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"Noi. Testimonianze e documenti in un libro per S. Lorenzo di ...

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La presenza nella nostra necropoli <strong>di</strong> alc<strong>un</strong>e tipologie particolari attestate<br />

anche ad Angera, documenta <strong>un</strong>a rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione e <strong>di</strong> <strong>per</strong>corsi commerciali<br />

che sfruttavano l’economicità del comprensorio idrico fluviale dell’Olona e del<br />

suo sistema <strong>di</strong> canali e quello del Tic<strong>in</strong>o e del lago Maggiore.<br />

La precisa ubicazione dell’area <strong>in</strong>se<strong>di</strong>ativa non è stata f<strong>in</strong>o ad oggi <strong>in</strong><strong>di</strong>viduata.<br />

L’analisi antropologica effettuata sui resti combusti contenuti nelle 39<br />

sepolture <strong>in</strong><strong>di</strong>ca la presenza <strong>di</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>vidui adulti maschili e femm<strong>in</strong>ili e <strong>di</strong><br />

qualche bamb<strong>in</strong>o. Si è altresì rilevato che gli <strong>in</strong><strong>di</strong>vidui non sono <strong>in</strong>tegralmente<br />

deposti, ma risulta che è stata recu<strong>per</strong>ata dalle ossa combuste solo<br />

<strong>un</strong>’esemplificazione simbolica dei resti antropici, secondo <strong>un</strong> uso che <strong>per</strong>siste<br />

nel territorio f<strong>in</strong> dall’Età del Ferro.<br />

Coltelli, cesoie, raschiatoi <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>mensioni utilizzati <strong>per</strong> <strong>di</strong>verse f<strong>un</strong>zioni<br />

come raschiare, <strong>in</strong>cidere, tagliare le pelli e adatti a mani più piccole come<br />

quelle <strong>di</strong> donna <strong>in</strong>ducono ad ipotizzare che, accanto alle tra<strong>di</strong>zionali attività<br />

domestiche svolte dalla donna oltre alla filatura, ci sia anche la lavorazione e<br />

la confezione delle pelli, già conciate. Tali utensili sono pure presenti nei<br />

vecchi scavi <strong>di</strong> San <strong>Lorenzo</strong>, come documentato da Guido Sutermeister nei<br />

<strong>di</strong>ari <strong>di</strong> scavi, mentre risultano assenti <strong>in</strong> altre necropoli lombarde e non.<br />

Sezione I - Albori<br />

“Un <strong>in</strong>contro <strong>di</strong> grande umanità:<br />

Guido Sutermeister ed Aurora Bianchi”<br />

“Omaggio alla Signora Aurora Bianchi, con riconoscenza, Guido Sutermeister”<br />

L’<strong>in</strong>gegner Guido Sutermeister donò alla Signora Aurora il quaderno <strong>di</strong><br />

“Memorie n° 18 - 1960” dal quale vengono riportati ampi stralci delle<br />

osservazioni e dei <strong>di</strong>segni dell’appassionato <strong>in</strong>dagatore dell’antichità.<br />

La Signora Bianchi ricorda così l’<strong>in</strong>contro con l’archeologo.<br />

Si stava procedendo allo scavo della cant<strong>in</strong>a <strong>per</strong> l’ampliamento della mia casa<br />

sulla costa <strong>di</strong> San <strong>Lorenzo</strong> <strong>di</strong> Nerviano, era l’ottobre 1958.<br />

Un mezzodì mio figlio Giovanni tornando da scuola entrò <strong>in</strong> casa <strong>di</strong>cendomi:<br />

«Mamma guarda che l’o<strong>per</strong>aio che sta scavando ha <strong>in</strong> mano <strong>un</strong> grosso vaso ovale<br />

<strong>in</strong> terracotta, lo sta rompendo col piccone!»<br />

Uscii e mi resi conto che aveva fatto così anche con altro vasellame, s<strong>per</strong>ando<br />

forse contenesse qualche oggetto <strong>in</strong> oro. Gi<strong>un</strong>se anche mio fratello Mario dal<br />

lavoro, fermammo l’o<strong>per</strong>aio veloce e decidemmo <strong>di</strong> avvertire i vigili, poiché erano<br />

venuti alla luce contorni <strong>di</strong> pietre con all’<strong>in</strong>terno ciotole con co<strong>per</strong>chio non <strong>in</strong>tegre<br />

contenenti qualcosa che al contatto dell’aria si polverizzava, vasi rotti, piatti,<br />

coltelli e fibule. I vigili avvertirono il Museo <strong>di</strong> Legnano <strong>di</strong> cui era Direttore<br />

onorario l’Ing. Guido Sutermeister. Furono bloccati i lavori <strong>per</strong> otto giorni tra il<br />

<strong>di</strong>sapp<strong>un</strong>to degli o<strong>per</strong>ai. Sutermeister veniva tutti i giorni a seguire lo scavo, era<br />

<strong>un</strong>a <strong>per</strong>sona gentilissima e colta, scavò e setacciò tutti i d<strong>in</strong>torni dello scavo e <strong>per</strong><br />

circa tre mesi il resto, mettendo delicatamente da parte ogni pezzett<strong>in</strong>o al f<strong>in</strong>e poi<br />

<strong>di</strong> ricomporre il possibile. Ogni pezzetto recu<strong>per</strong>ato veniva delicatamente ripulito<br />

dalla terra con <strong>un</strong> pennello. Tranne gli oggetti <strong>in</strong> bronzo e ferro tutti gli altri erano<br />

<strong>di</strong> terracotta. Ricordo <strong>un</strong>a ciotola non <strong>in</strong>tegra, rigata a sp<strong>in</strong>a <strong>di</strong> pesce, <strong>un</strong>’altra<br />

riportava nettamente la scritta P.CATO e <strong>un</strong>’altra NA. Tutto il materiale r<strong>in</strong>venuto<br />

fu depositato nella mia cant<strong>in</strong>a già esistente, il pavimento era quasi tutto pieno.<br />

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