la vera bibbia ei libri deuterocanonici - Pentecostali - Apologetica ...
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vespri del venerdì al mattutino del lunedì. Dipende in parte dall‘Apocalisse di Paolo e non è<br />
anteriore al sec VII.<br />
Agrafa<br />
Sono chiamati ―àgrapha‖ detti iso<strong>la</strong>ti attribuiti a Gesù da qualche tradizione, ma non registrati n<strong>ei</strong><br />
vangeli canonici. Si dicono anche ―lòghia‖.<br />
Un grafo è riferito da S. Paolo in Atti 20,35 (E‘ più bello dare che ricevere); molti si trovano nelle<br />
lezioni varianti d<strong>ei</strong> manoscritti di tutti i <strong>libri</strong> del N.T. e n<strong>ei</strong> papiri, negli scritti apocrifi, nel<strong>la</strong><br />
letteratura patristica, nelle antiche liturgie, ecc.<br />
Storia del testo Greco del N.T.<br />
Tutti i <strong>libri</strong> del N.T. ci sono giunti nel<strong>la</strong> forma di greco diffusa in Oriente all‘epoca ellenistica (per<br />
questo detta ―comune‖ ―ordinaria‖, con frequenti risonanze semitiche.<br />
Solo il primo vangelo fu originariamente scritto in aramaico, ma ben presto venne tradotto in greco;<br />
a noi è giunta una traduzione greca ―sostanzialmente‖ identica all‘originale.<br />
Il materiale scrittorio<br />
Nel primo secolo erano in uso il papiro e <strong>la</strong> pergamena; il papiro era usato più spesso perché più<br />
economico; ma era anche più fragile e meno durevole; perciò dal sec. IV divenne più comune <strong>la</strong><br />
pergamena. I codici più antichi che possediamo (sec. IV) sono appunto pergamenac<strong>ei</strong>. Tra le<br />
pergamene vanno specialmente menzionati i palinsesti, cioè ―raschiati di nuovo‖, ossia quelle<br />
pergamene i cui scritti furono raschiati con pomice o <strong>la</strong>vati per sovrapporvi altro scritto. Si usò far<br />
così per economia, tra i secoli VIII-XII con manoscritti d<strong>ei</strong> secoli IV-VI. Ai nostri giorni, prima con<br />
processi chimici, poi mediante <strong>la</strong> fotografia, si è recuperata <strong>la</strong> scrittura primitiva. In quest‘arte si<br />
distinguono i benemeriti Benedettini di Beuron, tra i quali va ricordato Albano Dold. Nel campo<br />
biblico è celebre il Codex Ephraemi rescriputs.<br />
A partire dal sec. III, per scritti di maggiore importanza si introdusse l‘uso di tingere <strong>la</strong> pergamena<br />
in color porpora (―codici purpur<strong>ei</strong>‖) e scrivervi con inchiostro d‘oro o d‘argento; più tardi quest‘uso<br />
si estese anche ai codici del<strong>la</strong> Bibbia (abbiamo quattro codici purpur<strong>ei</strong> del sec IV, tra cui il<br />
Petropolitanus e il Rossanesis), ma S. Gero<strong>la</strong>mo biasimava quest‘uso perché generalmente questi<br />
codici così lussuosi non eccellevano per fedeltà di trascrizione. Dal sec. XII <strong>la</strong> pergamena fu<br />
sostituita dal<strong>la</strong> carta.<br />
Scrittura<br />
La scrittura era duplice: onciale (o maiuscole) e corsiva. La scrittura corsiva era ordinariamente<br />
usata dai tachigrafi, mentre i calligrafi adoperavano <strong>la</strong> scrittura onciale.<br />
Da questa, e sotto l‘influsso del<strong>la</strong> scrittura corsiva, derivò <strong>la</strong> scrittura minusco<strong>la</strong>, usata per i codici<br />
biblici a partire dal sec. IX. La scrittura onciale era molto simile al<strong>la</strong> scrittura capitale (usata per i<br />
monumenti e le monete), ma ne differiva per una forma più arrotondata e meno lineare; si usò fino<br />
al sec IX, quando cominciò a esser sostituita dal<strong>la</strong> scrittura minusco<strong>la</strong>.<br />
Alcune partico<strong>la</strong>rità di lettura usate n<strong>ei</strong> più antichi codici onciali diedero occasione a false lezioni.<br />
Di queste partico<strong>la</strong>rità, le principali sono: <strong>la</strong> iscrizione continua, ossia <strong>la</strong> mancanza d‘intervallo fra<br />
una paro<strong>la</strong> e l‘altra; <strong>la</strong> mancanza di accenti e spiriti; <strong>la</strong> mancanza di segni d‘interpunzione; le<br />
abbreviazioni (sigle) d<strong>ei</strong> nomi che ricorrevano più frequentemente. I trascrittori successivi alle volte<br />
lessero erroneamente. Per ovviare al<strong>la</strong> mancanza di segni d‘interpunzione si sostituì all‘antico<br />
sistema ―sticometrico‖ il sistema ―colometrico‖. La sticometria (usata per le opere c<strong>la</strong>ssiche fin dal<br />
sec II a.C.) era il sistema di scrivere per ―stichi‖: ogni linea del foglio doveva comprendere tante<br />
sil<strong>la</strong>be quante ve n‘erano in un esametro di Omero (34-38 lettere, cioè 15-16 sil<strong>la</strong>be). In base agli