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la vera bibbia ei libri deuterocanonici - Pentecostali - Apologetica ...

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verità rive<strong>la</strong>te, e in primo luogo il canone d<strong>ei</strong> <strong>libri</strong> ispirati, sarebbero v<strong>ei</strong>co<strong>la</strong>te unicamente dal<strong>la</strong><br />

tradizione orale. La D<strong>ei</strong> Verbum presenta invece <strong>la</strong> tradizione e <strong>la</strong> Scrittura come «strettamente tra<br />

loro congiunte e comunicanti» (n. 9). La prospettiva ermeneutica sopra menzionata ci consente di<br />

interpretare i fatti non nel senso che <strong>la</strong> verità del canone biblico sia contenuta esclusivamente nel<strong>la</strong><br />

tradizione e in nessun modo, neppure indiretto, nel<strong>la</strong> Scrittura stessa.<br />

Infatti il più grande errore Protestante è quello di insegnare ancora oggi ai propri fedeli questa<br />

falsa dissociazione fra <strong>la</strong> Scrittura e <strong>la</strong> Tradizione, confondendo i fedeli sul<strong>la</strong> verità storica dal<strong>la</strong><br />

quale evitano perfino di avere le comuni radici.<br />

Questo sarebbe un discorso assurdo eppure è <strong>la</strong> catechesi che oggi fanno; le loro radici partono sì<br />

dagli Apostoli, per arrestarsi dopo <strong>la</strong> loro morte e riaffiorare con P.Valdo (Valdesi) a partire<br />

dall'anno 1200 c.a.<br />

Ciò diventa tanto più p<strong>la</strong>usibile se si pone mente al fatto che nel processo di riconoscimento del<br />

canone è implicata l'azione dello Spirito Santo, colui che, al dire di Gesù, guiderà <strong>la</strong> Chiesa al<strong>la</strong><br />

verità tutta intera (cfr. Gv 16,13), e che pertanto opera sia in tutta <strong>la</strong> Chiesa come soggetto<br />

trascendente del<strong>la</strong> tradizione, sia nelle istituzioni volute dagli apostoli in vista del<strong>la</strong> corretta<br />

trasmissione del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> apostolica.<br />

Lo stesso Spirito che ha guidato gli autori del<strong>la</strong> Bibbia nello scrivere (= ispirazione) guida <strong>la</strong> Chiesa<br />

nel corso del<strong>la</strong> storia affinché sia il luogo del<strong>la</strong> fedele memoria del Cristo predicato dagli apostoli.<br />

Guidata dallo Spirito, <strong>la</strong> Chiesa ha riconosciuto n<strong>ei</strong> <strong>libri</strong> del canone l'opera dello stesso Spirito e vi<br />

si è sottomessa. In questa azione di riconoscimento è lecito far intervenire anche qu<strong>ei</strong> carismi di<br />

insegnamento e di guida di cui <strong>la</strong> Chiesa è provveduta. Proprio su quest'ultimo punto si registra<br />

una profonda divergenza dottrinale fra cattolici e protestanti, rive<strong>la</strong>trice del fatto che in ultima<br />

analisi il contenzioso non è il problema del canone, bensì quello del<strong>la</strong> Chiesa.<br />

Lo ha fatto osservare in una lucidissima pagina lo studioso cattolico del<strong>la</strong> Bibbia, Pierre Grelot,<br />

scrivendo: «L'insufficienza d<strong>ei</strong> criteri oggettivi induce a vedere nel discernimento [d<strong>ei</strong> <strong>libri</strong><br />

canonici] il frutto dell'azione dello Spirito Santo. La teologia protestante ha ragione di affermarlo<br />

con forza. Resta da sapere quale sia il soggetto a cui perviene questa testimonianza dello Spirito<br />

Santo. Su questo punto <strong>la</strong> sua dogmatica ha una nozione del<strong>la</strong> Chiesa troppo insufficiente perché il<br />

suo giudizio sia accettabile. Non è infatti ai singoli credenti che lo Spirito Santo infonde una<br />

persuasione re<strong>la</strong>tiva al canone. Non l'ha neppure data al<strong>la</strong> Chiesa (o meglio alle Chiese) di un determinato<br />

secolo, più esattamente del II secolo, perché esse possano restare sottomesse a una<br />

tradizione apostolica ormai tagliata fuori dal<strong>la</strong> tradizione vivente.<br />

Lo Spirito Santo, che ispirò gli apostoli e gli autori sacri, continua ad agire nel<strong>la</strong> Chiesa con gli<br />

stessi carismi funzionali di cui il Nuovo Testamento già par<strong>la</strong> esplicitamente, e in partico<strong>la</strong>re con<br />

quelli che si ricollegano alle funzioni di insegnamento e di autorità». Conclude Grelot, dopo aver<br />

segna<strong>la</strong>to le ragioni alle quali si appel<strong>la</strong>no i protestanti nell'escludere dal canone i <strong>deuterocanonici</strong>:<br />

«…Il canone ristretto d<strong>ei</strong> riformatori protestanti... è un canone mutilo e questa muti<strong>la</strong>zione<br />

denuncia il pericolo di una teologia del<strong>la</strong> Chiesa in cui <strong>la</strong> Scrittura non si trova più al suo giusto<br />

posto, nel suo rapporto reale con le altre strutture stabilite dagli apostoli».<br />

In epoca recente il problema del canone si è ripresentato nel mondo protestante come problema del<br />

«canone nel canone», sul quale ci soffermeremo più avanti.<br />

L'ispirazione d<strong>ei</strong> <strong>libri</strong> biblici<br />

Il tema del canone rimanda necessariamente a quello dell'ispirazione.<br />

L'ispirazione del<strong>la</strong> Scrittura, per essere correttamente intesa, va collocata all'interno di quel<strong>la</strong><br />

costel<strong>la</strong>zione simbolica che indica <strong>la</strong> Bibbia come «paro<strong>la</strong> di Dio», e par<strong>la</strong> di Dio come autore delle<br />

Scritture e dell'uomo come strumento del quale Iddio si serve per produrre un'opera che supera le

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