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quel che rimasto del paese di Montelupo,<br />
a causa del terremoto del 1980.<br />
Parcheggio l’auto in piazza, avevo quin -<br />
dici anni l’ultima volta che misi piede al<br />
paese.<br />
Conoscevo diverse persone, per lo più<br />
vecchiette: le numerose amiche di nonna<br />
che mi strapazzavano di coccole,<br />
rimpinzavano di caramelle e regalavano<br />
giocattoli usati dei loro figli ormai grandi,<br />
che avevano da anni abbandonato il<br />
paese.<br />
Erano le comari, signore dai cinquant’anni<br />
in su vestite puntualmente<br />
di nero, perché avevano sempre qualche<br />
lutto da rispettare.<br />
Ora le poche signore vestite di nero che<br />
scorgo avranno più di settant’anni. Mi<br />
guardano circospette.<br />
Cammino verso casa di nonna, ancora<br />
una salita e poi sulla sinistra troverò il<br />
cancelletto arrugginito che darà accesso<br />
al giardinetto.<br />
Un box pieno di cianfrusaglie, una stalla<br />
per le galline, Pallino, il gattone grigio<br />
che prendevo in braccio da bambino,<br />
grande quasi quanto me.<br />
E poi il cortiletto, dove la sera si recitava<br />
il rosario con le comari. Io a pochi metri,<br />
nel lettone prendevo sonno con la cantilena<br />
del rosario, interrotto da qualche<br />
risata che mia nonna faceva finta di<br />
redarguire, forte della carica di capo-comare<br />
che le era stato assegnato con<br />
consenso unanime e incontestato. Se la<br />
battuta arrivava da mia nonna, scattava<br />
un coro di risate, nessuno aveva il grado<br />
così alto per riprenderla, forse la<br />
madonna di Montelupo, da lassù.<br />
Mi addormentavo in modo dolce, saporito,<br />
in realtà in pochi minuti, ma era<br />
l’intervallo di tempo in cui toccavo l’apice<br />
della serenità. Se dovessi spiegare ad<br />
un bambino cosa è la serenità, proverei<br />
ad invitarlo dentro quel cortile, chiamare<br />
le comari e pregarle di recitare un<br />
rosario.<br />
©Brett Walker<br />
Prendevo sonno immaginando e fantasticando<br />
le cose belle che avrei fatto nel<br />
giorno seguente.<br />
Il mattino dopo colazione andavo a<br />
prendere l’acqua alla fontana vecchia,<br />
che fatica trasportare quei cinque litri,<br />
anche se per poche decine di metri. Poi<br />
andavo al forno a prendere il pane, mi<br />
sentivo importante a muovermi in autonomia<br />
per il paese a soli otto anni. Al<br />
rientro andavo a controllare quante<br />
uova avessero fatto le galline, per poi<br />
andare da mia nonna e ridere dei suoi<br />
commenti. Se il cestino era vuoto brontolava<br />
«il collo ci devo tirare, solo a far il<br />
brodo so’ buone».<br />
Quando il sole ormai alto aveva intiepidito<br />
il cortiletto fresco della notte di mon<br />
tagna, nonna montava un tavolino: era<br />
il momento dei compiti delle vacanze.<br />
L’aria fresca di montagna e l’aspettativa<br />
delle allettanti attività del pomeriggio<br />
rendeva l’onere meno sgradito. Pallino<br />
FUOR ASSE<br />
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Il principio dell’iceberg