Llibret amb els discursos de l'acte - Universitat Ramon Llull

l’inclinazione e la capacità letteraria che ciò suppone. Giovanni Reale ha superato il
pregiudizio d’elite che circonde la filosofiaed ha saputo trovare la maniera di
avvicinarsi alla gente. Opere come Radici culturali e spirituali d’Europa, Saggezza
antica.Terapia per i mali dell’uomo d’oggi, o Platone: ricerca della sapienza segreta, sono
un esempio della vocazione strettamente filosofica del suo autore, però non solo si
rivolgono agli accademici, ma anche alla gente non specializzata come posso esserlo
io stessa, con una grande eco.
Nei circoli scientifici, o scientisti, la filosofia non vive il suo miglior momento
di fama fama. Il potere dell’uomo tecnologico e dell’uomo che insegue le scoperte
scientifiche sembrava aver relegato la filosofia a complesse speculazioni in un
linguaggio tortuoso come un’edera. Oggigiorno choi ascolta i filosofi? Chi li tiene in
considerazione, oltre le consulenze pratiche, spesso utilizzate come alibi morale? Il
Dott. Reale, però, ha saputo comprendere il vuoto nichilismo imperante, la fragilità
del relativismo estremo, il disorientamento di una società che accumula conoscenze
tecniche e “dimentica l’essere“ che, come vaticinava Nietzsche, davanti alla notizia
della “morte di Dio“, ride del messaggero. E partendo da questa comprensione
dell’uomo contemporaneo il Dott. Giovanni Reale gli si è avvicinato, ha offerto loro
una saggezza antica, ha offerto loro il frutto dei tempi e della tradizione europea,
rivedendola, spiegandola, dandole il posto che giustamente le spetta. Tutto ciò non
è stato vano. Gli uomini e le donne contemporanee lo leggono e vi trovano, non solo
consolazione, che è già tanto, ma anche la spinta, la soluzione, la speranza, la
conoscenza e la scienza. Lo stile piano ed insieme compilativi della sua opera ha reso
evidente che la filosofia ricopre il mondo, lo impregna, si apre al suo passaggio.
Accade sempre. Saperlo mostrare ed offrire delle alternative ragionate e ragionevoli,
è il grande merito di quest’uomo che amo definire “pedagogo“ perché, come egli
spiega bene, un pedagogo è “colui il quale accompagna i bambini“. Non occupa, né
lidereggia, né capitaneggia: accompagna. C’è bisogno di professori universitari così,
disposti ad accompagnare gli alunni e la società, assumendosene la responsabilità.
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