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Il vino è per chi lo beve
Il vino è per chi lo beve
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I primi venticinque anni del nuovo secolo costituiscono<br />
per i vigneti e le Maison della Champagne un periodo particolarmente<br />
critico. Per sopravvivere ci vuole la tenacia dei<br />
vignaioli unita all’intraprendenza dei négociants.<br />
Nel 1908, tuttavia, le due parti, grazie ad un’azione comune,<br />
ottengono la firma di un decreto che delimita, nei dipartimenti<br />
della Marna e dell’Aisne, una zona dalla quale devono<br />
obbligatoriamente provenire i vini destinati a diventare<br />
Champagne. Viene così creata la Champagne délimitée. Ma<br />
la crisi della filossera raggiunge il culmine e i raccolti diminuiscono.<br />
In seguito alle cattive condizioni atmosferiche, la<br />
vendemmia del 1910 è pressoché inesistente. I vignaioli, che<br />
versano in condizione di grande miseria, insorgono contro<br />
il fatto che alcuni vini arrivino dall’esterno della zona, a fare<br />
concorrenza in modo abusivo alla produzione di Champagne.<br />
Ne consegue una massiccia sommossa che ha origine<br />
ad Aÿ e si allarga all’inizio del 1911, fino a fare intervenire<br />
l’esercito. L’ordine viene riportato allorquando la Camera<br />
dei Deputati vota delle misure pratiche che conferiscono<br />
alla Denominazione tutto il suo valore. I vignaioli dell’Aube<br />
insorgono con forza contro questi provvedimenti, perché il<br />
loro dipartimento non è compreso nella zona delimitata.<br />
Nei mesi di marzo e aprile del 1911, le agitazioni riprendono<br />
nell’Aube, ma anche nella Marna, giacché quest’ultima<br />
pretende che la delimitazione venga invece mantenuta. In<br />
questo dipartimento la situazione degenera in sommossa, in<br />
particolare ad Aÿ e ad Epernay e, per contenerla, si devono<br />
far intervenire 31 squadroni di cavalleria e 26 compagnie<br />
di fanteria. Si raggiunge alla fine un compromesso, con la<br />
creazione per l’Aube di una denominazione particolare che<br />
prevede la parola “Champagne” e che resterà in vigore fino<br />
al 1927.<br />
Tre anni più tardi incomincia la grande guerra, alla quale la<br />
Champagne paga un doppio tributo in termini di persone<br />
e di terreni, che si trasformano in veri e propri campi di<br />
battaglia. Nei vigneti vengono costruite trincee, sventrate<br />
dagli obici. I gas asfissianti raggiungono la montagne di<br />
Reims, distruggendo le vigne. Mancano totalmente la manodopera,<br />
i concimi e i macchinari. Nelle città, le botteghe<br />
sono esposte ai bombardamenti. Malgrado ciò, nonostante<br />
Epernay venga bombardata e Reims si trovi a 1.500 metri<br />
dal fronte, viene prodotto ancora il 50% dello Champagne<br />
di prima della guerra. Ma dopo cinque anni di vera e propria<br />
sopravvivenza, i danni sono devastanti: viene distrutto<br />
il 40% delle vigne esistenti nel 1914, quelle che resistono<br />
sono in pessimo stato, le riserve di Champagne vengono in<br />
parte saccheggiate nelle cantine. Il bilancio è pesante e ci<br />
vuole una buona dose di coraggio da parte di tutti perché<br />
lo Champagne possa riprendere la sua strada.<br />
Lo Champagne, in questo senso, possiede degli atout indiscutibili.<br />
L’obbligo di riorganizzare il vigneto permette<br />
di raggruppare le vigne nelle zone in cui le condizioni geologiche<br />
e i microclimi favoriscono una produzione di alta<br />
qualità. La coltivazione della vigna si perfeziona rapidamente<br />
grazie a sistemi di concimazione nuovi, alle scoperte legate<br />
alla lotta contro gli insetti e le malattie e a metodi di lavoro<br />
più razionali.<br />
Interviene inoltre un cambiamento sostanziale; si sostituisce<br />
la vigna “en foule”, cioè non ordinata, con la vigna “en ligne”,<br />
il che permette in un primo tempo il passaggio dei cavalli<br />
da tiro e, in seguito, delle macchine agricole. Nello stesso<br />
tempo si selezionano sempre più cru e vitigni.<br />
Nel 1920 nasce il movimento cooperativo, che si sviluppa<br />
progressivamente e arriva al massimo della sua espressione<br />
dopo la Seconda Guerra mondiale.<br />
In tutti i campi si cerca di sviluppare la qualità, anche a<br />
detrimento della quantità. La legge del 22 luglio 1927 stabilisce<br />
i confini della Champagne viticola, definendo anche<br />
una zona dalla quale devono provenire le uve e il vino che ne<br />
deriva perché abbia diritto alla denominazione Champagne.<br />
Vengono emanate, nello stesso tempo, regole molto severe<br />
che riguardano i vitigni e i sistemi di potatura autorizzati, le<br />
condizioni della raccolta e della lavorazione in Champagne,<br />
e il metodo della fermentazione naturale in bottiglia.<br />
Fondata nel 1898, inizialmente con l’obiettivo di combattere<br />
la filossera, l’Association Viticole Champenoise opera per il<br />
miglioramento del vigneto, incoraggiando e coordinando<br />
gli sforzi di uomini di scienza quali il dottor Manceau e<br />
Georges Chappaz, e affiancandosi all’impegno delle grandi<br />
Maison della Champagne e delle cooperative viticole. “Le<br />
Vigneron Champenois” è la rivista mensile, organo ufficiale<br />
dell’associazione dal 1920.Ma, nel momento in cui i vigneti<br />
hanno alla fine ritrovato un equilibrio compromesso da oltre<br />
50 anni, la crisi economica mondiale degli anni ’30 rimette<br />
tutto in questione. L’uva non si vende più o si vende male,<br />
i vignaioli sono al limite della miseria. È proprio allora che<br />
un numero considerevole tra loro comincia a produrre lo<br />
Champagne con le proprie uve, diventando così “récoltants<br />
expéditeurs” e favorendo la nascita di un fenomeno sociale<br />
che assume grande importanza a partire dal 1950.<br />
Proprio mentre sembra che si sia ristabilita una certa prosperità,<br />
la Seconda Guerra mondiale costringe di nuovo viticoltori<br />
e commercianti a confrontarsi con difficoltà di ogni<br />
tipo. Nel 1941 viene costituito il Comité Interprofessionnel<br />
du Vin de Champagne, organismo semi-pubblico destinato<br />
a gestire gli interessi comuni di viticoltori e négociant, che<br />
ha tra le sue finalità quella di far rispettare la legge del 1927<br />
e di garantire il rispetto delle norme che fanno capo alla<br />
denominazione Champagne.<br />
Col ritorno della pace, le cantine si modernizzano con la<br />
cura costante di mantenere intatta la qualità del vino. Le<br />
botti vengono parzialmente sostituite da tini in cemento e<br />
quindi in acciaio inossidabile. Le cantine vengono attrezzate<br />
con impianti frigoriferi che permettono un miglior controllo<br />
della prima fermentazione. La messa in bottiglia, la sboccatura,<br />
il dosaggio, l’applicazione del tappo e l’etichettatura si<br />
effettuano ora sempre di più alla catena. L’utilizzo di tappi<br />
a corona permette l’uso progressivo della sboccatura automatica.<br />
Si sperimenta con successo la scuotitura automatica.<br />
Parallelamente si sviluppa in Champagne un certo indotto:<br />
vetrerie, fabbriche di tappi, di imballaggi, ecc.<br />
Il XX secolo vede nello stesso tempo confermarsi, fino alla<br />
Prima Guerra mondiale, l’espansione commerciale iniziata<br />
alla fine del XIX secolo. Lo Champagne diventa così il simbolo<br />
della “Belle Epoque”, il vino presente a tutte le celebrazioni<br />
ufficiali. Nel 1910 le spedizioni annuali si avvicinano ai 40<br />
milioni di bottiglie. Dopo le crisi economiche dovute alle due<br />
guerre mondiali, le spedizioni tornano a raggiungere gli stessi<br />
livelli nel 1955. L’espansione riprende con grande slancio,<br />
superando nel 1971 i 100 milioni di bottiglie e superando,<br />
oggi, le 300 milioni di bottiglie.<br />
Il consumo interno si sviluppa più rapidamente delle esportazioni,<br />
che aumentano abbastanza regolarmente, interessando<br />
oltre 150 Paesi.<br />
(N.d.r. Per le note storiche si ringrazia il Centro Informazioni<br />
Champagne per il materiale fornito).<br />
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