Llibret amb els discursos de l'acte - Universitat Ramon Llull
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La studiosa precisa:<br />
“La vita di Agostino, resa trasparente dalle Confessioni, ci offre, nella sua<br />
concrezione personale, il transito dal mondo antico a quello mo<strong>de</strong>rno. Le sue<br />
Confessioni, in verità ci mostrano allo stato di diafanità il doppio processo<br />
coinci<strong>de</strong>nte di una conversione personale che al tempo stesso è storica. La storia<br />
stessa si confessa in lui. Infatti, ciò che c<strong>amb</strong>ia non è tanto l’anima di<br />
Sant’Agostino, ma l’anima <strong>de</strong>l mondo antico che si trasforma in quello nuovo“.<br />
Il mondo antico da cui Agostino esce non viene distrutto, ma viene in<br />
particolare utilizzato come strumento per l’“uomo nuovo“ che si è formato<br />
mediante la nuova fe<strong>de</strong>, e quindi viene “trasfigurato“.<br />
In effetti, nelle Confessioni nasce l’“uomo nuovo“, che si riconosce in una<br />
nuova dimensione <strong>de</strong>l messaggio cristiano, e con speranze <strong>de</strong>l tutto nuove.<br />
La filosofia antica non bastava più: la pura ragione - da sola - non poteva<br />
ormai aiutare l’uomo, e lo lasciava “in solitudine, senza protezione“. La filosofia<br />
antica poteva aiutare l’uomo “solo abbracciandosi ad essa con l’eroismo di un<br />
Plotino“; in effetti, nel suo ultimo tragitto, la filosofia antica chie<strong>de</strong>va all’uomo di<br />
morire come uomo, per vivere.<br />
In particolare, va rilevato che, nelle Confessioni, l’uomo europeo scopre i<br />
due uomini che porta <strong>de</strong>ntro di sé: quello da cui cerca di fuggire e quello che<br />
vorrebbe essere.<br />
Scrive la Z<strong>amb</strong>rano:<br />
“Ecco perché l’uomo europeo, il protagonista <strong>de</strong>lla sua cultura, è per lo<br />
meno due; ecco perché ogni uomo, e non per speciale genialità né particolare<br />
complicazione, ma perché vive in questo sistema di vita, porta un altro <strong>de</strong>ntro<br />
di sé. Colui dal quale fugge, l’io in ombra, quello che vive nel disprezzo, colui <strong>de</strong>l<br />
quale ci vergogniamo, quello che ironicamente riconosciamo come controparte<br />
ostinata <strong>de</strong>l nostro progetto, e l’altro <strong>de</strong>i nostri sogni, con il quale arriviamo a<br />
confon<strong>de</strong>rci nei momenti fortunati, in quei rari momenti in cui sembra che<br />
viviamo e siamo davvero“.<br />
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