Palazzo de'Rossi. Una storia pistoiese
a cura di Roberto Cadonici fotografie di Aurelio Amendola
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30. Antonio Puccinelli, Un episodio della strage degli innocenti<br />
decenni del secolo (ma particolarmente a cavallo tra la fine del primo e poco oltre l’ingresso in<br />
guerra dell’Italia) a Pistoia questo è successo e i frutti sono evidenti e chiaramente rintracciabili.<br />
Come si potrebbe spiegare diversamente che due ragazzini, entrambi purtroppo morti assai<br />
prematuramente, possano respirare un’aria internazionale quasi senza muoversi da casa? Il lavoro<br />
di Andrea Lippi è lontanissimo dalla consuetudine provinciale, è inquieto e innovativo,<br />
è ancorato alla migliore tradizione del passato e al tempo stesso innervato da pulsioni simboliste<br />
di respiro europeo. Mario Nannini è il “futurista in incognito” di Buriano, capace di stare<br />
all’altezza dei migliori per intuizione e capacità realizzativa proprio nella fase propulsiva del<br />
movimento. Il primo muore nel 1916, a ventotto anni; il secondo due anni dopo, a ventitré.<br />
Eppure in entrambi i casi non siamo portati a valutare tutto quello che avrebbe potuto essere<br />
e non è stato: si tratta di due esperienze concluse e di grande rilievo 63 . Si tratta di due punte<br />
di diamante, non di comprimari più o meno trascurabili.<br />
È facile aggiungere il nome di altri due figli di quello stesso scenario. Giovanni Michelucci è<br />
proprio tra gli attori protagonisti, è tra quelli che anche per motivi anagrafici hanno contribuito<br />
a seminare, a diffondere le indicazioni opportune, a consentire le relazioni appropriate,<br />
a creare il clima culturale più idoneo. Marino Marini è l’enfant prodige che cattura gli stimoli<br />
giusti di un ambiente in ebollizione, sa servirsene e grazie a quelli e alle proprie doti saprà<br />
costruire una carriera formidabile. Come è stata formidabile quella di Michelucci. Subito di<br />
seguito, praticamente assieme, la “scuola di Pistoia”, con numerosi protagonisti di alto livello,<br />
quali Bugiani, Agostini, Caligiani, Cappellini e non solo: una scuola riconoscibile e riconosciuta,<br />
anche a grande distanza dalle mura cittadine.<br />
Non può trattarsi di frutti del caso, ovviamente, ma di un complesso lavoro di preparazione<br />
che ha nella “Tempra” di Renato Fondi e Giovanni Costetti – con il sistema di relazioni che<br />
è capace di produrre – il perno su cui ruota l’intero sistema. La piccola e stentata rivista <strong>pistoiese</strong><br />
non può essere ridotta semplicisticamente a banale importazione di un fenomeno che<br />
nel capoluogo faceva scuola e tendenza: è un prodotto autonomo, vivo e propulsivo, capace<br />
quindi di produrre linfa e di quella buona. E linfa buona ha prodotto, come si è appena visto 64 .<br />
Senza approfondire ulteriormente una tesi già elaborata altrove, non resta che tirare le somme<br />
del ragionamento: la sala IV (fig. 27) è il fiore all’occhiello dell’intera collezione, presentando<br />
una serie di opere esemplari, di rigore e valore selezionato 65 . <strong>Una</strong> sala che, ovunque<br />
volessimo collocarla, non mancherebbe di fare la sua figura. Il Giocoliere senza braccia di Marino,<br />
opera del 1944, sta al centro di uno spazio magico che racchiude autentici capolavori di<br />
Bugiani quali il celebre “omino che pesca”, ovvero Pomeriggio domenicale, la Madonna col manto<br />
rosso e la Casa rosa (detta anche Sera nell’aia). La serie di dipinti futuristi di Nannini (fig. 34)<br />
rappresenta di fatto la testimonianza più ampia in circolazione di un’esperienza di livello assoluto<br />
66 . L’autoritratto di Galileo Chini, gli oli di Giulio Innocenti, Alberto Caligiani, Renzo<br />
Agostini, Alfiero Cappellini e Achille Lega fanno anch’essi corona degnissima alla scultura di<br />
Marino. L’opera che compie il miracolo della sintesi è però il ritratto dello scultore da giovane<br />
che Giovanni Costetti eseguì nel 1926 (fig. 31). Non è soltanto l’omaggio a colui che diverrà il<br />
migliore del lotto, ma viene dipinto proprio dal propulsore più autentico, assieme a Renato<br />
Fondi e in parte minore Michelucci, di questa piccola età dell’oro. In un unico pezzo abbiamo<br />
l’eccellente seminatore e il frutto più pregiato della semina. Costetti, per età, abilità, prestigio,<br />
ruolo e conoscenze, fu il vero e proprio nume tutelare nella Pistoia di quegli anni. Marino<br />
Marini è stato indubbiamente il prodotto di maggiore successo, quello che ha fatto più<br />
strada, e strada migliore. Il maestro affermato dipinge un giovane ambizioso e determinato,<br />
che sa quello che vuole. Il ritratto, bellissimo, coglie la regalità dell’atteggiamento, la matura<br />
consapevolezza, la tensione vibrante per l’agire: una radiografia resa più esplicita dalla raffinata<br />
semplicità della veste con gli alamari e dalla scelta di un azzurro creativo e comunicativo.<br />
<strong>Una</strong> lezione, quella dell’indagine psicologica, che il ritrattato saprà ottimamente mettere a<br />
frutto nella innumerevole serie dei volti in bronzo che verrà realizzando.<br />
Il ragionamento preliminare ci ha portato subito, di necessità, nell’aura della sala, facendoci<br />
saltare il corridoio. Le opere raccolte nel braccio sinistro sono un’anticipazione necessaria e<br />
knows what he wants. The fine portrait captures the regality of his attitude, his mature awareness,<br />
the vibrant tension to act: an x-ray made more explicit by the refined simplicity of frogged garment<br />
and by the choice of a creative and communicative blue. A lesson in psychological insight which<br />
the sitter would brilliantly make use of in the countless series of bronze faces he would create.<br />
The initial logic instantly took us, by necessity, to the aura of the room, skipping the corridor.<br />
The works brought together in the left wing are a necessary and important preview, which<br />
besides offering another contribution by Marino (fig. 33) and one by Caligiani 67 , allowing us to<br />
wander through the other protagonists from the period, starting with Umberto Mariotti to<br />
finish with the Breda industrial sheds by Melani. Along this short journey we can encounter<br />
Egle Marini, Marino’s twin, in a dual role: as the author and as the subject, in the fine portrait<br />
executed by her husband Alberto Giuntoli. One’s gaze can then linger on works by Giulio<br />
Pierucci, Antonio Guidotti, Silvio Pucci and Silvano Palandri (apart from the latter, slightly<br />
younger, all twenty-six took part in the famous Provincial Exhibition of 1928), while looming<br />
in the background is the shining Madonna del grano executed by Luigi Mazzei in 1934.<br />
The corridor on the right, according to the logic of the exhibition route, is taken upon leaving<br />
the last room, the one devoted to the second half of the twentieth century 68 . It is the most<br />
spacious area, making it possible to bring together a rather large number of works there. In<br />
selecting the works for display in this room and in the previous ones, considering the spaces<br />
available, it was decided to represent each author with one single piece, with some exceptions<br />
69 . The most obvious one, together with Mario Nannini’s futuristic series, is reserved for<br />
the work of Fernando Melani, to whom an entire wall is dedicated. It is a group of nine works,<br />
all dating back to the second half of the 1950s and stylistically quite similar, representing just a<br />
part of that acquired in recent years for the collection. The selection has several reasons behind<br />
it, starting with the quality of the work and with due recognition for what was an undoubtedly<br />
singular figure, as isolated and sharp in his convictions as he was attractive and fecund beyond<br />
appearances. The basic motivation, however, is linked to his breakaway and at the same time<br />
31. Giovanni Costetti, Ritratto di Marino Marini<br />
32. Corridoio dedicato al primo Novecento<br />
33. Marino Marini, Acrobata<br />
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