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FuoriAsse #20

Officina della cultura

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Viene in mente la poesia “Valmorbia, discorrevano<br />

il tuo fondo”, ne Gli ossi di seppia,<br />

quando Montale parla dei razzi come fiori:<br />

“Sbocciava un razzo su lo stelo, /fioco lacrimava<br />

nell’aria.” C’è stupore e meraviglia di<br />

fronte a quei nuovi tragici paesaggi mai visti<br />

prima. Non c’è ancora l’orrore, la tragedia.<br />

La prosa di Marinetti, il suo nuovo stile retorico<br />

aulico e popolare insieme, che mescola i<br />

registri in un modo assolutamente inedito,<br />

sarà il modello a cui attingerà la prosa della<br />

propaganda fascista e dei commenti dei cinegiornali.<br />

Più di D’Annunzio sarà Marinetti<br />

il modello a cui guardare, ma i fascisti divertito<br />

tipico della goliardia futurista, capace<br />

di creare l’affascinante ambiguità della loro<br />

miglior prosa. Il fascismo eviterà proprio quel -<br />

la comicità e quell’ironia, quel gusto dello<br />

sberleffo che impedisce, nelle pagine migliori<br />

dei futuristi, di scadere nella retorica vuota.<br />

© Jaya Suberg<br />

FUOR ASSE 139<br />

Filippo Tommasi Marinetti

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