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FuoriAsse #20

Officina della cultura

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Mia madre Fiorenza (nata il 16 giugno<br />

1947), gli occhi verdi e castani, minuta,<br />

imprevedibile, fragile, inaffidabile, generosa.<br />

Ad anni di distanza dalla sua man<br />

canza, per me rimane una persona con-troversa<br />

(i ricordi e le ipotesi si coniugano<br />

in modo sgargiante),<br />

Gli occhiali da sole parabolici, le gonne<br />

di jeans, gli zoccoli, Joan Baez ed i<br />

Cream, la sigaretta sempre in mano.<br />

Le ho voluto bene come ad un pozzo<br />

senza fondo. Da lei ho ricevuto l’amore<br />

per il bello, che coltivo, anche quando<br />

non ci penso.<br />

Parlo di persone che non ci sono più<br />

perché è importante ricordare e consolarci,<br />

per capire perché sentiamo come<br />

sentiamo.<br />

E perché mi mancano.<br />

Le nostre piccole radici, quello che è così<br />

parte di noi e che diamo per scontato.<br />

Del resto la morte è solo una interruzione<br />

che spesso scegliamo di negare.<br />

Nulla di così grave.<br />

L’esistenza solo una insignificante virgola<br />

mentre stiamo facendo surf. Altrove.<br />

Le donne, di loro stiamo parlando. Amo<br />

la loro generosità, la presenza a se stesse,<br />

la capacità di tenere la barra dritta –<br />

e con che dignità – davanti alle difficoltà.<br />

Le amo nei loro vezzi: «Venere è nata<br />

dalla spuma del mare e non è facile cercarla,<br />

perché si disperde, perché è trasparente,<br />

perché è volubile», scriveva<br />

Alda Merini ne La vita facile (Edizioni<br />

Pulcinoelefante, 1992). Le amo nelle con<br />

traddizioni minimali, nell’immagine di -<br />

bambine che ogni tanto traspare tra ipotesi<br />

di pudore, curiosità, voglia di giocare.<br />

Le donne hanno, ad oggi, uno spazio<br />

ancora troppo stretto, delimitato da con<br />

fini banali, ma non per questo meno ve- -<br />

ro, e difficili da superare.<br />

Le donne sono intelligenti, ed hanno<br />

pazienza. E resistenza.<br />

Leggiamo sempre dalla Merini «C’è un<br />

giullare sotto la mia finestra che passa<br />

e ripassa lungo il giorno e la notte.<br />

Vorrei domandargli se una donna, anzi<br />

una madre, può diventare bambina».<br />

Una bambina.<br />

L’amore è questo. Certo. L’amore è femmina:<br />

«lascia che tocchi il tuo bel volto e<br />

che vi legga sopra l’infanzia».<br />

Mi commuovo, perché dalle parole della<br />

Merini sono stato portato oltre: «Quando<br />

un uomo ama trema come un cerbiatto,<br />

e chi lo raccoglie, in un gesto d’amore,<br />

non si accorge che questo cucciolo potrebbe<br />

morire. Ma le mani delle donne<br />

hanno virtù salutari, sanno che la selva<br />

non è tutto, che il terrore non è tutto».<br />

Ascolto A moon shaped pool dei Radiohead<br />

e metto a fuoco come masse indistinte<br />

si affaccino nello scenario delle<br />

mie ipotesi. Una sintonia invisibile e<br />

per questo non meno vera. È tutto lì, per<br />

essere raccolto, un frutto che non conta<br />

quanto necessario. Accade, mi cerca, mi<br />

fa domande. Non so rispondere a tutto,<br />

mi aggrappo a quello che ho sempre creduto<br />

essere una mia scelta non contestabile.<br />

Ascoltare, osservare, provare a<br />

capire.<br />

Vivo in un mondo di donne. Le volontarie<br />

che trovo presso alcune bellissime<br />

onlus, le donne con le mani consumate<br />

nei mercati, le ragazze che mi insegnano<br />

a fare ginnastica, quelle che incontri per<br />

strada, ad un concerto, in un negozio.<br />

Non potrei farne a meno. Non sempre le<br />

capisco, ma questo non è importante.<br />

So che ho sempre da ricevere e da imparare.<br />

FUOR ASSE<br />

79<br />

a mano libera

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