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Selvicoltura nelle foreste di protezione - INTERREG Forêts de ...

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Dinamismo e fattori con<strong>di</strong>zionanti<br />

la gestione<br />

Cenosi <strong>di</strong> origine antropica presenti in <strong>di</strong>versi ambiti stazionali, nel complesso<br />

a buona fertilità, che hanno sostituito gli originari boschi <strong>di</strong> rovere e faggio<br />

(alle quote superiori), in contatto con Acero-tiglio-frassineti nel caso <strong>de</strong>i Castagneti<br />

neutrofili.<br />

Cedui, fustaie sopra ceduo, spesso a struttura irregolare originatisi per l’abbandono<br />

<strong>de</strong>i turni consuetu<strong>di</strong>nari o ceduazione <strong>de</strong>lla fustaia da frutto.<br />

Le masse accumulate sono spesso notevoli, dai 200 ai 400 m 3 /ha, a fronte<br />

<strong>di</strong> strutture non stabili. In assenza <strong>di</strong> gestione i popolamenti possono attraversare<br />

fasi <strong>di</strong> concorrenza tra polloni, quin<strong>di</strong> tra ceppaie, con ribaltamento <strong>di</strong><br />

quelle <strong>de</strong>perite e talora con vero e proprio collasso <strong>de</strong>l soprassuolo <strong>di</strong> castagno<br />

nel passaggio dal pregresso equilibrio colturale a con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>namica<br />

naturale. In stazioni non ottimali, ovvero in quelle più xeriche o umi<strong>de</strong> a suoli<br />

superficiali, il castagno ten<strong>de</strong> a <strong>de</strong>perire per essere infiltrato e sostituito da<br />

altre specie. In generale la specie, al <strong>di</strong> fuori <strong>de</strong>lle stazioni limite ove è stata<br />

spinta, manifesta però interessanti caratteristiche selvicolturali, quali la rapida<br />

crescita, la conservazione <strong>de</strong>lla facoltà pollonifera a tempo in<strong>de</strong>terminato,<br />

l’eliofilìa interme<strong>di</strong>a tra faggio e rovere, la capacità <strong>di</strong> ospitare e proteggere<br />

latifoglie mesofile, nonché la produzione <strong>di</strong> seme abbastanza costante. Tali<br />

fattori conferiscono al castagno una certa stabilità potenziale nell’ambito <strong>di</strong><br />

boschi misti.<br />

Castagneti <strong>di</strong>namici<br />

Popolamenti <strong>di</strong> castagno, spesso puri o in mescolanza con altre latifoglie subor<strong>di</strong>nate<br />

o più raramente con conifere. Il Tipo C. mesoneutrofilo a Salvia<br />

glutinosa <strong>de</strong>lle Alpi si sviluppa all’interno <strong>de</strong>lla fascia <strong>di</strong> vegetazione potenziale<br />

<strong>de</strong>i Querco-tiglieti, <strong>de</strong>lle Faggete eutrofiche e mesotrofiche e, talora,<br />

<strong>de</strong>i Querco-carpineti o Querceti mesofili. Le varianti con latifoglie mesofile (ciliegio,<br />

frassino, tiglio cordato, acero <strong>di</strong> monte), con carpino bianco o con faggio<br />

rappresentano fasi <strong>di</strong> evoluzione naturale e sono il prelu<strong>di</strong>o <strong>de</strong>lla costituzione<br />

<strong>di</strong> boschi transitori misti, dove il castagno, se lasciato invecchiare e non trattato<br />

a ceduo, assumerà un’importanza minore. La velocità <strong>de</strong>ll’evoluzione <strong>di</strong><br />

questa formazione <strong>di</strong>pen<strong>de</strong> anche dal sottobosco. Infatti, un <strong>de</strong>nso strato <strong>di</strong><br />

rovi o, localmente, <strong>di</strong> nocciolo possono rallentare la rinnovazione <strong>de</strong>lle specie<br />

spontanee o <strong>de</strong>llo stesso castagno.<br />

Castagneti a <strong>di</strong>namica rallentata<br />

Popolamenti <strong>di</strong> castagno, puri o in mescolanza con rovere, betulla e faggio,<br />

più raramente conifere.<br />

Il castagno, là dove si mantiene vigoroso e con ridotti problemi fitosanitari, è<br />

in grado, con il suo rapido accrescimento, <strong>di</strong> contrastare la concorrenza <strong>de</strong>lle<br />

specie accessorie. Queste formazioni sono stabili ecologicamente solo <strong>nelle</strong><br />

stazioni più favorevoli, se ceduate con regolarità e non eccessivamente colpite<br />

dal cancro, che agisce come parassita <strong>di</strong> <strong>de</strong>bolezza; viceversa il castagno è<br />

<strong>de</strong>stinato a per<strong>de</strong>re spazio a favore <strong>de</strong>l faggio o <strong>di</strong> altre latifoglie (ad es. il tiglio<br />

cordato nel Pinerolese o in Valle Sesia). La rovere e il cerro stentano, invece,<br />

a rinnovarsi e a svilupparsi se non già prece<strong>de</strong>ntemente presenti allo stato<br />

<strong>di</strong> matricine, per la loro maggiore eliofilìa. Nelle aree percorse da incen<strong>di</strong>o<br />

la ricostituzione <strong>de</strong>lla formazione forestale è affidata a specie pioniere come<br />

betulla, pioppo tremolo e, nei settori più interni, anche pino silvestre.<br />

Caduta massi in<br />

castagneto<br />

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