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FuoriAsse_n_22

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©Alighiero e Boetti, Mappe, 1989<br />

una possibilità di ordinata percorribilità<br />

di tutte le terre, sono punti di armonia<br />

nati dalle mani di donne che ricuciono<br />

gli strappi geografici della guerra in tele<br />

concluse armonicamente, con ampi bordi:<br />

quasi cornici rinascimentali alla maniera<br />

di quelle del Vasari nella gallerie<br />

delle Mappe a Palazzo Vecchio di Firenze,<br />

colorate con iscrizioni in italiano o<br />

persiano con date e circostanze del lavoro,<br />

in bell’ordine. Ma subito Boetti<br />

scombina tutto e dichiara che fra Ordine<br />

e Disordine, salvo la particella dis,<br />

c’è uguaglianza.<br />

L’unica via d’uscita? Mettere al mondo<br />

il mondo, come si intitola una sua opera<br />

a biro del 1972. È il sogno di una rinascita,<br />

una volta liberatosi dalla vanità<br />

del creatore; una voglia di palingenesi o<br />

forse più banalmente di prendere un’altra<br />

sortita attraverso la porta di avorio,<br />

quella riservata ai sogni fallaci, per allontanarsi<br />

dalla commedia illogica del<br />

mondo osservando con sorpresa e ironia<br />

un arazzo, forse un tappeto volante. La<br />

moglie di Boetti, Anne Marie Sauzeau,<br />

nel saggio all’interno del catalogo della<br />

mostra Penelope’s labour - Weaving,<br />

Words & Images (Fondazione Giorgio<br />

Cini – Venezia – 2011), racconta che a<br />

Kabul «Boetti si presentava per semplificare<br />

le cose con il solo nome di battesimo,<br />

ma questo spesso veniva diviso in<br />

Ali-Ghiero o Ghiero Ali». Nomen Omen,<br />

dicevano i latini, cioè in ogni nome c’è il<br />

proprio destino. Chissà come si divertiva<br />

Boetti a sentirsi un Alì da Mille e una<br />

notte e a viaggiare su tappetti volanti,<br />

guardare dall’alto il caos, le guerre del<br />

mondo! A differenza di chi sta dentro i<br />

fatti orribili o brutali e che eleva d’istinto<br />

una barriera per giustificare tutta quella<br />

disumana enormità, chi ne è esterno,<br />

chi le vede da una lontananza, a volo<br />

d’uccello, di certo non ha le risposte all’insensatezza<br />

del male, ma ha il perfetto<br />

riconoscimento dell’insensatezza morale<br />

e la possibilità di denunciarla.<br />

Forse è per questo desiderio dell’altro<br />

mondo o di un mondo altro che l’artista<br />

FUOR ASSE<br />

72<br />

Riflessi Metropolitani

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