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la vera bibbia ei libri deuterocanonici - Pentecostali - Apologetica ...

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Achikar era stato gran coppiere, ministro del<strong>la</strong> giustizia, amministratore e sovrintendente del<strong>la</strong><br />

contabilità e Assarhaddon l‟aveva mantenuto in carica. Egli era mio nipote e uno del<strong>la</strong> mia<br />

parente<strong>la</strong>. (Tb 1,21-22)<br />

Notato nul<strong>la</strong>? Ovviamente no, ma questo è dovuto al fatto che noi abbiamo una scarsa cultura<br />

semitica. In effetti si dice che Tobia era zio di Achikar. Bene, il personaggio di Achikar era ben<br />

conosciuto in ambinte semitico. Ho detto ―personaggio‖ perché <strong>la</strong> sua figura era paragonabile a<br />

quel<strong>la</strong> di A<strong>la</strong>dino, di don Chisciotte o… del Grillo Par<strong>la</strong>nte, quindi un personaggio simbolico, di<br />

fantasia.<br />

Quindi un ebreo che leggeva questo Libro sapeva che si trovava di fronte ad un parabo<strong>la</strong> (che era un<br />

metodo di insegnamento ben conosciuto dai rabbini) solo che era più lunga. Quindi così come era<br />

una parabo<strong>la</strong> quel<strong>la</strong> del Figliol Prodigo, così era una parabo<strong>la</strong> <strong>la</strong> storia di Tobia.<br />

In quest'ottica (una parabo<strong>la</strong> è un racconto che contiene degli insegnamenti) leggiamo i versetti che<br />

spingono alcuni ad affermare che l'angelo ha mentito sul<strong>la</strong> sua identità.:<br />

In quel medesimo momento <strong>la</strong> preghiera di tutti e due fu accolta davanti al<strong>la</strong> gloria di Dio e fu<br />

mandato Raffaele a guarire i due: a togliere le macchie bianche dagli occhi di Tobi, perché con gli<br />

occhi vedesse <strong>la</strong> luce di Dio; a dare Sara, figlia di Raguele, in sposa a Tobia, figlio di Tobi, e a<br />

liberar<strong>la</strong> dal cattivo demonio Asmodeo. Di diritto, infatti, spettava a Tobia di sposar<strong>la</strong>, prima che a<br />

tutti gli altri pretendenti. Proprio allora Tobi rientrava dal cortile in casa e Sara, figlia di Raguele,<br />

stava scendendo dal<strong>la</strong> camera. (Tb 3,16,17)<br />

Rispose: “Sono Azaria, figlio di Anania il grande, uno d<strong>ei</strong> tuoi fratelli”.(Tb 5,13)<br />

Partendo dal<strong>la</strong> certezza che si tratti di una parabo<strong>la</strong>, vediamo che i nomi citati dall'angelo<br />

significano ―Yavè aiuta‖, ―Yahvè è misericordioso‖, ―Yavè ascolta‖ e quindi<br />

comprendiamo l‘insegnamento che tutto il racconto ci vuole dare.<br />

L’angelo insegna una magia<br />

Ora vediamo invece al<strong>la</strong> seconda accusa, quel<strong>la</strong> secondo <strong>la</strong> quale l‘angelo Raffaele avrebbe<br />

insegnato una magia usando il cuore e il fegato di un pesce.<br />

Anche Gesù ha adottato un comportamento simile.<br />

Passando vide un uomo cieco dal<strong>la</strong> nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: “Rabbì, chi ha<br />

peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco? ”. Rispose Gesù: “Né lui ha peccato né i<br />

suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio. Dobbiamo compiere le<br />

opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene <strong>la</strong> notte, quando nessuno può più<br />

operare. Finché sono nel mondo, sono <strong>la</strong> luce del mondo”. Detto questo sputò per terra, fece del<br />

fango con <strong>la</strong> saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: “Và a <strong>la</strong>varti nel<strong>la</strong> piscina di<br />

Sìloe (che significa Inviato)”. Quegli andò, si <strong>la</strong>vò e tornò che ci vedeva. (Gv 9,1-7)<br />

Giunsero a Betsàida, dove gli condussero un cieco pregandolo di toccarlo. Allora preso il cieco<br />

per mano, lo condusse fuori del vil<strong>la</strong>ggio e, dopo avergli messo del<strong>la</strong> saliva sugli occhi, gli impose<br />

le mani e gli chiese: “Vedi qualcosa? ”. Quegli, alzando gli occhi, disse: “Vedo gli uomini, poiché<br />

vedo come degli alberi che camminano”. Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci<br />

vide chiaramente e fu sanato e vedeva a distanza ogni cosa. (Mc 7,31-35)<br />

In questi due episodi Gesù ha utilizzato terra, acqua, fango e saliva per curare due ciechi quando<br />

avrebbe potuto guarirli semplicemente volendolo. Si è comportato nè più nè meno come l‘angelo<br />

Raffaele. E non ha motivo di essere neppure l‘eventuale obiezione che nel primo caso si trattava di<br />

un angelo e nel secondo di Gesù Cristo perché questa sarebbe addirittura un‘aggravante.

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