la vera bibbia ei libri deuterocanonici - Pentecostali - Apologetica ...
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presenza dello Spirito Santo; questa è una forzatura molto grave che non può far altro che<br />
generare migliaia di pensieri diversi del<strong>la</strong> Bibbia stessa.<br />
Questo evento è <strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione divina, da intendere come <strong>la</strong> comunicazione che Dio fa di sé agli<br />
uomini, e che in Gesù e nello Spirito trova compimento e definitività. La Scrittura non va pertanto<br />
confusa con <strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione, non va identificata tout court con <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio in senso vero e<br />
proprio. Paro<strong>la</strong> di Dio infatti è innanzitutto Gesù Cristo.<br />
È lui <strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione. La Scrittura ne è <strong>la</strong> testimonianza.<br />
E siccome ogni autentica testimonianza a Cristo è resa a lui nello Spirito, di conseguenza le<br />
Scritture sono scritte per opera dello Spirito. La teologia contemporanea, nel<strong>la</strong> sua volontà di non<br />
confondere <strong>la</strong> Scrittura con <strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione, ravvisa nel<strong>la</strong> Bibbia soprattutto l'espressione del<strong>la</strong> fede<br />
testimoniale del popolo ebraico e del<strong>la</strong> comunità cristiana primitiva che riflettono sul<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione.<br />
Certo, come ricorda <strong>la</strong> D<strong>ei</strong> Verbum, n. 24, <strong>la</strong> Sacra Scrittura, in quanto contiene <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio, è<br />
essa stessa paro<strong>la</strong> di Dio, ispirata affinché possa attestare con sicurezza <strong>la</strong> verità che salva.<br />
L'interpretazione del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione offertaci dalle Scritture non è però affidata unicamente né<br />
principalmente alle forze naturali dell'uomo, al<strong>la</strong> sua intelligenza, sensibilità e fantasia, ma<br />
all'azione dello Spirito. Proprio ciò intende esprimere il concetto di «ispirazione» quale l'ha<br />
precisato il magistero del<strong>la</strong> Chiesa al concilio Vaticano I (1870) dichiarando, a proposito d<strong>ei</strong> <strong>libri</strong><br />
dell'Antico e del Nuovo Testamento, che «<strong>la</strong> Chiesa li considera sacri e canonici non perché,<br />
composti per so<strong>la</strong> opera umana, siano poi stati approvati dal<strong>la</strong> propria autorità; e neppure so<strong>la</strong>mente<br />
perché contengano <strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione senza errore; bensì perché, composti per ispirazione dello<br />
Spirito Santo, hanno Dio per autore e come tali sono stati consegnati al<strong>la</strong> Chiesa» (DS, 3006).<br />
Questo insegnamento viene ripreso dal Vaticano II che al<strong>la</strong> tradizionale espressione di «Dio autore»<br />
d<strong>ei</strong> <strong>libri</strong> sacri aggiunge quel<strong>la</strong> secondo <strong>la</strong> quale <strong>la</strong> «Sacra Scrittura è paro<strong>la</strong> di Dio in quanto scritta<br />
per ispirazione dello Spirito di Dio» (D<strong>ei</strong> Verbum, n. 9), e sottolinea, sul<strong>la</strong> scorta dell'insegnamento<br />
d<strong>ei</strong> papi del nostro secolo, che anche gli scrittori umani sono «veri autori» (D<strong>ei</strong> Verbum, nn. il e<br />
13). Gli studi recenti sul<strong>la</strong> Bibbia hanno mostrato che essa è il risultato di una storia complessa,<br />
che non è agevole ricostruire.<br />
Occorrerà pertanto non partire da una concezione astratta di ispirazione che prescinda dalle<br />
complesse vicende storiche d<strong>ei</strong> testi. In ogni caso però il primato va accordato al documento scritto<br />
finale: «Esso è ispirato, e coloro che lo generarono furono ispirati nel<strong>la</strong> misura in cui contribuirono<br />
al<strong>la</strong> sua costituzione. Il primato, a essere precisi, vuol essere riconosciuto al<strong>la</strong> Bibbia nel<strong>la</strong> sua<br />
fisionomia definitiva, cioè all'intera compagine del canone composta di Antico Testamento e di<br />
Nuovo Testamento». In questa prospettiva va intesa <strong>la</strong> proposta di qualche studioso secondo il quale<br />
l'ultimo autore ispirato dell'Antico Testamento sarebbe stata <strong>la</strong> Chiesa apostolica che lo<br />
assunse nel proprio annuncio del mistero di Cristo quale profezia di Gesù (così, ad esempio, N.<br />
Lohfink). Questo è purtroppo un aspetto che i Protestanti più recidivi non vogliono accettare.<br />
Vi è oggi una sorta di "guerra" silenziosa fra i Riformatori più vicini al<strong>la</strong> Chiesa e i Gruppi<br />
che se ne stanno ben al<strong>la</strong> <strong>la</strong>rga, accusando i primi di aver tradito lo Spirito che avrebbe animato i<br />
primi Riformatori per chiudere un capitolo di corruzione effettuato dal<strong>la</strong> Chiesa immeritevole del<strong>la</strong><br />
presenza di Dio il quale, secondo una certa propaganda quotidiana, avrebbe tolto in un certo<br />
senso " quel Mandato" che forse <strong>la</strong> Chiesa in realtà non avrebbe mai ricevuto.<br />
Qui si avverte tutta <strong>la</strong> difficoltà di certi Movimenti <strong>Pentecostali</strong> Evangelici nel voler procedere<br />
sostituendosi di fatto al<strong>la</strong> Chiesa Cattolica.<br />
La questione del «canone nel canone» Il tema del canone che abbiamo affrontato all'inizio e quello<br />
dell'ispirazione ci obbligano ad accennare a un argomento, che non data da oggi, ma che nel nostro<br />
secolo è stato prospettato con accenti molto vigorosi nell'ambito del<strong>la</strong> teologia protestante, dove è<br />
dibattuto come il problema del «canone nel canone». Già abbiamo fatto osservare che Lutero, in