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FuoriAsse #20

Officina della cultura

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Proseguendo nella lettura troviamo la<br />

dolcezza e l’eleganza di Grace Kelly, impresse<br />

nelle pagine in una sorta di appassionata<br />

e patinata lettera d’amore.<br />

In particolare, l’autore, si sofferma sul<br />

valore e sulla forza di quella donna<br />

incredibile che, inaspettatamente, diver -<br />

rà principessa di Monaco e per questo<br />

soffrirà, poiché la recitazione era tutto<br />

per lei:<br />

«Regina di Hollywood in esilio in Costa<br />

Azzurra, imparasti i disagi di abitare in una<br />

cartolina. Dopo aver attraversato lo schermo,<br />

dovevi interpretare il ruolo della tua<br />

vita: era uno spettacolo come un altro. Eri<br />

ormai quel soprammobile di lusso, destinato<br />

a sorridere prendendo la polvere dei secoli,<br />

e facevi quello che fanno la maggior<br />

parte delle principesse: ti annoiavi».<br />

Ma il ricordo e l’immagine più bella che<br />

Martinez regala alla diva principessa e,<br />

indirettamente, a noi lettori è quando,<br />

nel 1955, Grace posa per una seduta<br />

fotografica per la rivista Collier’s:<br />

«Non è una semplice seduta di posa, è una<br />

riappropriazione della tua immagine, un’affermazione.<br />

Ragazza selvaggia beneducata,<br />

sembri dire ai pezzi grossi della MGM: ecco<br />

Grace Kelly. Una donna. Non una bambola<br />

da agghindare. […] Non fosti mai così bella,<br />

nemmeno davanti alla cinepresa di Hitch,<br />

quando il tuo viso, filmato come in un<br />

sogno, di fronte ed in primo piano, sveglia<br />

un James Stewart addormentato in La<br />

finestra sul cortile».<br />

Nelle centosettanta pagine del libro,<br />

quindi, ci immergiamo completamente<br />

nelle vite di queste grandissime donne<br />

che hanno sempre continuato a lottare,<br />

nonostante Hollywood, nonostante tutto.<br />

E se quelle piccole grandi donne erano<br />

assillate da paparazzi, produttori che<br />

erano disposti a tutto per regalare ciò<br />

che il pubblico e il sistema sociale-politico<br />

richiedeva (sensualità, figure angeliche,<br />

femmes fatales, madri dal cuore<br />

Grace Kelly<br />

d’oro, insomma “tipi” ideali predefiniti)<br />

oggigiorno i martirii di Ava, Grace,<br />

Ingrid, Rita, Audrey e Marilyn devono<br />

farci riflettere su quanto sia facile essere<br />

parte passiva di un sistema che gioca<br />

sadicamente con la nostra immagine,<br />

facendo leva sul nostro desiderio di<br />

apparenza e, in un certo senso, oggi più<br />

che mai, di egocentrismo: basti pensare<br />

al fenomeno youtubers o delle “storie”<br />

su instagram (dove, in quest’ultimo caso,<br />

anche le stesse star hollywoodiane ci<br />

offrono piccoli spicchi delle loro esistenze<br />

al di fuori del set).<br />

A questo proposito vorrei ricordare alcuni<br />

passi esplicativi all’interno del libro<br />

di Martinez su ciò che si vuole intendere<br />

per “perdita d’identità”, un concetto alie -<br />

nante in cui possiamo facilmente cadere<br />

oggigiorno e che, all’epoca, era relegato<br />

soprattutto al “mito” della star:<br />

«Marilyn all’asta, un cadavere in vendita,<br />

un fantasma da comprare di cui bramiamo<br />

le reliquie e consumiamo l’immagine e beviamo<br />

il sangue, Marilyn Merlot, Sauvignon<br />

FUOR ASSE<br />

148 Cinema

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