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la vera bibbia ei libri deuterocanonici - Pentecostali - Apologetica ...

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certezze sul<strong>la</strong> conformità col pensiero apostolico di alcuni scritti ad esempio, <strong>la</strong> lettera di Giacomo,<br />

per <strong>la</strong> quale «<strong>la</strong> fede senza le opere è morta», pare essere in contrasto col pensiero di Paolo (a tal<br />

punto che Lutero fu sul punto di eliminar<strong>la</strong>); e <strong>la</strong> lettera di Giuda che cita il libro apocrifo di Enoch.<br />

Abbiamo già spiegato quali siano i criteri di definizione del canone, ma per maggior semplicità lo<br />

ripetiamo in termini più semplici, ponendo una domanda.<br />

In base a che cosa <strong>la</strong> Chiesa pervenne a definire il canone d<strong>ei</strong> <strong>libri</strong> sacri?<br />

Una prima risposta, bisognosa di ulteriore riflessione, è data dall'ultimo Concilio, secondo il quale è<br />

«<strong>la</strong> stessa tradizione che fa conoscere al<strong>la</strong> Chiesa l'intero canone d<strong>ei</strong> <strong>libri</strong> sacri» (D<strong>ei</strong> Verbum, n.8).<br />

La tradizione però ha bisogno a sua volta di criteri per accertarsi di quale tradizione si tratti:<br />

ad esempio, se sia in gioco <strong>la</strong> tradizione apostolica, oppure semplicemente una qualche tradizione<br />

ecclesiastica.<br />

È <strong>la</strong> questione d<strong>ei</strong> «criteri di canonicità» che fu oggetto di dispute soprattutto a partire dal secolo<br />

XVI con Erasmo e coi protestanti. Erasmo rispolverò i dubbi d<strong>ei</strong> primi secoli sull'origine<br />

apostolica di Ebr<strong>ei</strong>, Giacomo, Giuda e Apocalisse, e di alcune pericopi evangeliche, quali Marco<br />

16,9-20; Luca 22,43s; Giovanni 7,57-8,11, <strong>la</strong> sua prima Traduzione fu un vero e proprio attentato<br />

al<strong>la</strong> Verità. Queste sezioni furono all'attenzione del concilio di Trento che, dopo aver esibito l'elenco<br />

definitivo dell'Antico e del Nuovo Testamento, dichiarò: «Se qualcuno poi non accetterà<br />

consapevolmente come <strong>libri</strong> sacri e canonici questi <strong>libri</strong>, interi con tutte le loro parti, così come si è<br />

soliti leggerli nel<strong>la</strong> Chiesa cattolica e si trovano nel<strong>la</strong> edizione antica del<strong>la</strong> Volgata <strong>la</strong>tina, e<br />

disprezzerà consapevolmente le predette tradizioni, sia anatema» (DS, n. 1501).<br />

Lutero, dall'apparenza più conciliante, riteneva secondari, in rapporto al<strong>la</strong> testimonianza resa a<br />

Cristo, gli stessi scritti rifiutati da Erasmo e li collocava al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> sua traduzione in tedesco<br />

del<strong>la</strong> Bibbia. Ma in realtà, mosso da un radicale evangelismo, Lutero riteneva che il criterio determinante<br />

per riconoscere uno scritto canonico fosse il suo urgere Christum (= proporre<br />

energicamente, far valere Cristo), il suo portare e comunicare Cristo (was Christum tr<strong>ei</strong>bt). Scriveva<br />

Lutero: «Ciò che non insegna Cristo, non è apostolico, anche se lo insegnassero addirittura Pietro o<br />

Paolo. Viceversa, ciò che predica Cristo è apostolico, anche qualora lo facciano Giuda, Anna, Pi<strong>la</strong>to<br />

o Erode». Insomma, per Lutero era determinante il criterio cristologico che gli faceva esc<strong>la</strong>mare:<br />

«Qualora gli avversari facciano valere <strong>la</strong> Scrittura contro Cristo, noi facciamo valere Cristo<br />

(urgemus Christum)... contro <strong>la</strong> Scrittura». Ciò non è altro che un'espressione del<strong>la</strong> dottrina luterana<br />

sul<strong>la</strong> giustificazione per mezzo del<strong>la</strong> fede, che diventerà per lui criterio selettivo degli scritti biblici,<br />

anche a costo di sacrificare interi Libri Sacri.<br />

La giustificazione per mezzo del<strong>la</strong> fede afferma, in ultima analisi, che <strong>la</strong> salvezza dell'uomo è<br />

operata dal Cristo in cui si crede, e non dalle opere dell'uomo. In genere, nel mondo protestante,<br />

si accentuerà l'importanza d<strong>ei</strong> criteri interni coi quali lo Spirito Santo si renderebbe garante del<br />

carattere divino delle Scritture nel cuore d<strong>ei</strong> credenti. Giustamente si ritiene che il nodo del<br />

problema sia <strong>la</strong> Chiesa (unica e <strong>vera</strong> nemica), e concretamente <strong>la</strong> sua mediazione, subordinata a<br />

quel<strong>la</strong> unica di Cristo, di cui però, secondo i cattolici, <strong>la</strong> Chiesa partecipa; ―Perciò sono lieto delle<br />

sofferenze che sopporto per voi e completo nel<strong>la</strong> mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore<br />

del suo corpo che è <strong>la</strong> Chiesa.‖ (Col 1,24)<br />

In ogni caso pare non si possa non riconoscere che <strong>la</strong> fissazione del canone è un atto del<strong>la</strong> Chiesa o,<br />

meglio, del<strong>la</strong> tradizione operante nel<strong>la</strong> Chiesa.<br />

Il concilio di Trento adduce per <strong>la</strong> definizione del canone due argomenti: l'uso di leggere<br />

determinati <strong>libri</strong> nel<strong>la</strong> Chiesa e <strong>la</strong> loro presenza nel<strong>la</strong> Volgata <strong>la</strong>tina. In realtà, come qualcuno ha<br />

fatto osservare, questi due argomenti equivalgono a dire che si riconoscono come canonici qu<strong>ei</strong> <strong>libri</strong><br />

che <strong>la</strong> tradizione del<strong>la</strong> Chiesa ha letto e dai quali questa tradizione si riconosce generata.<br />

Per <strong>la</strong> verità, <strong>la</strong> tradizione d<strong>ei</strong> primi secoli dovette artico<strong>la</strong>re i propri criteri di canonicità.<br />

Essi si possono ricondurre ai tre seguenti.

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