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la vera bibbia ei libri deuterocanonici - Pentecostali - Apologetica ...

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d‘argento il secondo è d‘oro, ecc.. In pratica poi essi l‘usano spesso: Eva è tipo di Maria SS.;<br />

Noè, Isacco, Mosè Davide, ecc. sono tipi di Cristo.<br />

3) L‟insegnamento del<strong>la</strong> Chiesa. I più recenti documenti pontifici raccomandano di aver ogni<br />

cura anche nel senso tipico, quando ―risulti realmente che Dio ve l‘ha posto‖. In pratica poi<br />

<strong>la</strong> Chiesa fa uso del senso tipico, specialmente nel<strong>la</strong> Liturgia. Dunque esiste nel<strong>la</strong> S.<br />

Scrittura (almeno nell‘A.T.) il senso tipico; e poiché è anch‘esso, come il senso letterale,<br />

paro<strong>la</strong> di Dio rive<strong>la</strong>ta, è oggetto di fede divina quando risulta con sufficiente certezza.<br />

Vi sono sensi tipici anche nel N.T.? Sono da escludere i tipi dogmatici prefiguranti il Messia,<br />

essendo il Messia già venuto. Per gli altri tipi (dogmatici, ossia prefiguranti <strong>la</strong> Chiesa, topologici o<br />

anagogici), alcuni ne ammettono almeno <strong>la</strong> possibilità, ma non possono determinare quali siano di<br />

fatto. Infatti è vero per es. che Gesù fonde insieme le due predizioni del<strong>la</strong> distruzione di<br />

Gerusalemme e del<strong>la</strong> fine del mondo, ma non si può dimostrare con certezza che stabilisca un nesso<br />

tipologico fra i due avvenimenti.<br />

S. Paolo considera il Battesimo come figura del<strong>la</strong> morte e risurrezione del Signore (Rm 6,3-9) e il<br />

Matrimonio come figura dell‘unione di Cristo con <strong>la</strong> Chiesa (Ef 5,32), ma <strong>la</strong> tipologia riguarda cose<br />

future, mentre qu<strong>ei</strong> sacramenti si riferiscono a cose passate; sarà forse meglio par<strong>la</strong>re di simbolismi,<br />

invece che di tipologie.<br />

Il testo. Accertata, per mezzo del<strong>la</strong> critica testuale, l‘autenticità del testo da interpretare, si cerca<br />

diligentemente il senso letterale, per mezzo delle lingue, sia <strong>la</strong> lingua originale di quel testo<br />

(ebraica, aramaica o greca) sia le affini lingue semitiche, e per mezzo degli usi letterali dell‘Antico<br />

Oriente.<br />

Le lingue. L‘interpretazione va fatta di preferenza direttamente sul testo originale, che ha sempre<br />

maggiore autorità di qualunque versione, anche ottima; o almeno, usando una versione, si tenga<br />

sempre presente il testo originale.<br />

Di qui <strong>la</strong> necessità di conoscere le lingue bibliche (ebraico, aramaico, greco). Ad acquistare una<br />

conoscenza più perfetta dell‘ebraico e dell‘aramaico servono molto le altre lingue semitiche, come<br />

il siriaco, l‘arabo, l‘accadico (assiro-babilonese), ecc.. Assolutamente indispensabile è <strong>la</strong><br />

conoscenza almeno delle caratteristiche essenziali del<strong>la</strong> sintassi ebraica, che si riscontrano non solo<br />

nell‘A.T. ma anche nel N.T., i cui autori erano ebr<strong>ei</strong>, o almeno dipendevano da fonti ebraiche o<br />

aramaiche. Per esempio è indispensabile sapere almeno che il verbo ebraico ha solo due principali<br />

forme temporali, perfetto e imperfetto, le quali indicano direttamente (non il tempo dell‘azione, ma)<br />

se l‘azione è compiuta (perfetto) o se è incompiuta (imperfetto). Per questo, secondo i casi, può<br />

trattarsi di azione passata, presente, futura. Inoltre, <strong>la</strong> costruzione delle proposizioni nel periodo<br />

ordinariamente non è subordinata (come in greco o in <strong>la</strong>tino: ―sintassi‖), ma è coordinata<br />

(―paratassi‖): le proposizioni sono collegate da una semplice congiunzione ―e‖, <strong>la</strong> quale può quindi<br />

avere un senso molto vario (finale, consecutivo, temporale, modale, ecc.). Vedi per es. Gen 28,10 s.<br />

secondo l‘ebraico.<br />

Le letterature orientali, in grande parte poetiche, adoperano un linguaggio ricco di immagini spesso<br />

ardite o meno conformi al<strong>la</strong> nostra tradizione e alle nostre abitudini. Figure di questo genere si<br />

trovano anche nel<strong>la</strong> S. Scrittura. Così ad esempio <strong>la</strong> natura è personificata nelle espressioni: i fiumi<br />

battono le mani, i monti saltano come capretti e le colline come agnelli (Sal 98,8; 114,4 ecc.).<br />

La forza di Dio che finalmente sorge per difendere il suo popolo è rassomigliata a quel<strong>la</strong> del forte<br />

inebriato che si sveglia dopo aver smaltita <strong>la</strong> sua ubriachezza; qui si noti che il punto di confronto<br />

non è nell‘ubriacatura, ma nel<strong>la</strong> forza (Sal 78,65). La voce di Dio che minaccia il castigo contro<br />

Gerusalemme è paragonata al ruggito del leone (Am 1,2) ecc..<br />

Tra le metafore usate dal<strong>la</strong> Scrittura quando par<strong>la</strong> di Dio vanno ricordati specialmente gli<br />

antropomorfismi, ai quali si riducono gli antropopatismi.<br />

L‟antropomorfismo è una metafora che attribuisce a Dio membra e azioni umane: occhi, orecchi,<br />

bocca, mani, <strong>la</strong>to destro; Dio p<strong>la</strong>sma il corpo dell‘uomo, scende per vedere <strong>la</strong> città e <strong>la</strong> torre di<br />

Babele, percuote con <strong>la</strong> sua mano, ecc. (Gen 2,7; 11,5 Giob 19,21).

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