Thalerwine-Selection
Il vino è per chi lo beve
Il vino è per chi lo beve
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MARE SANTO<br />
S L O V E N I A - B R D A<br />
I L P R O D U T T O R E<br />
AREA | Slovenia-Brda<br />
PAESE | Snežatno (Kojsko)<br />
PRODUTTORE | Igor Tomažič (proprietà Rasto Tomažič)<br />
SIGLA | Vignaiolo<br />
IL LUOGO<br />
Per tracciare un breve excursus vitivinicolo dell’attuale Slovenia<br />
dobbiamo risalire al IV° secolo a.C. ma è durante il II° sec.<br />
a.C. con la dominazione Romana, che si perfezionano la coltura<br />
dell’uva, le tecniche di vinificazione e di conservazione del<br />
vino. Nel V° sec. d.C., al crollo del impero Romano, fa seguito<br />
un progressivo rallentamento dell’arte del vino. È solo attorno<br />
all’XI° sec. d.C che i monaci reintroducono la viticoltura. Tra il<br />
XVI° e il XVIII° secolo si assiste a uno sviluppo intensivo della<br />
viticoltura, il prezzo del vino è così alto che nella Vipavska Dolina,<br />
ad esempio, vengono piantati vigneti anche in pianura.<br />
Agli inizi del XX° secolo le condizioni dell’agricoltura sono assai<br />
difficili e si riduce drasticamente la qualità del vino. Inizia<br />
il periodo cruciale per il popolo Sloveno: dopo la prima guerra<br />
mondiale, la Slovenia è divisa fra Italia (regione viticola Primorska)<br />
e Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, che nel 1929 viene<br />
rinominato in Regno della Jugoslavia (regioni viticole Podravje<br />
e Posavje). In questo passaggio storico la situazione economica<br />
è molto difficile, in particolare nella parte della Jugoslavia, la<br />
cui prima conseguenza è che il vino prodotto sia di scarsissima<br />
qualità.<br />
Dopo la seconda guerra mondiale la Slovenia viene annessa<br />
alla Jugoslavia: il cosiddetto Sistema stabilisce l’espropriazione<br />
quasi completa della proprietà privata, viene lasciato ai contadini<br />
solo lo stretto necessario per il proprio sostentamento.<br />
Il resto delle uve prodotte deve essere conferito alle grandi<br />
cooperative istituite dal Sistema. Le vicende storico-politiche<br />
degli anni 90, sono note: il 26 dicembre 1990 c’è il plebiscito<br />
nazionale e il 25 giugno 1991 la conferma della legge costituzionale<br />
(con la dichiarazione dell’indipendenza), l’inizio della<br />
guerra per l’indipendenza che durerà dieci giorni: la Teritorialna<br />
obramba (difesa territoriale) sconfigge la JLA (armata popolare<br />
della Jugoslavia). Il 22 maggio 1992 la Slovenia diventa membro<br />
delle Nazioni Unite. In questi ultimi cinquant’anni l’agricoltura<br />
ha perso d’importanza e solo il 5% della popolazione è impiegato<br />
nell’agricoltura. Il Paese ha, infine, ereditato le difficili<br />
RASTO TOMAŽIČ<br />
condizioni economiche della Jugoslavia, in<br />
particolare per l’economia e l’industria.<br />
Anche in seguito all’introduzione dell’Euro,<br />
nel 2007, e dopo un periodo di momentanea<br />
euforia, il mondo del vino sloveno non<br />
ha ancora superato localismi e uno stabile<br />
approdo sui mercati internazionali.<br />
È la prima azienda al mondo (28 anni fa) ad avere iniziato ad<br />
affinare i vini per 18 mesi a 18 metri di profondità al largo<br />
di Porto Rose. Le bottiglie, dopo essere state degorgiate e<br />
incerate, vanno sotto al mare e il lento sciabordio delle onde<br />
le affina seguendo il movimento naturale delle maree. Il vino,<br />
però, si produce nel Goriška Brda, il Collio Sloveno. Le uve<br />
raccolte a mano di Rebula, Chardonnay e Pinot Noir, sono<br />
vinificate in inox, dove i mosti termoregolati fermentano, per<br />
poi andare in bottiglia per la seconda fermentazione. Segue,<br />
infine il dégorgement, la gabiettatura e la ceratura dei tappi.<br />
Perché il mare? Da dove è venuta questa idea? Tutto nasce da<br />
un’intuizione di Igor Tomažič, uomo appassionato e molto<br />
legato alle antiche usanze slovene. In passato i vini per gli<br />
agricoltori venivano sempre raffreddati nei ruscelli, non essendoci<br />
i frigoriferi. Accadeva spesso che una bottiglia venisse<br />
dimenticata lì, fino alla primavera o alla stagione successiva.<br />
Durante quel periodo, il vino scordato, cambiava in maniera<br />
significativa. Tomažič ha fatto un ulteriore passo avanti, cominciando<br />
cocciutamente a immergere le bottiglie nel vicino<br />
mare Adriatico, facendo esperimenti a differenti profondità;<br />
in Slovenia si dice che il mare guarisce tutte le ferite. La vita<br />
marina disegna, così, un motivo diverso su ogni bottiglia<br />
sommersa. Questo accade perché, a 20 metri di profondità,<br />
MARE SANTO BRUT S.A.<br />
50% Rebula – 50% Chardonnay<br />
Ricco, esuberante, maturo, ci porta a sensazioni di prodotti lievitati, glassa dolce,<br />
biscotto: la frutta è fragrante, nuance tropicali, ananas, mango, papaja trovano<br />
un finale terso sulla linea del sale.<br />
MARE SANTO ROSÉ S.A.<br />
100% Pinot Noir<br />
Asciutto, di basso residuo zuccherino, elegante e inaspettato. Troviamo<br />
davvero strabiliante e originale questo vino che respira il mare e si muove su<br />
toni aggraziati di frutti rossi, fragola e lampone, schegge di gelato fior di latte, e<br />
dorsale super iodata, come un’ossatura attorno a cui si muovono le onde…<br />
dove si trovano le bottiglie, il mare è molto attivo. A questa<br />
profondità le correnti sono forti e le bottiglie nelle gabbie<br />
di ferro vengono metodicamente mosse, quindi, insieme al<br />
mare, anche lo spumante è in continuo movimento. Altri<br />
elementi concorrono a questo tipo di affinamento: l’interscambio<br />
tra elementi iodati e sughero, la temperature delle<br />
acque, le condizioni di luce/buio, la pressione e, evidentemente,<br />
l’assenza totale di ossigeno.<br />
Potete crederci o no, ma davvero, le differenze tra gli spumanti<br />
affinati in mare e i medesimi, dello stesso lotto, degorgiati<br />
nello stesso momento, affinati in cantina, sono strabilianti.<br />
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