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©Tina Modotti, Julio Antonio Mella on His Deathbed,<br />
1923.<br />
più incisivo per registrare la vita reale».<br />
Scrive: «Da qui il valore documentario, e<br />
se a ciò si aggiunge la sensibilità e l’accettazione<br />
dell’argomento trattato, ma so -<br />
prattutto una chiara idea del posto occupato<br />
nell’evolversi della storia, ritengo<br />
che il risultato sia degno di un proprio<br />
ruolo nella rivoluzione sociale» (Pino Cacucci,<br />
Tina, Feltrinelli, 2005). Tina è al<br />
culmine della sua carriera artistica e,<br />
grazie al suo ruolo di fotografa, sente la<br />
possibilità e il dovere di incidere sulla<br />
società. Le sue immagini sono pure nella<br />
composizione, originali, vere e trasmettono<br />
un chiaro messaggio sociale<br />
che passa attraverso una consapevolezza<br />
formale giocata tra equilibri e simmetrie<br />
quasi classiche. Purtroppo però il<br />
clima politico sta cambiando, e nel 1930<br />
viene ingiustamente accusata di aver<br />
partecipato a un attentato contro il nuovo<br />
capo di stato Pasqual Ortiz Rubio.<br />
Viene arrestata ed espulsa dal Messico.<br />
Si imbarca così sul piroscafo olandese<br />
Edam e arriva sino a Rotterdam insieme<br />
all’antifascista Vittorio Vidali. Dopo aver<br />
peregrinato per l’Europa, giunge a Berlino<br />
dove sta per scatenarsi il regime nazista<br />
e scatta le sue ultime fotografie,<br />
poi parte per Mosca, qui l’attende Vidali,<br />
ottiene la cittadinanza e diviene membro<br />
del partito. È in questo periodo che<br />
decide di abbandonare definitivamente<br />
la fotografia decidendo di aver esaurito<br />
il suo ruolo, e si dedica anima e corpo<br />
alla casa comunista. Fino al 1935 vive<br />
tra Mosca, Varsavia, Vienna, Madrid e<br />
Parigi soccorrendo perseguitati politici.<br />
Nel luglio 1936, con Vidali che è ormai<br />
suo compagno da anni, si impegna<br />
nella guerra civile spagnola, lavora negli<br />
ospedali e nei collegamenti, fa parte dell’Organizzazione<br />
del Congresso internazionale<br />
degli intellettuali contro il fascismo<br />
e conosce Robert Capa, Hemingway,<br />
Dolores Ibarrui, Antonio Machado<br />
e quando la resistenza cade, aiuta i profughi<br />
che si trovano alla frontiera mettendo<br />
a rischio la propria vita. Sempre<br />
con Vidali, arriva poi a Parigi e chiede il<br />
permesso di trasferirsi in Italia nonostante<br />
sia ricercata dalla polizia fascista,<br />
cosa che le viene negata. Torna così<br />
in Messico dove muore colpita da infarto<br />
nella notte del 5 gennaio 1942, dopo<br />
una cena con amici, all’interno del taxi<br />
che la sta riportando a casa. La sua immagine<br />
subisce un nuovo colpo, poiché<br />
la stampa reazionaria e scandalistica<br />
cercò di trasformare la sua morte in un<br />
delitto politico attribuendone la responsabilità<br />
a Vittorio Vidali. Indignato per<br />
la polemica, Pablo Neruda le dedicherà<br />
una poesia i cui primi versi vengono<br />
scolpiti sulla tomba di Tina al Pantheon<br />
de Dolores di Città del Messico, rendendo<br />
ancora più mitica la sua vita e la sua<br />
storia.<br />
FUOR ASSE<br />
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BIANCA