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Il Counselling ovvero<br />

una Comunicazione Efficace<br />

Nei capitoli successivi saranno ampiamente trattati i contenuti delle sette azioni.<br />

Ora, <strong>per</strong>ché questi contenuti possano essere trasformati in comunicazioni efficaci nei<br />

confronti dei genitori, stimolando la riflessione e la condivisione, fac<strong>il</strong>itando eventuali<br />

cambiamenti, è molto importante che <strong>il</strong> professionista <strong>per</strong>fezioni <strong>il</strong> suo st<strong>il</strong>e comunicativo<br />

(vedi “Counselling in più” in ogni capitolo).<br />

Le note che seguono forniscono alcuni spunti sugli elementi di base delle tecniche di<br />

comunicazione ispirate al Counselling Sistemico. Non pretendono di sostituirsi ad un<br />

<strong>per</strong>corso formativo, ma sono suggerimenti <strong>per</strong> gli o<strong>per</strong>atori destinatari del <strong>manuale</strong> affinché<br />

riscoprano le proprie capacità e le sv<strong>il</strong>uppino al meglio <strong>per</strong> una comunicazione<br />

professionale consapevole ed efficace. Rimandiamo alla bibliografia essenziale <strong>per</strong> un<br />

eventuale approfondimento.<br />

Il Counselling<br />

1. Cos’è <strong>il</strong> counselling<br />

Il termine counselling viene spesso usato impropriamente in medicina con un significato<br />

che equivale a: consiglio, informazione. Si parla addirittura di counselling direttivo, che è<br />

in antitesi con la nostra definizione.<br />

In questo contesto, quando parliamo di counselling, ci riferiamo ad un intervento comunicativo<br />

professionale che ha l’obiettivo di mob<strong>il</strong>itare le risorse e le capacità dei genitori<br />

e di fac<strong>il</strong>itare le loro decisioni riguardanti la loro salute o quella dei loro figli, senza sostituirsi<br />

a loro e senza imporre comportamenti insostenib<strong>il</strong>i. L’ottica sistemica porta a<br />

focalizzare l’attenzione sugli equ<strong>il</strong>ibri fam<strong>il</strong>iari e sulla relazione professionista-famiglia,<br />

sfumando la visione centrata prevalentemente sul professionista.<br />

Questo significa che prima di “spiegare” cosa è meglio fare, occorrerà conoscere cosa<br />

<strong>il</strong> genitore sa rispetto a quel determinato argomento e cosa già fa o progetta di fare.<br />

Partendo da queste informazioni sarà più semplice rendere efficaci i nostri messaggi,<br />

<strong>per</strong>ché potremo agganciarli all’es<strong>per</strong>ienza del singolo, <strong>per</strong>sonalizzandoli.<br />

Il messaggio, <strong>per</strong> creare un cambiamento, deve poter modificare le conoscenze (<strong>il</strong> “quadro<br />

cognitivo”) del genitore. Per fare questo occorre non provocare reazioni di rifiuto e/o<br />

difesa e quindi è necessario tenere conto dell’es<strong>per</strong>ienza e delle risorse di quel particolare<br />

genitore. (§ tabella 1)<br />

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