Selvicoltura nelle foreste di protezione - INTERREG Forêts de ...
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<strong>de</strong>lla copertura), sia verticalmente (le chiome <strong>de</strong>gli alberi sono localizzate<br />
sullo stesso piano). Inoltre c’è generalmente un <strong>de</strong>bole<br />
grado d’interazione e sovrapposizione tra le chiome <strong>de</strong>gli alberi<br />
appartenenti allo stesso gruppo.<br />
All’altro estremo, in popolamenti <strong>de</strong>l piano subalpino, i collettivi<br />
hanno piccole <strong>di</strong>mensioni (spesso costituiti da un numero elevato<br />
<strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui o, meglio ancora, <strong>di</strong> fusti) e si osserva un’evi<strong>de</strong>nte <strong>di</strong>scontinuità<br />
<strong>di</strong> copertura <strong>de</strong>lle chiome tra due aggregazioni. Esiste<br />
inoltre una notevole <strong>di</strong>fferenza in altezza tra gli in<strong>di</strong>vidui situati all’esterno<br />
(più bassi e con chiome profon<strong>de</strong>) e quelli situati all’interno<br />
<strong>de</strong>l gruppo (più alti e con chiome solo sulla parte alta <strong>de</strong>l fusto).<br />
Le interazioni tra gli in<strong>di</strong>vidui appartenenti allo stesso collettivo<br />
sono molto forti, poiché questo presenta un’unica chioma all’interno<br />
<strong>de</strong>lla quale non è quasi possibile riconoscere i singoli elementi.<br />
Questo gra<strong>di</strong>ente è il risultato <strong>de</strong>l fatto che, mentre nel piano<br />
montano i rapporti tra i singoli in<strong>di</strong>vidui sono prevalentemente<br />
<strong>di</strong> competizione (lotta per acquisire luce, spazio e risorse<br />
<strong>de</strong>l suolo), nel piano subalpino<br />
prevalgono i rapporti <strong>di</strong> collaborazione<br />
o facilitazione. Infatti,<br />
nel piano subalpino l’ambiente<br />
è molto più severo e gli alberi<br />
riescono a sopravvivere meglio<br />
instaurando <strong>de</strong>i rapporti <strong>di</strong> collaborazione<br />
sia nella parte ipogea<br />
che in quella epigea. A livello ra<strong>di</strong>cale<br />
si osservano <strong>de</strong>lle anastomosi:<br />
collegamenti tra le ra<strong>di</strong>ci <strong>di</strong><br />
tutti gli in<strong>di</strong>vidui che portano alla<br />
formazione <strong>di</strong> un unico sistema<br />
ra<strong>di</strong>cale. A livello <strong>de</strong>lle chiome gli<br />
in<strong>di</strong>vidui più esterni <strong>de</strong>l collettivo,<br />
con rami che giungono fino a<br />
terra, provvedono alla <strong>protezione</strong><br />
anche <strong>de</strong>gli in<strong>di</strong>vidui interni<br />
dal vento e dall’effetto abrasivo<br />
<strong>de</strong>lla neve, mentre questi ultimi,<br />
più alti e con la chioma più sviluppata,<br />
provvedono alla cattura<br />
<strong>de</strong>lla luce.<br />
Nel piano subalpino la formazione<br />
<strong>de</strong>i collettivi è inoltre collegata al<br />
fatto che la rinnovazione forestale<br />
è localizzata solo <strong>nelle</strong> microstazioni<br />
favorevoli (dossi e zone termicamente<br />
vantaggiose, dove lo<br />
scioglimento <strong>de</strong>lla neve è precoce),<br />
mentre è assente negli avvallamenti<br />
e <strong>nelle</strong> zone dove la copertura nevosa<br />
è più prolungata; ciò anche per<br />
Box 1<br />
Gruppo e Collettivo<br />
Collettivo <strong>di</strong> larice nel<br />
piano subalpino<br />
Nella terminologia originale te<strong>de</strong>sca viene utilizzato<br />
il termine “gruppe” con un preciso significato <strong>di</strong><br />
aggregazione strutturale ed ecologica. Il termine<br />
collettivo è stato introdotto nella traduzione dal<br />
te<strong>de</strong>sco al francese (“collectif”) e dal francese è stato<br />
ripreso in italiano. Il termine “collettivo”, d’altro canto,<br />
è riferito, in origine, ad una particolare modalità <strong>di</strong><br />
rimboschimento (SCHÖNENBERGER et al., 1990), che imita<br />
la <strong>di</strong>stribuzione spaziale naturale <strong>de</strong>gli alberi nel piano<br />
subalpino (rimboschimento a “collettivi”).<br />
Nelle Alpi occi<strong>de</strong>ntali italiane e, in particolare, <strong>nelle</strong><br />
regioni Piemonte e Valle d’Aosta, il termine “collettivo”<br />
è utilizzato in modo più estensivo per in<strong>di</strong>care i piccoli<br />
gruppi <strong>de</strong>l piano subalpino e montano superiore.<br />
Pertanto il termine collettivo <strong>de</strong>signa una comunità <strong>di</strong><br />
alberi composta da due o più piante <strong>di</strong>sposte in modo<br />
molto serrato tra loro, che si contrad<strong>di</strong>stingue per la sua<br />
struttura ed è circondata da un mantello più o meno<br />
<strong>de</strong>finito <strong>di</strong> aghi ver<strong>di</strong> che arrivano al suolo.<br />
Nel presente manuale, pur avendo presente gli originali<br />
significati <strong>de</strong>i termini “gruppo” e “collettivo”, si<br />
opta per l’impiego <strong>de</strong>lla terminologia comunemente<br />
utilizzata dai tecnici forestali <strong>de</strong>i territori nei quali sono<br />
state condotte le esperienze che hanno permesso la<br />
redazione <strong>de</strong>l manuale stesso.<br />
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