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la vera bibbia ei libri deuterocanonici - Pentecostali - Apologetica ...

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In ogni caso non bisogna esagerare nello studiare il significato di ogni singo<strong>la</strong> paro<strong>la</strong>, ma è più<br />

importante capire il concetto delle frasi, cioè è più importante capire l’insegnamento<br />

che Dio ci dà.<br />

Se l‘agiografo non avesse nessun ruolo attivo (cultura personale, esperienze ecc.) nel<strong>la</strong> stesura del<br />

libro, allora tutti i <strong>libri</strong> sacri dovrebbero presentare uno stile unico; viceversa ogni libro rive<strong>la</strong> lo<br />

stile dell’autore umano. Inoltre è impensabile che le differenze e le imperfezioni di stile e di<br />

lingua dovrebbero attribuirsi a Dio.<br />

Ci aspetteremmo un unico stile qualora l‘ispirazione verbale consistesse nel<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione, in una<br />

dettatura di ciascuna paro<strong>la</strong> da parte di Dio. Invece l‘ispirazione verbale consiste in questo:<br />

l‘agiografo sceglie liberamente <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> sotto l‟influsso divino.<br />

La varietà di stile propria di ciascun agiografo attesta che egli esercita liberamente <strong>la</strong> sua attività<br />

propria, benché sotto l‘azione efficace dell‘ispirazione.<br />

Se ogni singo<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> fosse ispirata non si spiegherebbero le divergenze n<strong>ei</strong> passi paralleli,<br />

specialmente n<strong>ei</strong> punti più importanti, come nelle parole del<strong>la</strong> consacrazione e nel Pater nostro, che<br />

certo furono pronunziate dal Signore in un solo modo, oppure i diversi modi di raccontare ciò<br />

che c‘era scritto nel<strong>la</strong> parte superiore del<strong>la</strong> croce nel momento del<strong>la</strong> crocifissione.<br />

Anche fra i cattolici vi furono alcuni che deviarono il giusto concetto di ispirazione, tra questi ci fu<br />

Sisto da Siena (1529 d.C.) Leonardo Lessio (1623 d.C.) Giacomo Bonfrère, suo discepolo (1642<br />

d.C.) e anche il benedettino D. Haneberg, ma il magistero del<strong>la</strong> Chiesa non diede seguito e credito<br />

alle loro tesi.<br />

L‘enciclica Providentissimus Deus così descrive l‘ispirazione: ―Lo Spirito Santo con un‘azione<br />

soprannaturale eccitò e mosse gli agiografi a scrivere e li assistette mentre scrivevano in modo tale<br />

che essi concepissero rettamente con <strong>la</strong> loro intelligenza tutte le cose che Egli voleva, si<br />

proponessero di scriverle fedelmente e le esponessero in forma conveniente, secondo verità<br />

infallibile; altrimenti Egli non sarebbe più autore di tutta quanta <strong>la</strong> Scrittura‖.<br />

Dunque l‘ispirazione nell‘agiografo è luce al<strong>la</strong> mente, mozione al<strong>la</strong> volontà, assistenza alle facoltà<br />

esecutive.<br />

Di ogni libro del<strong>la</strong> Scrittura è ispirato direttamente solo il testo originale, anzi a rigore solo<br />

l‘autografo (cioè il manoscritto originale) dell‘autore ispirato. Le copie sono ispirate<br />

equivalentemente cioè se ed in quanto trascrivono fedelmente l‘autografo. Le traduzioni in altre<br />

lingue sono da considerarsi ispirate equivalentemente, se ed in quanto riproducono fedelmente i<br />

pensieri e, fin che è possibile anche <strong>la</strong> forma letteraria dell‘originale.<br />

L‘enciclica Divino aff<strong>la</strong>nte Spiritu invita gli esegeti a indagare ―le condizioni di vita‖ e ―in qual<br />

tempo sia vissuto‖ l‘agiografo; <strong>la</strong> stessa enciclica, facendo sue le parole di S. Atanasio, ed<br />

estendendole a tutti i <strong>libri</strong> del<strong>la</strong> S. Scrittura avverte: ―Qui, come in ogni altro luogo del<strong>la</strong> Scrittura si<br />

ha da fare, deve osservarsi in qual occasione abbia par<strong>la</strong>to l‘Apostolo, chi sia <strong>la</strong> persona a cui<br />

scrive, per quale motivo le scriva; a tutto ciò si deve attentamente e imparzialmente badare, perché<br />

non ci accada, ignorando tali cose o fraintendendo l‘una o l‘altra, di andare lontano dal vero<br />

pensiero dell‘autore‖.<br />

Inoltre alcune volte lo scrittore descrive i fenomeni del<strong>la</strong> natura con linguaggio figurato,<br />

specialmente n<strong>ei</strong> <strong>libri</strong> e brani poetici. Perciò, quando dice, per es., che le stelle ―si rallegrano e<br />

rispondono all‘appello divino‖ (Sal 96,12-13), sarebbe errato concludere da questo e simili testi che<br />

<strong>la</strong> Scrittura concepisce <strong>la</strong> natura come animata: è solo un linguaggio poetico che, attraverso<br />

un‘ardita ma bellissima metafora, vuole esprimere una realtà più elevata: l‘onnipotenza divina, al<br />

cui comando gli astri sono perfettamente soggetti.<br />

Ecco quindi che Giosuè dicendo: ―fermati o sole, fermati o luna‖ non ha voluto dettare formule<br />

fisiche, matematiche e astronomiche, ma usando un linguaggio poetico ha voluto sottolineare<br />

l‘onnipotenza di Dio che domina tutto l‘universo e qualsiasi prodigio gli è possibile, infatti lo<br />

scorrere del tempo si fermò per un po‘ ad opera di Dio.<br />

S. Agostino a chi voleva indagare che cosa <strong>la</strong> Scrittura insegnasse intorno al<strong>la</strong> configurazione del<br />

cielo, rispondeva che ―lo Spirito Santo non volle insegnare agli uomini cose che non hanno alcuna

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