Llibret amb els discursos de l'acte - Universitat Ramon Llull

Da questa dinamica fra i due uomini emerge appunto l’“uomo nuovo“,
ossia l’uomo che ha scoperto l’“interiorità“, e nell’interiorità la verità, e quindi ha
riconosciuto se stesso nella verità.
Scrive la Zambrano:
“Quest’uomo nuovo è l’uomo interiore: “ritorna in te stesso; all’interno
dell’uomo abita la verità““.
E precisa:
“L’uomo europeo è nato con queste parole. La verità è dentro di lui; si
accorge per la prima volta della sua verità e perciò può riposare in essa; perciò è
indipendente, qualcosa di più che indipendente: libero“.
Per precisare e completare quanto dice la Zambrano, va però rilevato che
l’affermazione secondo cui l’“uomo interiore“ è una novità di Agostino in senso
assoluto, non è esatta.
In effetti, c’è una precisa anticipazione di tale concezione nella Repubblica
di Platone, in particolare nel libro IX - dove si parla dell’anima intesa come
tripartita in anima “concupiscibile“ come bestia dalle molte teste, anima
“irascibile“ o volitiva e anima “razionale“ - e dove si dice:
“Colui che afferma l’utilità del comportamento onesto sostiene che
bisogna agire e parlare in modo tale che l’uomo interiore all’uomo (oJ ejnto;y ´
a[nqrwpoy ´ ) sia reso più forte possibile, così da riuscire a dirigere la bestia dalle
molte teste.“ (589 AB)
L’unico studioso che si è accorto di questa straordinaria intuizione
platonica è stato Werner Jaeger nella sua Paideia (ed it. Bompiani, p. 1305):
“Non occorrono parole per mettere in luce l’importanza di questo
pensiero per la storia dell’umanesimo. L’immagine illumina in un lampo la
direzione e il significato della paideia platonica, in quanto questa si fonda su una
valutazione nuova dell’uomo e della sua natura. Il fine dell’opera educativa è lo
sviluppo dell’uomo nell’uomo“.
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