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FuoriAsse #20

Officina della cultura

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Nel ’38 ebbe la sua prima mostra personale<br />

a New York, nel ’39 lasciò il marito<br />

e dipinse uno dei suoi quadri più<br />

famosi: Le due Frida, in cui la Frida<br />

amata da Diego, vestita in abiti tradizionali,<br />

dà la mano alla Frida lasciata; i<br />

cuori esposti, collegati da un cordone<br />

rosso, a ricordare immagini religiose tipiche<br />

messicane. Nuovamente travolta<br />

dalla malattia, nel ’44 dovette indossare<br />

un busto d’acciaio, cosa che la portò a<br />

dipingere La colonna spezzata, quadro<br />

tra i più celebri in cui, il busto avviluppato<br />

in una gabbia di metallo, il corpo di<br />

Frida si presenta squarciato, aperto, al<br />

centro una colonna romana rotta in più<br />

punti a simboleggiarne la fragilità. Nel<br />

’51 fu obbligata sulla sedia a rotelle; nel<br />

’53 ebbe la sua prima personale in Messico,<br />

dove accolse i suoi ospiti sdraiata<br />

sul suo letto a baldacchino. Pochi anni<br />

prima di morire, nel 1954, le fu amputata<br />

la gamba destra, ciò nonostante il<br />

rapporto continuo, quasi ossessivo con<br />

la malattia e il corpo martoriato è fondamentale<br />

nella costruzione della sua poetica<br />

pittorica. Frida Kahlo crea visioni<br />

del corpo femminile che apre e seziona<br />

senza imbarazzo e, soprattutto, senza la<br />

mediazione dello sguardo maschile. Dipinge<br />

se stessa senza falsità e, attraverso<br />

la sua pittura, si guarda. La donna<br />

che ripete in ogni tela è reale, concreta,<br />

a partire dagli abiti che indossa fino alle<br />

acconciature stravaganti, ma è anche<br />

proiettata in un immaginario composito,<br />

che reca in se un campionario di simboli<br />

fantastici e spesso legati al folclore messicano,<br />

che le meritarono il titolo di<br />

“surrealista” benché mai si fosse identificata<br />

veramente nel movimento. Disse<br />

infatti: «Pensavano che anche io fossi<br />

una surrealista, ma non lo sono mai<br />

stata. Ho sempre dipinto la mia realtà,<br />

non i miei sogni». Eppure, quando nel<br />

’38 intensificò l’attività pittorica e i suoi<br />

dipinti cominciarono a parlare del suo<br />

stato interiore e del suo modo di percepire<br />

la relazione con il mondo, il critico e<br />

saggista André Breton vide i suoi quadri<br />

e ne rimase affascinato tanto da definirla<br />

«Una surrealista creatasi con le proprie<br />

mani». La stima del saggista le valse<br />

l’invito per una personale che si tenne a<br />

Parigi nel ‘39. Frequentò i surrealisti e<br />

visse la città, ma la trovò decadente così<br />

come i suoi abitanti e ospiti. Salvò solo<br />

Marcel Duchamp, che l’aiutò (a differenza<br />

del disorganizzato e inconcludente<br />

Breton) a mettere in piedi la sua<br />

mostra. In questo contesto, Ciò che<br />

l’acqua mi ha dato (1938) è l’opera più<br />

surrealista da lei composta: si ritrae in<br />

una vasca da bagno, la linea delle gambe<br />

appena percettibile a filo d’acqua, i<br />

piedi con le unghie laccate di rosso ben<br />

in vista; nell’acqua, galleggiano immagini<br />

simbolo di erotismo, morte, paura,<br />

dolore. Alcune sono già state rappresentate<br />

in quadri precedenti, altre torneranno<br />

in futuro affiancandosi ai temi<br />

tipici di ispirazione messicana.<br />

Ed è al primitivismo, all’arte e all’iconografia,<br />

ai retablo votivi messicani e ai<br />

simboli della sua terra che l’artista sarà<br />

sempre vincolata, lontana e differente<br />

dalle tecniche pittoriche eurpee: per<br />

Frida Kahlo l’immaginazione non è un<br />

modo per uscire dalla logica e immergersi<br />

nel subconscio, ma piuttosto il<br />

prodotto di una vita che cercava di rendere<br />

accessibile attraverso simboli. Frida<br />

cerca il “suo simbolismo” e attraverso<br />

di esso ricrea il suo mondo, le sue sensazioni,<br />

il suo vissuto: forza e fragilità,<br />

passione e morte, maschile e femminile.<br />

Scimmiette, pappagalli, farfalle, cuori<br />

sanguinanti, fiori vistosi e natura rigogliosa,<br />

colonne romane, feti, bambini col<br />

volto suo e di Diego, maschere riconoscibili<br />

divengono veicoli attraverso cui<br />

narrare una storia interiore. Non di rado,<br />

la scrittura invade le sue tele,<br />

FUOR ASSE<br />

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