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Palazzo de'Rossi. Una storia pistoiese

a cura di Roberto Cadonici fotografie di Aurelio Amendola

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vante dall’intersezione in diagonale di due quadrati, quasi segno misteriosofico di perfezione.<br />

Il quadrato è, nella fascia sopra la corsia, l’elemento centrale di ciascuna parete e serve da cornice<br />

per paesaggi ‘alla classica’; le scansioni laterali, di tipo architettonico, formano incorniciature<br />

rettangolari alle coppie di porte poste alle estremità di ogni lato. Un analogo sistema<br />

ornamentale, giocato questa volta sul rettangolo, scandisce la parte, sottostante al ballatoio,<br />

di ciascuna parete; il rettangolo centrale di ognuna era riservato ad un paesaggio affrescato<br />

entro il campo, recuperato durante l’ultimo restauro. Nel muro di fronte alla controfacciata<br />

l’asse centrale era qualificato da una nicchia – oggi sostituita da un’ulteriore, inutile apertura<br />

mediana – destinata ad ospitare una statua 155 .<br />

In alto al centro sopra il ballatoio, sulla medesima parete rimane – anch’essa restaurata di recente<br />

156 – quella testa “all’eroica” di Grandonio che il canonico Tommaso vi aveva voluto come<br />

rievocazione dei fasti antichi della sua famiglia (fig. 8).<br />

Sobriamente disposti entro il rigoroso ordine delle campiture, non mancano nel vasto ambiente<br />

di rappresentanza i consueti decori in quello stile classico-antiquario che precede il<br />

vero e proprio stile neoclassico, che si andava elaborando da qualche tempo, con ricchezza<br />

di riferimenti eruditi, nelle lussuose sedi granducali fiorentine, nelle corti, nelle regge, nei<br />

principali palazzi in Italia.<br />

Del pittore Luigi Rafanelli Francesco Tolomei scriveva nel 1821 – nel repertorio di artisti<br />

pistoiesi degni di memoria che correda la sua Guida del forestiero dedicata a Pistoia – che era<br />

“mediocre pittor di paesi, ma bravo per gli ornamenti, e per l’imitazione al naturale dei marmi<br />

colorati” 157 .<br />

Scomparse le pitture ornamentali da lui eseguite nelle stanze al pianterreno del palazzo de’<br />

Rossi, commissionategli dal padre di Tommaso, Vincenzo, negli anni Ottanta del secolo<br />

XVIII, restano di questo artista <strong>pistoiese</strong> i dipinti del salone nel medesimo palazzo.<br />

Si apprezza in esso, più che la qualità effettiva della pittura, la sobria regìa ‘antichizzante’<br />

degli elementi decorativi, volutamente senza lo sfarzo immaginativo del tardo-barocco, i cui<br />

Nella pagina a fianco<br />

53. <strong>Palazzo</strong> de’ Rossi, fronte posteriore, finestra al primo<br />

piano, con incorniciatura lapidea più sem plificata rispetto<br />

alla tipologia delle finestre in facciata.<br />

54. <strong>Palazzo</strong> de’ Rossi, fronte posteriore, finestra<br />

quadrangolare al secondo piano, con tipologia più<br />

semplificata rispetto alle analoghe finestre in facciata.<br />

55. <strong>Palazzo</strong> de’ Rossi, fronte posteriore, finestra<br />

quadrangolare al terzo piano, con incorniciatura più<br />

semplificata rispetto alle analoghe finestre in facciata.<br />

In basso<br />

56. <strong>Palazzo</strong> de’ Rossi, salone d’onore, paricolare di<br />

riquadro con paesaggio, al di sopra del ballatoio. Luigi<br />

Rafanelli, 1974. Stato prima del restauro.<br />

turale), ma piuttosto della “guardarobba nuova” che vi era stata costruita sopra: come se i dati<br />

forniti fossero un di più, fatto conoscere come qualcosa che arricchiva la ‘difficoltà’ e la rarità<br />

della “fabbrica”, con i suoi nascondigli e i suoi occulti congegni. La nostra fonte così scrive:<br />

“Terminata la scala si trova un nuovo guardaroba a tetto, che è sopra la volta della sala, e nel<br />

centro di essa vi fu fatto un foro per tenere una lumiera in sala 148 . Sopra la volta reale della<br />

sala, per non aggravare nel pareggiare, e fare il mattonato, vi furono fatte tante volterrane nei<br />

rinfianchi, e fu lasciato in un rinfianco una buca fra le due volte reale e volterrana per servire<br />

di nascondiglio. In guardaroba vi furono fatte tre finestre, che una alta, che guarda il levante,<br />

e due basse a tramontana, e vi sono due uscetti per entrare sopra le soffitte. Fra la volta reale,<br />

e la volterrana della sala, vi sono due lunghe, e grosse catene di ferro perché non sfianchi la<br />

volta reale col muro scoperto verso tramontana” 149 .<br />

Contestualmente, il canonico non mancava di magnificare i cornicioni e le finestre, con le<br />

mostre uguali a quelle del primo impianto 150 . Per l’esecuzione fedele di quei modelli egli disponeva<br />

addirittura del prezzario fornito dalle maestranze di scalpellini dell’impresa Malfanti,<br />

in cui le finestre più importanti, quelle del piano nobile, avevano un costo maggiore<br />

rispetto alle altre del secondo e del terzo piano 151 (figg. 53-55).<br />

Il canonico Tommaso si curò soprattutto dell’adornamento pittorico della grande sala e della<br />

sua volta, eseguito fra il gennaio e l’ottobre del 1794 dallo stesso pittore Luigi Rafanelli (figg.<br />

56-58, 61, 62) che aveva lavorato negli anni Ottanta alla decorazione degli appartamenti al piano<br />

terreno del palazzo 152 . Tommaso seguì anche la laboriosa esecuzione della già neoclassica<br />

ringhiera in ferro lavorata “da Giovan Battista Betti fabbro di Pistoia”, su disegno dell’ingegnere<br />

Salvadore Piccioli, terminata solo nel 1801 153 . Tale parapetto serviva per il ballatoio in<br />

quota che percorreva le quattro pareti del salone ed era comunicante con il salotto realizzato<br />

sull’angolo di nord-est al secondo piano e con il pianerottolo d’arrivo dello scalone, mediante<br />

accessi simmetrici 154 .<br />

Al culmine della volta è dipinto un classico rosone inserito entro una stella a otto punte, deriof<br />

counterbalancing the opposing forces that were imposed on the supporting structures.<br />

It is Canon Tommaso himself who reveals the measures taken to guarantee the stability of the<br />

whole. It is significant, however, that he does so in connection not with the vault of the hall (in<br />

which case he would have shown that he had grasped their structural necessity), but with the<br />

“new wardrobe” that had been built on top of it: as if the information provided were an extra,<br />

mentioned because it was something that increased the “difficulty” and rarity of the construction,<br />

with its hiding places and concealed mechanisms. This is what our source has to say:<br />

“With the staircase finished a new wardrobe has been located on the roof, that is above the<br />

vault of the hall, and a hole was made in the center of it to hold a chandelier in the hall. 148<br />

Above the volta reale of the hall, so as not to increase the weight in the balance, and to lay<br />

the brick floor, many volterrane were made in the supports, and a hole was left in one support<br />

between the volta reale and the volterrana for use as a hiding place. In the wardrobe three<br />

windows were made, one high one, looking east, and two low ones facing west, and there are<br />

two small doors leading to the attics. Between the volta reale and the volterrana of the hall<br />

there are two long and thick iron chains to stop the volta reale from breaking through the<br />

exposed west-facing wall.” 149<br />

At the same time, the canon did not fail to praise the moldings and the windows, with<br />

framings similar to those of the first structure. 150 For the faithful execution of those models<br />

he was even supplied with a price list by the stonecutters of Malfanti’s concern, in which the<br />

more important windows, those of the piano nobile, had a greater cost than the ones on the<br />

third and fourth floor (figs. 53-55). 151<br />

In particular Canon Tommaso supervised the painted decoration of the large hall and its<br />

vault, executed between January and October of 1794 by the same Luigi Rafanelli (figs.<br />

56-58, 61, 62) who had worked in the eighties on the decoration of the apartments on the<br />

ground floor. 152 Tommaso also oversaw the laborious execution of the railing wrought in iron<br />

in an already neoclassical style “by Giovan Battista Betti, blacksmith of Pistoia,” to a design by<br />

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