto. Per questo, ululano le cinquanta Nereidi<br />

che, di solito, fanno corteo, festose, agli spostamenti di Teti.<br />

Nate, all’inizio dei tempi, dall’unione del Mare e i suoi Fiumi, in una successiva<br />

versione, dove gli elementi si sostituiscono alle divinità che ne custodiscono e<br />

interpretano la potenza, discendono dalle nozze di Nereo e della ninfa Doride.<br />

È, forse, da lì, dai lombi del Vecchio del mare, capace di assumere molti e diversi<br />

aspetti, che possiamo risalire in maniera trasversale, ellittica alla struggente<br />

chiusa del frammento.<br />

In una realtà senza più dei, in un luogo, sacro ancora, circonfuso di un alone di<br />

immortalità, dove s’intana la morte, dove «è quasi distrutta la storia, resta la<br />

poesia».<br />

Resta, perché la poesia è metamorfosi. Il suo ufficio altro non è che rendere infaticabilmente<br />

conto dei cambiamenti del mondo.<br />

La Copertina di<br />

FUOR ASSE<br />

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