POETICA

l 1 E R^O 7{ 0 X 0- 377
Tratina Fliafio, tenendo all'ora ïorcheflre,auleti, e choreuti mercenarij,
fe ne adiraua.no alcuni, perche gli auletinon fonauano a cbori }fi
corne era patria vfan%a : ma i chori cantauano a gli auleti,
Nelle quali parole chiaramente, e gli auleti, e i choreuti
fono detti mercenari*. emercenariin guifache moftrache
delPytiledi quefto folo efercizio fofteneflero la vita loro.
11 quale mancando loro (i morieno dellafame. 11 cheappa
re per quefto altro teftimonio di Suida.
Tare che queflo *Antimaco (lo Tfeca) fkceffe vn decreto che nofoffe pià
lecito dicomediarveruno perproprionome.e fopra cio,moltide'poeti
, non venieno a prender choro, efu chiaro che molti choreuti periano
délia famc-J.
Sopra che fu anche vn prouerbio Ieuato, dicente, Egli
odia i chori Tragici. Solito a dirfi di coloro, che periano
dellafame. Perche non fi recitando Tragédie » fe non nelle
quaftro fudettefeftiuità dell'anno, il guadagno non fem
bra, che po tefle a choreuti baftare, o dall'vna all'altra, o £
tuttol'anno.
Per rimedio» del quai malefu in Atenefatta vnalegge, che
niun foraftiere, potefle cantar in choro. accioche il guada
gno fofle de foli cirtadini. 11 che Plutarco teftlmonia nella
vitâ di Focione ; paragonando la pouertà di coftui, con
la ricchezza di Demade Oratore. De i quali due dice, Anti
patro Re di Macedonia folea dire. Io ho due amici in Atene,
Focione, e Demade. Quello non ho mai potuto perfuadere.
E quefto dandogli. non ho mai potuto empire.
Le parole di Plutarco fono.
Demade per la riccbeiga, contrafacendo aile leggi, anche fe ne vantaua.Terciocbe
effendo all'ora in Utene vnalegge, che foraftiere non
foffe cboreuta,o che il chorago pagar doueffé mille dramme, tutti gli introduffe
foraftieri, & erano cento. Etinftemeporto fecola pena nel
Teatro, e page a mille dramme pet ciafcbeduno.
Che fanno la fommadiio.miladucati.
C H O R A G O .
Molto fpeflamente ne gli aatori antichi, fi legge quefto
nome di Corago. -• fra gli altri luoghi, nelle parole ora ad-
~" B B b dotte.