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Palazzo de'Rossi. Una storia pistoiese

a cura di Roberto Cadonici fotografie di Aurelio Amendola

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seguirsi le committenze artistiche per rimodernarlo. Vi sono tuttora rimasti nei soffitti i<br />

dipinti degli artisti-decoratori e dei pittori allora fra i più accreditati a Pistoia: chiamati probabilmente<br />

prima da Francesco, poi dal solo Girolamo.<br />

Le due allegorie de La Giustizia che illumina la Verità (figg. 102-105) e de La Fama che vince il<br />

Tempo (figg. 106-109), che qualificano le volte delle prime due stanze a partire dall’originario<br />

ingresso al “quartiere” di levante, firmate e datate al 1824 da Bartolomeo Valiani, possono<br />

ritenersi commissionate ancora da Francesco, sia per l’attinenza a tematiche a lui care, sia<br />

soprattutto per il riferimento ad una cultura artistica di tipo schiettamente accademico, sostanzialmente<br />

ancora al di qua del neoclassicismo allora imperante 282 .<br />

Le allegorie alludono a vicende, su cui siamo all’oscuro, che meglio possono adattarsi alla<br />

stessa carriera di Francesco come personaggio pubblico. Il 1824 è l’anno in cui subentrava<br />

al defunto Ferdinando III il granduca Leopoldo II e Francesco si attendeva anche da lui il<br />

giusto riconoscimento della sua fedele attività al servizio del trono: che doveva avergli fatto<br />

incontrare talvolta critiche, quando non l’ostilità di detrattori. I due dipinti, invece, non si<br />

adattano al figlio Girolamo, che allora aveva solo ventidue anni.<br />

Intorno al 1828 la situazione della convivenza tra figlio (sposatosi da quattro anni) e genitori doveva<br />

essersi però modificata. Francesco, già dal 1825 almeno, si stava trasferendo con il resto della<br />

famiglia 283 in altri ambienti di quella residenza, lasciando l’appartamento “buono” al primo piano<br />

a levante a Girolamo ed a sua moglie Luisa. Ma già nel 1828 questi ultimi avevano commissionato<br />

ad Alessandro Gherardesca il progetto di una diversa palazzina di abitazione 284 (figg. 108, 109).<br />

Nel periodo compreso fra 1828 e 1831 cadono i dipinti di Monti e Bezzuoli, ad attestare<br />

l’intenzione dei giovani sposi di continuare a servirsi di quegli eleganti ambienti nell’avìto<br />

palazzo de’ Rossi, se non altro per le occasioni ufficiali 285 .<br />

Altre figure, assegnabili a mio avviso allo stesso torno di tempo ed a Ferdinando Marini, andarono<br />

a decorare i soffitti di alcune altre stanze del palazzo. Quella dell’allegoria della Musica 286<br />

(figg. 112-115), dall’arguto sorriso, circondata da amorini in volo con strumenti musicali in mano<br />

Prima che la nuova abitazione fosse pronta (presumibilmente qualche anno dopo) 276 , Girolamo<br />

e sua moglie dovettero dividere il palazzo tardo-settecentesco con i genitori di lui.<br />

Essi probabilmente non erano rimasti nell’appartamento “buono” al piano nobile, lasciandolo<br />

alla nuova coppia e trasferendosi in altra zona del palazzo: è documentato che dal 1825<br />

al 1837 vennero ristrutturati diversi ambienti nei quali sarebbero andati ad abitare Francesco<br />

e la moglie Laura Sozzifanti. Dagli accenni che si trovano nel libro di amministrazione<br />

di Francesco di quel periodo 277 si possono individuare due cicli di interventi: il primo compreso<br />

fra il 1825 e il 30 giugno 1830, il secondo fra il primo luglio 1836 e il 30 giugno 1837.<br />

Nel primo risultano lavori di riallestimento e arredo nei “quartieri” al piano terreno e al secondo<br />

e terzo piano del palazzo, riferiti allora a Francesco; contemporaneamente, anche al<br />

“quartier nuovo della nobil signora Laura”, detto anche “quartier nuovo sopra lo scrittoio”<br />

– indicazione che lo localizza nella “casa vecchia dei Rossi” – per il quale furono all’opera<br />

Bartolomeo Valiani e Ferdinando Marini 278 . La separazione degli interessi e dei luoghi di<br />

vita, con i relativi servizi, pare risultare dall’allestimento nella nuova stalla (costruita per<br />

volontà di Francesco fra 1800 e 1801) di un “granaino” per lo stesso Francesco e i suoi, fra<br />

1829 e 1830 279 , evidentemente per distinguere quel deposito di grano dall’altro del figlio,<br />

che restava nella “casa vecchia”. Il ciclo più tardo di interventi, fra 1836 e 1837, riguarda<br />

l’“accomodatura di due stanze del quartiere buono”, cioè al secondo piano dal lato est nel<br />

palazzo, dato che il piano nobile su quel versante era rimasto invece nella disponibilità di<br />

Girolamo. Furono registrate allora le spese per i lavori dello scalpellino, del muratore e di<br />

un non meglio specificato “Capponi pittore” 280 . Potrebbero essere stati, quelli, gli interventi<br />

preliminari alla nuova decorazione pittorica delle due stanze con i medaglioni “a ricami”<br />

e a volute sulle volte, rispettivamente con piccole vedute riferentisi al parco pucciniano di<br />

Scornio e con figurine di personaggi del mito classico, databili a mio avviso appunto agli<br />

anni finali del quarto decennio del sec. XIX 281 .<br />

Nell’appartamento principale, al piano nobile, negli anni Venti dell’Ottocento dovettero sushad<br />

come at a very heavy cost for Francesco, who had given his son his property in guarantee<br />

of the “loan” he had received. 273 Girolamo’s shrewdness very soon meant that he got his hands<br />

on the entire estate, while his father had to content himself with an adequate income. 274<br />

Canon Tommaso’s other heir, Bishop Giulio, had no say in this situation, even where artistic<br />

commissions were concerned, being absent, and in any case was to die in 1833, 275 he too leaving<br />

his property to his nephew.<br />

Thus over the course of a decade, between 1823 and 1833, Girolamo found himself with large<br />

amounts of capital at his disposal, which he was able to use for the latest major works of<br />

decoration in the ancestral residence and for the new building adjoining it on the right-hand<br />

side, constructed for his family from 1828 onward (see fig. 110).<br />

Before the new house was ready (presumably several years later), 276 Girolamo and his wife had<br />

to share the late 18th-century building with his parents.<br />

They had probably not remained in the “good” apartment on the piano nobile, leaving it to the<br />

new couple and moving to another part of the palazzo: the documents show that between<br />

1825 and 1837 several rooms were renovated that would later be occupied by Francesco and<br />

his wife Laura Sozzifanti. From the entries in Francesco’s record of expenses for that period 277<br />

it is possible to identify two series of interventions: the first between 1825 and June, 30, 1830,<br />

and the second between July 1, 1836, and June 30, 1837. In the former works of refurbishment<br />

and decoration were carried out in the “quarters” on the ground floor and on the third and<br />

fourth floor of the building, belonging at the time to Francesco; at the same time work was<br />

done in the “new quarters of the noble lady Laura,” also known as the “new quarters above<br />

the study”—a description that locates them in the “old house of the Rossi”—by Bartolomeo<br />

Valiani and Ferdinando Marini. 278 The fact that there had been a separation of interests and<br />

living quarters, with their services, seems to be indicated by the installation in the new stable<br />

(built at Francesco’s behest between 1800 and 1801) of a “small granary” for Francesco and his<br />

family between 1829 and 1830, 279 evidently to distinguish that store of grain from the other<br />

102. <strong>Palazzo</strong> de’ Rossi, primo piano est, soffitto della stanza un<br />

tempo adibita a ingresso o antica mera, con Allegoria della Giustizia<br />

che illumina la Verità. Bartolomeo Valiani, affresco firmato e datato<br />

al 1824.<br />

103. Particolare dell’illustrazione precedente, con firma e data<br />

apposte da Bartolomeo Valiani.<br />

104. Particolare dell’illustrazione precedente, col ritratto<br />

del personaggio femminile impersonante la Giustizia. Stato<br />

antecedente al restauro, luce radente.<br />

105. Particolare della stesura pittorica del velo trasparente che<br />

copre parte del corpo della Giustizia, Bartolomeo Valiani, 1824.<br />

Stato antecedente al restauro, luce radente.<br />

Particolare del bordo del velo trasparente di cui si ammanta la<br />

Giustizia. Bartolomeo Valia ni, 1824. Stato antecedente al restauro,<br />

luce radente.<br />

110 111

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