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FuoriAsse_n_22

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quel che rimasto del paese di Montelupo,<br />

a causa del terremoto del 1980.<br />

Parcheggio l’auto in piazza, avevo quin -<br />

dici anni l’ultima volta che misi piede al<br />

paese.<br />

Conoscevo diverse persone, per lo più<br />

vecchiette: le numerose amiche di nonna<br />

che mi strapazzavano di coccole,<br />

rimpinzavano di caramelle e regalavano<br />

giocattoli usati dei loro figli ormai grandi,<br />

che avevano da anni abbandonato il<br />

paese.<br />

Erano le comari, signore dai cinquant’anni<br />

in su vestite puntualmente<br />

di nero, perché avevano sempre qualche<br />

lutto da rispettare.<br />

Ora le poche signore vestite di nero che<br />

scorgo avranno più di settant’anni. Mi<br />

guardano circospette.<br />

Cammino verso casa di nonna, ancora<br />

una salita e poi sulla sinistra troverò il<br />

cancelletto arrugginito che darà accesso<br />

al giardinetto.<br />

Un box pieno di cianfrusaglie, una stalla<br />

per le galline, Pallino, il gattone grigio<br />

che prendevo in braccio da bambino,<br />

grande quasi quanto me.<br />

E poi il cortiletto, dove la sera si recitava<br />

il rosario con le comari. Io a pochi metri,<br />

nel lettone prendevo sonno con la cantilena<br />

del rosario, interrotto da qualche<br />

risata che mia nonna faceva finta di<br />

redarguire, forte della carica di capo-comare<br />

che le era stato assegnato con<br />

consenso unanime e incontestato. Se la<br />

battuta arrivava da mia nonna, scattava<br />

un coro di risate, nessuno aveva il grado<br />

così alto per riprenderla, forse la<br />

madonna di Montelupo, da lassù.<br />

Mi addormentavo in modo dolce, saporito,<br />

in realtà in pochi minuti, ma era<br />

l’intervallo di tempo in cui toccavo l’apice<br />

della serenità. Se dovessi spiegare ad<br />

un bambino cosa è la serenità, proverei<br />

ad invitarlo dentro quel cortile, chiamare<br />

le comari e pregarle di recitare un<br />

rosario.<br />

©Brett Walker<br />

Prendevo sonno immaginando e fantasticando<br />

le cose belle che avrei fatto nel<br />

giorno seguente.<br />

Il mattino dopo colazione andavo a<br />

prendere l’acqua alla fontana vecchia,<br />

che fatica trasportare quei cinque litri,<br />

anche se per poche decine di metri. Poi<br />

andavo al forno a prendere il pane, mi<br />

sentivo importante a muovermi in autonomia<br />

per il paese a soli otto anni. Al<br />

rientro andavo a controllare quante<br />

uova avessero fatto le galline, per poi<br />

andare da mia nonna e ridere dei suoi<br />

commenti. Se il cestino era vuoto brontolava<br />

«il collo ci devo tirare, solo a far il<br />

brodo so’ buone».<br />

Quando il sole ormai alto aveva intiepidito<br />

il cortiletto fresco della notte di mon<br />

tagna, nonna montava un tavolino: era<br />

il momento dei compiti delle vacanze.<br />

L’aria fresca di montagna e l’aspettativa<br />

delle allettanti attività del pomeriggio<br />

rendeva l’onere meno sgradito. Pallino<br />

FUOR ASSE<br />

156<br />

Il principio dell’iceberg

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