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la vera bibbia ei libri deuterocanonici - Pentecostali - Apologetica ...

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1) L'autorità apostolica, in quanto <strong>libri</strong> scritti dagli apostoli o dai loro diretti col<strong>la</strong>boratori: questo<br />

primo criterio rivelerà le sue aporie allorché ci si troverà in presenza di scritti <strong>la</strong> cui paternità<br />

apostolica era discussa, come nel caso di Ebr<strong>ei</strong> e di Apocalisse, senza dimenticare l'uso del<strong>la</strong> LXX<br />

che essi facevano.<br />

2) L'ortodossia degli scritti, in quanto conformi al<strong>la</strong> «rego<strong>la</strong> del<strong>la</strong> fede», cioè al<strong>la</strong> fede trasmessa<br />

dagli apostoli e professata nelle Chiese apostoliche.<br />

3) La cattolicità degli scritti, in quanto riconosciuti da tutte o dal<strong>la</strong> maggior parte delle Chiese.<br />

Un autore contemporaneo ha scritto con ragione: «Questi tre criteri sono... <strong>la</strong> conferma del fatto che<br />

<strong>la</strong> definizione del canone sia un atto di obbedienza al<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> annunziata; il "caso limite" di tale<br />

obbedienza, in quanto si passa dal<strong>la</strong> considerazione d<strong>ei</strong> singoli contenuti al contenente, da quanto è<br />

annunziato a chi annunzia. Al<strong>la</strong> radice di questi criteri, come condizione che spiega anche<br />

l'assunzione dell'Antico Testamento n<strong>ei</strong> confini del Libro del<strong>la</strong> comunità cristiana e il limite stesso<br />

del Nuovo Testamento al momento del<strong>la</strong> generazione apostolica, vi è il riconoscimento di quegli<br />

scritti che avevano generato <strong>la</strong> propria confessione di fede in Gesù Signore e Messia.<br />

Il Concilio di Trento non fece altro che riconfermare quanto <strong>la</strong> Chiesa per secoli aveva<br />

annunciato, proc<strong>la</strong>mato, difeso, conservato.<br />

Questo è un patrimonio che manca e che mancherà al mondo Protestante se continueranno a non<br />

riconoscere queste radici storiche.<br />

L'autorità riconosciuta a questi scritti è dunque <strong>la</strong> piena obbedienza a quanto essi hanno<br />

proc<strong>la</strong>mato». Riformuliamo ancora una volta <strong>la</strong> domanda:<br />

Donde attinse <strong>la</strong> Chiesa <strong>la</strong> certezza sui <strong>libri</strong> canonici?<br />

Non risulta che al<strong>la</strong> Chiesa sia stata concessa una rive<strong>la</strong>zione partico<strong>la</strong>re al riguardo. Quindi <strong>la</strong><br />

risposta può essere soltanto: <strong>la</strong> Chiesa, volendo esprimere fedelmente il messaggio di Cristo,<br />

riconobbe sempre più chiaramente l'insuperabile importanza di qu<strong>ei</strong> 27 scritti che le provenivano<br />

dall'età apostolica. Ha scritto K. Barth che «proprio questi stessi scritti hanno fatto sì che, in virtù<br />

del fatto che erano canonici, fossero in seguito anche riconosciuti e proc<strong>la</strong>mati come canonici»<br />

Nel riconoscimento del canone da parte del<strong>la</strong> Chiesa abbiamo un caso partico<strong>la</strong>re di quanto<br />

sostengono alcune correnti dell'ermeneutica contemporanea, e in partico<strong>la</strong>re H. G. Gadamer, sul<br />

nesso inscindibile fra interpretazione e tradizione. La comprensione adeguata di un testo, nel caso<br />

specifico, del<strong>la</strong> Bibbia, è possibile solo all'interno del<strong>la</strong> tradizione che esso ha messo in moto e in<br />

cui si sono visti i suoi effetti.<br />

Certo, sono possibili letture parziali anche da parte di chi si accosta al libro con interessi puramente<br />

storici ed eruditi. Tuttavia «<strong>la</strong> verità del libro... si dispiega a chi si pone nell'alveo del<strong>la</strong> tradizione<br />

da esso creata... Il libro genera <strong>la</strong> tradizione in tutte le sue manifestazioni; <strong>la</strong> tradizione è <strong>la</strong> condizione<br />

di possibilità per <strong>la</strong> comprensione del libro»<br />

3. Si istituisce così un processo nel quale interagiscono paro<strong>la</strong>, scrittura, tradizione: «La paro<strong>la</strong><br />

proc<strong>la</strong>mata diventa scrittura, il testo scritto genera un popolo che lo interpreta e che a sua volta<br />

produce una nuova paro<strong>la</strong> che ridiventa scrittura, in una concatenazione continua». Possiamo allora<br />

cercare di capire l'affermazione del<strong>la</strong> D<strong>ei</strong> Verbum, n. 8, secondo <strong>la</strong> quale «è <strong>la</strong> stessa tradizione<br />

che fa conoscere al<strong>la</strong> Chiesa l'intero canone d<strong>ei</strong> <strong>libri</strong> sacri». Questa affermazione non va<br />

interpretata semplicisticamente come avrebbe fatto qualche manuale di teologia d<strong>ei</strong> tempi passati<br />

ragionando più o meno così: l'ultimo apostolo, prima di morire, rivelò quale fosse il canone del<strong>la</strong><br />

Scrittura. Questa tradizione orale, andata smarrita per qualche tempo, riaffiorò nuovamente nel<br />

secolo IV. Tale modo di ragionare, peraltro senza alcun appoggio documentaristico, ritiene che <strong>la</strong><br />

Scrittura e <strong>la</strong> tradizione siano due fonti, materialmente distinte, del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione, per cui alcune

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