POETICA

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li, per effa fi celebraua l'onor de Dei, e le lodi deglibuomini buoni 1
.
Et çvevfimilt,*hc il Teatro da poi dal Theorin,tmolto prima da Teo
frendeffe il fuo nom ( cioè, dal mirare, è da Dio) Ma ne tempi nofiri,
tanto èpreualutala différent délie fue forme • che de modi ammaeflra
fi, niurut'memoriaci lÀ+én'mnoappreniiment'O l Ma tutti coloro, che
muficatoccano,alla Teatrica fi danno. • .< "
" ' Ma perche cib habbiano fatto, Ariftotile chiaramente
diffein parole cofi fatte.
T 7\(E fii fiormenti? è neU'adoperarlirifutiamo Partificiale difcipUna.
Et artificialepoûiamo quella che è, a gli agoni. Terciocbe in quefta l'opérante,
non opéra per cagione dipropria virtù, maperpiacimerito de
gli vditori. e cio per ignobile piacimento. Il perche giudichiamo l'ope
rare non effere da buomini liberi, ma più da ferui. & accade che diuenti
no opérai. Terciocbe lo fcopo al quale il fine diri'igano, è reo. Tercio
che lojpettatore plebeio effcndo, fiuole mut are la mufica.
I S T R V M E N T I.
I
Si èadunque fin hor veduto che i poeti la maggior parte
, accompagnarono le loro poefie con l'armonie, cosi ne
migliori fecoli, come ne peggiori ; e ne tempi délie piu, e
délie meno belle armonie. Délie quali ambedue,esfifuro
no,etrouatori,eformatori,eaccrefcitori, emutatori, c
curatoriOra fipruouich'eglino ancora fecciono, 6c inuentarono
gli ftromenti, accomodati a loro. E gia, moite
fiate s'è detto che Anfione, troud la citara. o fecondo Pau
iània,Mercurio la trouô,e adApollo la donô.di quatro cor
de, & Anfione aile quattro, neaggiunfe tre, efeceladi fette
col quai numero,gia fié veduto ch'ella durôfino àTerpan
dro, efinoaMenalippidecheneadoperô 12. Benefi troue
rà, che Anfione, fecondo gli altri fcrittori adoperô ci tara.
& fecondo altri,lira:fpefib in altri.prendefie lira,e citarà per
tutto vnacofa. confondendola ancora con Forminga, c
conCheli. _
DÉLIA