Untitled - only fantasy

Continuarono a tuffarsi e a risalire in superficie a riprendere fiato
per oltre un'ora. A quel punto Shaye tremava per la stanchezza e
aveva il viso rigato di lacrime di rabbia e frustrazione. Se non fossero
tornate presto a riva sarebbero annegate. Eppure doveva ritornare
da... come si chiamava?
Valerian!, ricordò. Si chiamava così e lei lo amava.
«Proviamoci ancora una volta» disse a Brenna.
Pur esausta e ansimante come lei, l'altra annuì. «Ho bisogno... di
Joachim.»
Se quel giorno non fossero riuscite a trovare il portale che
conduceva ad Atlantide sarebbero tornate a riva a nuoto e
l'indomani ci avrebbero riprovato ancora. E anche il giorno dopo,
fino a riuscirci.
Le braccia e le gambe di Shaye tremavano con violenza. D'un
tratto Brenna si immobilizzò e lei la prese per un braccio, ma ormai
non aveva la forza di arrivare a riva a nuoto. All'inizio si lasciò
prendere dal panico, aprì la bocca e inghiottì altra acqua, invece
dell'aria tanto preziosa invocata dai suoi polmoni brucianti, ma
continuò a tenere stretta l'amica.
Una strana oscurità, più fitta di qualsiasi tenebra avesse mai
incontrato, cominciò a riempirle la mente, poi un lampo di luce
brillò davanti a lei e una sorta di bolla crebbe fino a circondarle.
Shaye sputò un'altra boccata d'acqua e annaspò per riprendere
fiato. Come per miracolo, questa volta riuscì a respirare. I capelli
bagnati le ricadevano sul viso, ma lei non riusciva a scostarli. Stava
sognando, o forse era morta? Cadde in ginocchio sul fondo della
bolla, di fronte a Brenna, che giaceva riversa priva di sensi.
Shaye non aveva mai praticato a nessuno la respirazione bocca a
bocca, ma l'aveva visto fare in molti film e agì in base a quei ricordi.
«Su, dai, Brenna! Non mollare» la incitò disperata.
Dopo molti sforzi e tentativi Brenna tossì e si riprese, pur restando
con gli occhi chiusi. Sempre più esausta, Shaye si accasciò accanto a
lei.