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Palazzo de'Rossi. Una storia pistoiese

a cura di Roberto Cadonici fotografie di Aurelio Amendola

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26. Pistoia, ex-Oratorio di Santa Maria dell’Umiltà alias di<br />

San Giuseppe, finestra laterale del pre sbiterio, con cornice<br />

in stucco.<br />

ronamento dell’altare in marmi policromi realizzato fra 1700 e 1705 dallo scultore Andrea<br />

Vaccà per la cappella di Sant’Agata in <strong>Palazzo</strong> Comunale 70 (fig. 27), o agli ornati in stucco<br />

eseguiti nel 1709 dal senese Giovan Domenico Rusconi per l’Oratorio della Madonna<br />

dell’Umiltà alias di San Giuseppe presso la chiesa di Sant’Andrea, ricompresi nel rinnovamento<br />

progettato per esso nel 1734 dallo stesso Raffaello Ulivi 71 (fig. 26).<br />

Penso anche a suggerimenti, più lontani nel tempo e nello spazio, che “fabbriche” barocche<br />

ben note, anche attraverso la manualistica e la trattatistica di architettura, potevano offrire:<br />

come, ad esempio, la tipologia della finestra quadrangolare, con fastigio a conchiglione rovesciato,<br />

posta al terzo livello della facciata occidentale di palazzo Barberini a Roma fra 1629 e<br />

1632 72 ; o all’architettura dipinta, in vertiginose prospettive, da Andrea Pozzo (1642-1709) 73 ; ma<br />

anche alle innumerevoli testimonianze della fortuna di questo motivo offerte da decoratori e<br />

stuccatori fino alla metà del Settecento.<br />

L’estro inventivo di Raffaello Ulivi dovette soprattutto mettersi alla prova disegnando il cornicione<br />

che, a coronamento del secondo piano del palazzo de’ Rossi, ne nobilitava la “fabbrica”<br />

con “fare grande”, ritmando la sequenza delle coppie di mensole classiche ‘alla romana’ con<br />

protomi femminili, conchiglioni rovesciati e festoni alternati a campi rettangolari (fig. 28-33).<br />

Tuttavia, se ormai poco di nuovo poteva aggiungere, nell’ambito della decorazione architettonica<br />

tardo-barocca, il repertorio ornamentale messo in opera da esperte maestranze<br />

luganesi 74 su disegno di Raffaello Ulivi, se non la nitida evidenza di rapporti e proporzioni,<br />

va riconosciuto all’architetto invece il merito, del tutto personale, di aver articolato con<br />

lucida, razionale capacità di strutturalista le varie parti dell’edificio e la loro reciproca<br />

connessione, e soprattutto di aver individuato i percorsi ottimali per le comunicazioni<br />

interne, a seconda del loro scopo.<br />

Se lo scalone d’onore doveva servire a sottolineare la pompa ‘ufficiale’ dell’andare e venire<br />

dei membri della famiglia dentro e fuori la loro nobile dimora, la “scala a chiocciola<br />

segreta” (ricavata con accortezza presso l’angolo di sud-est dell’originario primo nucleo<br />

edilizio costruito) (tav. VIII) consentiva invece spostamenti destinati a rimanere sconosciuti<br />

e comunque privati, vie di fuga avventurose da uscite appartate, attraverso usciolini<br />

che si aprivano, dissimulati, nell’“orto” posteriore o nel cortile della stalla. Consentiva,<br />

quella “scala segreta” che collegava in verticale tutti i piani, anche di rimanere nascosti<br />

per qualche tempo, in attesa di qualche scampato pericolo, in stanzini abilmente ricavati,<br />

fra un piano e l’altro, entro l’intercapedine intermedia dei passaggi, ad ogni piano, fra<br />

una stanza e l’altra. Tale scala però, durante il tempo, fu usata per le visite tra familiari<br />

nella vita quotidiana o come sistema di comunicazione usuale fra i vari appartamenti del<br />

palazzo.<br />

Essa prendeva luce, con gli stanzini nascosti, da piccoli oblò aperti sul fronte posteriore<br />

dell’edificio, accortamente dissimulati entro finte finestre simmetriche alle altre 75 .<br />

Un uso più pratico e promiscuo, anche per la servitù, aveva invece il corridoio ricavato, al<br />

piano terreno, lungo la parete sinistra dello scalone, che metteva in comunicazione l’ingresso<br />

con il cortile laterale della stalla, sulla destra della parte monumentale.<br />

I servizi di cucina, il deposito di cibarie e di legna, l’uso dei cavalli e delle carrozze, il guardaroba<br />

erano in comune, dislocati nelle aree laterali.<br />

Le vicende della costruzione fino al 1774<br />

Nel 1760, un anno dopo la morte di Raffaello Ulivi e una diecina di anni dopo l’inizio della<br />

nuova “fabbrica”, era stata realizzata una considerevole parte dell’edificio progettato, che era<br />

anche quella di maggior impegno economico e di più alta qualità artistica nella decorazione<br />

degli interni.<br />

Il palazzo era arrivato al completamento del secondo piano; erano stati allestiti, con lo scalone<br />

d’onore, gli appartamenti del primo e del secondo piano sia dal lato dell’“orto” che della<br />

strada; mancavano comunque le rifiniture ai vani del piano terreno – gli ultimi nell’elenco<br />

28. Cornicione di sottogronda al secondo piano in facciata di<br />

palazzo de’ Rossi, particolare con fe stone classico.<br />

29. Cornicione di sottogronda al secondo piano in facciata di<br />

palazzo de’ Rossi, particolare con campitura ‘a scartocci’.<br />

27. <strong>Palazzo</strong> del Comune, Cappella di Sant’Agata, altare.<br />

Andrea Vaccà, 1700-1705.<br />

If the grand staircase was intended to emphasize the “official” pomp of the coming and going of<br />

members of the family in and out of their noble residence, the “secret spiral staircase” (skillfully<br />

installed in the southeast corner of the original nucleus of the building) (pl. VIII) allowed them to<br />

move around without notice and in any case in a private manner, taking adventurous escape routes<br />

though secluded exits, concealed little doors that opened onto the orto at the rear or the stable<br />

yard. That “secret stair” linking all the floors vertically also made it possible to remain hidden for<br />

a while, waiting for some danger to pass, in small rooms cleverly created between one floor and<br />

the next, in the intermediate hollow space of the passageways leading, on each floor, from one<br />

room to the next. But this staircase, over time, came to be used for visits by family members on a<br />

daily basis or as the usual means of movement between the building’s various apartments.<br />

It was illuminated, along with the concealed rooms, by small round openings in the back of<br />

the building, cleverly disguised inside fake windows symmetrical with the others. 75<br />

The corridor running along the left wall of the grand staircase on the ground floor was put to<br />

more practical and common use, by the servants as well, linking the entrance with the stable<br />

yard on the right-hand side of the monumental section.<br />

The kitchens, the storerooms for food and firewood, the areas used for horses and carriages<br />

and the linen room were shared and located at the sides of the building.<br />

The Story of the Construction up until 1774<br />

By 1760, a year after the death of Raffaello Ulivi and many years after the start of work on the<br />

new building, a considerable part of the planned construction had been completed. It was<br />

also the part that had required the greatest financial investment and in which artistic quality<br />

of the interior decoration was highest.<br />

The palazzo had arrived as far as the third floor; the apartments on the second and third floor on<br />

both the side of the garden and of the street had been fitted out, along with the grand staircase;<br />

30. <strong>Palazzo</strong> de’ Rossi, prospettiva dell’ornato cornicione di sottogronda al secondo piano in faccia ta. Su disegno di p. Raffaello Ulivi, 1748-1756.<br />

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