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FuoriAsse #20

Officina della cultura

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ogni suo articolo, di natura sia politica e<br />

sociale sia letteraria. Infatti, seguendo il<br />

filo dei suoi ragionamenti, risulta anche<br />

facile comprendere come Gobetti si sia<br />

avvicinato allo studio della rivoluzione<br />

bolscevica e degli scrittori russi.<br />

In un periodo in cui la popolazione non<br />

era più consapevole della propria storia,<br />

della propria ingegnosità e non si poneva<br />

più mete morali, Gobetti avvertiva<br />

fortemente la necessità di una riforma<br />

del Paese: a partire dalla classe dirigente<br />

che, come accade ancora oggi, tendeva<br />

a distaccarsi dal resto della società e<br />

della cultura.<br />

Gli sviluppi della rivoluzione comunista<br />

interessarono subito Gobetti, che si<br />

mise a studiare il russo, con un percorso<br />

di studio, compiuto insieme con la<br />

moglie Ada Prospero, che lo porta a tradurre<br />

le novelle L’abisso, Pace e L’angioletto<br />

di Leonid Nikolaevič Andreev.<br />

Quest’ultimo era ritenuto da Gobetti «il<br />

più grande degli scrittori russi contemporanei»<br />

e «anche il più vicino agli occidentali».<br />

Tutte e tre le novelle vennero<br />

pubblicate nel 1919 in «Energie Nove».<br />

Gobetti fu sempre molto sensibile alle<br />

tematiche del lavoro e, pur riconoscendo<br />

le rilevanti differenze con la situazione<br />

politica italiana, ammirava l’Unione<br />

Sovietica, dove i proletari avevano sviluppato<br />

una “coscienza di classe”. Ricava<br />

da questa esperienza rivoluzionaria<br />

operaia degli stimoli di rinnovamento<br />

per la propria azione politica. Questa<br />

sua sintonia con la rivoluzione russa<br />

era d’altro canto determinata dalla particolare<br />

idea di “rivoluzione liberale” che<br />

egli più forte avvertiva proprio per via<br />

della sempre più invadente presenza del<br />

fascismo. Lo stesso Gramsci, pur dissentendo,<br />

aveva approvato il giudizio di<br />

Gobetti. Anche se né Gobetti né Gramsci<br />

potevano sapere che a questa fase ne<br />

sarebbe subentrata una meno eroica.<br />

Si può capire meglio questa attenzione<br />

di Gobetti per la Russia rimeditando i<br />

ritratti di alcuni scrittori russi da lui<br />

presi in esame. Guidato dai suoi interessi,<br />

Gobetti si sofferma su autori quali<br />

Aleksandr Sergeevič Puškin, Michail<br />

Jur’evič Lermontov, Nikolaj Vasil’evič<br />

Gogol’ e, come abbiamo già accennato,<br />

su Leonid Nikolaevič Andreev 1 . Gobetti<br />

entra nelle fitte trame delle loro opere e<br />

va alla ricerca di quello che più le caratterizza,<br />

vale a dire l’appartenenza ai luoghi<br />

e l’ideazione dei personaggi. Questi<br />

autori sono analizzati nel libro Paradosso<br />

dello spirito russo, pubblicato per la<br />

prima volta nel 1926 dalle Edizioni del<br />

Baretti. Si tratta di una pubblicazione<br />

postuma, a cura di Santino Caramella,<br />

in cui sono raccolti diversi articoli già<br />

apparsi su varie testate, quali «Energie<br />

Nove», «L’ora» e altre. Nell’introduzione<br />

al testo, Vittorio Strada scrive: «ci si troverà<br />

a percorrere una galleria, lacunosa<br />

ma coerente, di ritratti di scrittori russi<br />

di cui si appurerà la somiglianza e si<br />

apprezzerà la vivezza; tuttavia, già il<br />

fatto che questi scrittori siano visti sub<br />

©Sarolta Bán<br />

1 Nei suoi articoli Gobetti scrive «Puschin, Gogol» etc. Si avverte il lettore che abbiamo normalizzato i nomi secondo<br />

usi più moderni.<br />

FUOR ASSE<br />

57<br />

Il rovescio e il diritto

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