Selvicoltura nelle foreste di protezione - INTERREG Forêts de ...
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Dinamismo e fattori con<strong>di</strong>zionanti<br />
la gestione<br />
L’ubicazione in stazioni rupicole, spesso con bilancio idrico<br />
sfavorevole, e il pregresso generalizzato governo a ceduo per usi<br />
energetici (turni <strong>di</strong> 15-20 anni) accomunano i Querceti montani quali<br />
popolamenti a lento sviluppo e <strong>di</strong>namica. Attualmente i popolamenti<br />
non sono più sfruttati come un tempo per usi energetici e si trovano<br />
in libera evoluzione; tuttavia gli incen<strong>di</strong> boschivi, frequenti anche<br />
nel periodo estivo, e le ripetute annate siccitose costituiscono un<br />
rilevante fattore <strong>di</strong> minaccia generale.<br />
Querceti xero-basifili<br />
Popolamenti <strong>di</strong> roverella, solitamente puri o in mescolanza con pino<br />
silvestre e rare altre latifoglie, in cedui a mo<strong>de</strong>sto sviluppo, talvolta<br />
invecchiati, xerofili e calcifili.<br />
Il Tipo si sviluppa in ambienti assai ari<strong>di</strong>, <strong>di</strong>fficili da colonizzare per<br />
la maggior parte <strong>de</strong>lle altre specie forestali. In tali ambiti solo il pino<br />
silvestre può, <strong>nelle</strong> zone altimetricamente più elevate <strong>de</strong>ll’areale<br />
<strong>de</strong>l Querceto, costituire l’unica altra specie arborea concorrente.<br />
Sovente la roverella approfitta <strong>de</strong>lla lieve ombra <strong>de</strong>l pino silvestre<br />
per rinnovarsi e svilupparsi sotto copertura: col passare <strong>de</strong>i <strong>de</strong>cenni<br />
soppianta <strong>di</strong> norma il pino. In altre situazioni la roverella, favorita<br />
dalla <strong>di</strong>sseminazione zoocora a opera <strong>di</strong> uccelli (ghiandaie) e<br />
ro<strong>di</strong>tori, colonizza incolti, prati steppici o arbusteti, rinnovandosi<br />
in aree prive <strong>di</strong> copertura arborea. La crescita in questi ambienti è<br />
comunque molto lenta. La ceduazione, purché con turni non troppo<br />
ravvicinati, permette una perpetuazione <strong>de</strong>l Querceto e favorisce<br />
l’ingresso <strong>di</strong> qualche altra specie legnosa come il pino silvestre, il<br />
pino nero (naturalizzato) e il sorbo montano.<br />
Querceti mesoxerofili<br />
Popolamenti <strong>di</strong> roverella, spesso in mescolanza con altre latifoglie o<br />
conifere subor<strong>di</strong>nate (soprattutto pino silvestre), in cedui matricinati,<br />
talvolta invecchiati; la <strong>di</strong>namica <strong>di</strong> questi popolamenti e lenta in<br />
quanto le ceduazioni mantenevano la composizione a favore <strong>de</strong>lle<br />
latifoglie eliofile.<br />
Buona parte <strong>de</strong>i popolamenti si è sviluppata a partire da Pinete<br />
miste <strong>nelle</strong> quali il pino è stato prelevato o è <strong>de</strong>perito, a seguito<br />
<strong>de</strong>ll’invecchiamento <strong>de</strong>lla struttura. Tale successione ha interessato<br />
buona parte <strong>de</strong>i versanti settentrionali nel settore centrale <strong>de</strong>lla<br />
Valle d’Aosta.<br />
Nei settori più freschi può rinnovarsi localmente l’abete rosso, che<br />
non riesce però a svilupparsi a<strong>de</strong>guatamente a causa <strong>di</strong> un bilancio<br />
idrico e termico insufficiente.<br />
I Querceti in con<strong>di</strong>zioni stazionali più favorevoli presentano <strong>di</strong> norma<br />
una certa mescolanza <strong>di</strong> altre specie come castagno, frassino, tiglio<br />
a gran<strong>di</strong> foglie, acero campestre, che tendono a svilupparsi sia sotto<br />
copertura che in codominanza nello strato arboreo principale.<br />
Q. <strong>di</strong> rovere a Teucrium scorodonia<br />
Gran parte <strong>de</strong>lla superficie potenziale <strong>de</strong>i boschi <strong>di</strong> rovere è stata<br />
storicamente trasformata in castagneti o in coltivi.<br />
Querceto meso-xerofilo <strong>di</strong> roverella<br />
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