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la vera bibbia ei libri deuterocanonici - Pentecostali - Apologetica ...

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Che cosa dicono essi? " II Signore è il nostro Dio, non ve n'è un altro che possa paragonarsi a<br />

lui " (citazione letterale di Bar 3,36) ")<br />

Donde vediamo che Atenagora mette Baruc sullo stesso piano di Mosé e d<strong>ei</strong> grandi profeti, e dice<br />

espressamente che era mosso dallo Spinto Santo.<br />

Secoli II-III<br />

Proseguendo nel tempo, dopo l'epoca degli apologisti propriamente detta, troviamo al<strong>la</strong> fine del<br />

sec.II e nel<strong>la</strong> prima metà del III, s<strong>ei</strong> altri grandi scrittori cristiani sant'Ireneo, Clemente<br />

Alessandrino, Tertulliano, sant'Ippolito, san Cipriano, san Dionigi Alessandrino.<br />

Con essi risalta ancor meglio l'insegnamento circa i <strong>deuterocanonici</strong> dell'A.T., perché ne riferiscono<br />

più frequentemente d<strong>ei</strong> passi, e spesso notando espressamente che si tratta di Scrittura ispirata<br />

oppure equiparando qu<strong>ei</strong> passi di <strong>deuterocanonici</strong> a passi di protocanonici. Anche presso questi s<strong>ei</strong><br />

scrittori, inoltre, non troviamo alcuna traccia di dubbio circa l‘ispirazione d<strong>ei</strong> <strong>deuterocanonici</strong><br />

dell'A.T. In partico<strong>la</strong>re si deve notare.<br />

Sant'Ireneo (circa 190 d.C.) riferisce Baruc come profeta uguale a Geremia (Adv ' hoct, V,35,1 PG<br />

7,1219). allega Tobia, chiamandolo profeta (Adv Haer , I, 30,11 PG 7,701), riporta Dan 13 come<br />

"Scrittura" e Dan 14 (Adv Haer . IV, 5226,3 i PG 7,984 1054)<br />

Clemente Alessandrino (circa 200 d.C.) n<strong>ei</strong> suoi scritti ha citazioni o chiare allusioni tratte da tutti<br />

i <strong>deuterocanonici</strong> dell'A.T. (eccetto 1 Mac ), compresi Dan ed Est , e spesso aggiunge che si tratta di<br />

Scrittura o da alle citazioni d<strong>ei</strong> <strong>deuterocanonici</strong> <strong>la</strong> stessa importanza di quelle d<strong>ei</strong> protocanonici.<br />

Notevole <strong>la</strong> frequenza con cui si riferisce ad alcuni <strong>deuterocanonici</strong>, a Baruc più di 20 volte, a<br />

Ecclesiastico (Siracide) una cinquantina di volte, a Sapienza più di 20 volte.<br />

Tertulliano (circa 210 d.C.) ha citazioni di tutti i <strong>deuterocanonici</strong> dell'A.T., eccetto Tobia,<br />

equiparando di solito anch'egli i passi d<strong>ei</strong> <strong>deuterocanonici</strong> a d<strong>ei</strong> passi di <strong>libri</strong> o di autori<br />

protocanonici. Anzi, come aveva già fatto san Giustino, rinfaccia ai giud<strong>ei</strong> <strong>la</strong> colpa di aver<br />

arbitrariamente accorciato il canone delle Scritture (De cultu. fem: 1,3 TL 1,1308 [1422]).<br />

Sant' Ippolito (circa 230 d.C.) considera il libro di Baruc come " Scrittura ", da ai passi<br />

<strong>deuterocanonici</strong> di Daniele <strong>la</strong> stessa importanza di quelli prococanonici, ritiene i <strong>libri</strong> di Sapienza<br />

come "profezia".<br />

San Cipriano (circa 250 d.C.) il libro di Baruc è un oracolo dello Spinto Santo, Tobia , Sapienza e i<br />

due <strong>libri</strong> d<strong>ei</strong> Mac hanno <strong>la</strong> stessa autorità probativa che i <strong>libri</strong> protocanonici dell'A T.<br />

San Dionigi Alessandrino (circa a 250) mette Tobia sul piano del<strong>la</strong> ' Scrittura ", e ritiene i detti del<br />

Siracide come " parole divine ".<br />

Secoli IV-V<br />

Durante i secoli IV e V continua vigorosa <strong>la</strong> corrente di autori che non fanno riserve sui<br />

<strong>deuterocanonici</strong>, nonostante che nel secolo IV e n<strong>ei</strong> primi anni del V, come vedremo, si noti un<br />

certo accentuarsi anche del gruppo di scrittori ecclesiastici che solo in teoria si dichiarano contrari<br />

ai <strong>deuterocanonici</strong>, ma che poi in pratica li citano al pari delle altre Scritture.<br />

Fra essi, in modo speciale, si devono qui ricordare i seguenti: Afraate e sant'Efrem del<strong>la</strong> Chiesa di<br />

Siria, san Basilio e san Gregorio Nisseno, cappadoci, che, usando tutti i deuterocanomci dell'A.T.<br />

come scritture divine, rendono ancora più precari, come osserveremo, i dubbi teorici sollevati dal<br />

loro connazionale e contemporaneo san Gregono Nazianzeno.<br />

Soprattutto sant‘Agostino il più insigne di tutto il periodo patristico e grandissimo Dottore del<strong>la</strong><br />

Chiesa, sempre sollecito di indagare e riferire ciò che <strong>la</strong> Chiesa universale, e <strong>la</strong> Chiesa romana in<br />

modo partico<strong>la</strong>re, credevano, egli, come abbiamo visto intervenne al Concilio di Ippona e ai Concili<br />

3° e 4° di Cartagine, n<strong>ei</strong> quali fu definito il canone completo dell'A.T. (quindi si smetta di dire<br />

che i deuterocanoncici furono "aggiunti" nel concilio di Trento), in molte delle sue opere, citò come

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