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domanda, oppure alla guerra nella seconda<br />
parte del libro e a come questa, la<br />
guerra, sia una caratteristica dell’essere<br />
umano, una componente necessaria, direi.<br />
E penso alla tendenza dell’uomo ad<br />
avere timore dell’Altro, del diverso, dello<br />
sconosciuto, e al fatto che c’è sempre<br />
qualcuno, qualcosa, che si approfitterà<br />
di questo timore per farvi leva, e alimentare<br />
l’idea di un fronte, di un Loro pericoloso<br />
che metterà a rischio le nostre<br />
esistenze, e di un Noi che da questo debba<br />
difendersi. Ci sarà sempre qualcuno,<br />
dicono i ribelli della seconda parte, che<br />
dirà a Noi che è necessario combattere<br />
contro di Loro, per una qualche differenza<br />
somatica, culturale, o di pensiero;<br />
o a Loro che è necessario combattere<br />
contro di Noi.<br />
Penso, ancora, al ruolo della società,<br />
dei sistemi per mantenere lo status quo<br />
– soprattutto dal punto di vista economico<br />
–, di cui parlo invece nella terza<br />
parte dove i ribelli hanno vinto, ma dove<br />
il sistema andato al potere mantiene un<br />
controllo capillare sui suoi cittadini, offrendo<br />
loro un’apparente felicità, un facile<br />
benessere, illudendoli di poter aspirare<br />
a una vita di piaceri e di soddisfazioni,<br />
quando è ovvio che tutto questo<br />
sia un’illusione pagata a caro prezzo: la<br />
rinuncia ad alcuni diritti umani fondamentali<br />
come la libertà di espressione,<br />
di aggregazione, di scelta libera e democratica;<br />
oppure un caro prezzo che altri<br />
popoli devono sostenere per noi. Pensiamo<br />
davvero, se andiamo oltre il romanzo<br />
e ci guardiamo attorno, che il benessere<br />
occidentale sarebbe stato possibile senza<br />
il peso che ha dovuto sostenere il<br />
continente africano in questi ultimi secoli,<br />
o parte del continente asiatico, o<br />
parte di quello latino americano?<br />
Certo, per parlare di questo ho avuto<br />
bisogno di un immaginario, di memorie<br />
che mi appartengono – mio padre è nato<br />
due anni dopo la fine della guerra, e i<br />
FUOR ASSE 106<br />
©Mosonyiné Sülyi Judit<br />
miei nonni hanno vissuto in tempo di<br />
guerra; e di letture di autori che considero<br />
maestri – Fenoglio, Arpino, Calvino,<br />
Pavese, Vittorini, Gobetti, la Duras<br />
–, ma anche semplicemente le storie di<br />
partigiani, in libri minori, che avrebbero<br />
potuto essere i miei nonni, che avrei<br />
potuto ascoltare da bambino, storie che<br />
– come una memoria implicita e esplicita<br />
– ci siamo tramandati nelle ultime tre<br />
generazioni.<br />
CA - Leggendo il romanzo non si può<br />
non pensare alla Trilogia della città di K.<br />
di Ágota Kristóf. Quali sono i romanzi o,<br />
più in generale, le letture che prediligi<br />
e che pensi possano averti influenzato<br />
nella stesura di questo ultimo libro La<br />
casa dei bambini?<br />
MC - La Trilogia è un libro scoperto<br />
molti anni fa, ai tempi dell’Università,<br />
amato moltissimo e letto più volte,<br />
Le recensioni di<br />
Cooperativa Letteraria