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FuoriAsse_n_22

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domanda, oppure alla guerra nella seconda<br />

parte del libro e a come questa, la<br />

guerra, sia una caratteristica dell’essere<br />

umano, una componente necessaria, direi.<br />

E penso alla tendenza dell’uomo ad<br />

avere timore dell’Altro, del diverso, dello<br />

sconosciuto, e al fatto che c’è sempre<br />

qualcuno, qualcosa, che si approfitterà<br />

di questo timore per farvi leva, e alimentare<br />

l’idea di un fronte, di un Loro pericoloso<br />

che metterà a rischio le nostre<br />

esistenze, e di un Noi che da questo debba<br />

difendersi. Ci sarà sempre qualcuno,<br />

dicono i ribelli della seconda parte, che<br />

dirà a Noi che è necessario combattere<br />

contro di Loro, per una qualche differenza<br />

somatica, culturale, o di pensiero;<br />

o a Loro che è necessario combattere<br />

contro di Noi.<br />

Penso, ancora, al ruolo della società,<br />

dei sistemi per mantenere lo status quo<br />

– soprattutto dal punto di vista economico<br />

–, di cui parlo invece nella terza<br />

parte dove i ribelli hanno vinto, ma dove<br />

il sistema andato al potere mantiene un<br />

controllo capillare sui suoi cittadini, offrendo<br />

loro un’apparente felicità, un facile<br />

benessere, illudendoli di poter aspirare<br />

a una vita di piaceri e di soddisfazioni,<br />

quando è ovvio che tutto questo<br />

sia un’illusione pagata a caro prezzo: la<br />

rinuncia ad alcuni diritti umani fondamentali<br />

come la libertà di espressione,<br />

di aggregazione, di scelta libera e democratica;<br />

oppure un caro prezzo che altri<br />

popoli devono sostenere per noi. Pensiamo<br />

davvero, se andiamo oltre il romanzo<br />

e ci guardiamo attorno, che il benessere<br />

occidentale sarebbe stato possibile senza<br />

il peso che ha dovuto sostenere il<br />

continente africano in questi ultimi secoli,<br />

o parte del continente asiatico, o<br />

parte di quello latino americano?<br />

Certo, per parlare di questo ho avuto<br />

bisogno di un immaginario, di memorie<br />

che mi appartengono – mio padre è nato<br />

due anni dopo la fine della guerra, e i<br />

FUOR ASSE 106<br />

©Mosonyiné Sülyi Judit<br />

miei nonni hanno vissuto in tempo di<br />

guerra; e di letture di autori che considero<br />

maestri – Fenoglio, Arpino, Calvino,<br />

Pavese, Vittorini, Gobetti, la Duras<br />

–, ma anche semplicemente le storie di<br />

partigiani, in libri minori, che avrebbero<br />

potuto essere i miei nonni, che avrei<br />

potuto ascoltare da bambino, storie che<br />

– come una memoria implicita e esplicita<br />

– ci siamo tramandati nelle ultime tre<br />

generazioni.<br />

CA - Leggendo il romanzo non si può<br />

non pensare alla Trilogia della città di K.<br />

di Ágota Kristóf. Quali sono i romanzi o,<br />

più in generale, le letture che prediligi<br />

e che pensi possano averti influenzato<br />

nella stesura di questo ultimo libro La<br />

casa dei bambini?<br />

MC - La Trilogia è un libro scoperto<br />

molti anni fa, ai tempi dell’Università,<br />

amato moltissimo e letto più volte,<br />

Le recensioni di<br />

Cooperativa Letteraria

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