FuoriAsse #20
Officina della cultura
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zonte desiderato da Angela, che lo abiterebbe<br />
come un vestito, se gli eventi e le<br />
decisioni degli altri non la trascinassero<br />
lontano, attraverso terre sconosciute in<br />
cui pazientemente ricostruire riti, abitudini,<br />
spazi. La Storia, quella ufficiale, la<br />
si sente rimbombare lontano: notizie vaghe<br />
dall’Italia fascista, l’avanzata degli<br />
eserciti sul suolo d’Africa, un senso di<br />
drammatica precarietà non aliena da<br />
fatalismo per effetto dello stato di guerra<br />
alle porte. Eroina del poco o nulla, Angela<br />
impara dalle proprie disgrazie e dalla<br />
prepotenza altrui, scopre la bontà di<br />
alcuni e l’ambiguo opportunismo di altri,<br />
a partire dall’uomo che la prende in<br />
moglie, e che per possederla senza farla<br />
urlare la stordisce di decotti; senza mai<br />
minacciarla, ma con insinuante persuasività,<br />
la conduce prima in Tunisia, poi<br />
le impone il concubinato con la moglie<br />
di un amico rifugiato. Lei stessa, Angela,<br />
nutre fantasie di morte e di vendetta.<br />
Ecco, in quest’ambiguità che rende<br />
ogni gesto, ogni figura complessi e indecifrabili<br />
sta la forza di questo romanzo,<br />
la sua contemporaneità, l’antidoto a<br />
ogni rischio di vieux jeu letterario.<br />
L’autrice dipinge questa storia di riscatto<br />
lento e corrucciato con mano delicata<br />
e insieme energica.<br />
©Peter Allert<br />
FUOR ASSE<br />
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