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FuoriAsse_n_22

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LA BIBLIOTECA<br />

ESSENZIALE DI<br />

TERRANULLIUS<br />

NARRAZIONI POPOLARI<br />

Hillman come Pan<br />

di Pier Paolo Di Mino<br />

©Veronica Leffe<br />

Voglio parlare di James Hillman per<br />

parlare del grande Dio Pan. O, forse,<br />

voglio parlare di James Hillman come<br />

fosse il grande Dio Pan, figlio d’Ermète<br />

diletto, bicorne, vago di strepiti, piede di<br />

capra.<br />

Ho in mente questa intervista che Hillman<br />

ha fatto qui in Italia. Lo intervistava<br />

una famosa giornalista, molto colta,<br />

coltissima. La giornalista gli faceva delle<br />

domande lunghissime, ben cadenzate<br />

su lunghi giri di do. Le domande erano<br />

piene di compunta intelligenza, di erudizione<br />

lentissima. L’aria era opaca, e,<br />

senza arrivare a dire che questa aria<br />

poteva ricordare i banchi di nuvole al<br />

mattino in Arcadia, però, in mezzo a<br />

questa aria, ogni tanto, spuntava la faccia<br />

di Hillman. Gli sorridevano gli occhi,<br />

annuendo alla giornalista. Gli sorrideva<br />

la bocca, mentre le rispondeva. Gli sorrideva<br />

perfino la punta del naso, irradiando<br />

gioia. Cosa era quel sorriso?<br />

Senza dubbio era il sorriso di Pan.<br />

Quello era proprio il sorriso insensato e<br />

pauroso che Pan faceva quando era solito<br />

vagabondare per valli e per selve con<br />

le ninfe vaghe di balli, le ninfe che, battendo<br />

i balzi scoscesi e le vette dei<br />

monti, invocavano il nome del capro.<br />

Certo, il grande Dio Pan è morto. Ma<br />

non davvero. Era un gioco di parole<br />

del solito Plutarco. Pare, diceva lui,<br />

sacerdote a Delfi, esperto di inganni,<br />

mercante di enigmi formato fin dalla<br />

più tenera età ai diversi giochi di parole<br />

che si inventano di notte fra iniziati, che<br />

dei marinai, costeggiando le rive dell’Asia<br />

Minore, avessero sentito l’urlo angosciante<br />

di tutte le cose, e da questo<br />

avessero capito che Pan, il cui nome<br />

volendo significa tutto, fosse morto.<br />

Tutto, però, questo morire lo fa quanto<br />

meno stagionalmente, e non sarebbe<br />

stata questa gran cosa da raccontare,<br />

se Plutarco non avesse avuto una sua<br />

certa intenzione nel raccontarla. Quale<br />

intenzione? Forse, quella di dire che<br />

il cristianesimo, alla fine, non avrebbe<br />

vinto davvero; che il suo profeta, morendo<br />

in croce lì da qualche parte in Asia<br />

Minore, non poteva fare altro che diventare<br />

un dio che è tutto, diventare Pan.<br />

Tante sono le vie che confermano l’immortalità<br />

di un dio. Dimostrarono poi<br />

questa tesi, pare, i templari riportando<br />

una loro sindone del tutto particolare,<br />

congegnata a loro uso personale, e che<br />

mostra la vera immagine del cristo<br />

ostentando quel volto da caprone che,<br />

sempre per quegli scherzi che ci si fanno<br />

di notte fra iniziati, chiamarono con un<br />

nome dadaista: Bafometto. Ma in realtà<br />

era Pan, l’irsuto a cui sono sacre le vette<br />

dei monti aspri e sublimi.<br />

Il dio Pan non è morto. Gli dèi sono<br />

FUOR ASSE<br />

144 Biblioteca Essenziale

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