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FuoriAsse_n_22

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Allungare lo Sguardo<br />

Mariana Enríquez<br />

Qualcuno cammina sulla tua tomba<br />

Traduzione di Alessio Casalini<br />

Caravan, 2016<br />

A molti scrittori viene la tentazione di<br />

andare per cimiteri e raccontare (o meglio,<br />

ascoltare) le mille storie che sembrano<br />

provenire dalle tombe di personaggi<br />

più o meno illustri. Di recente vale<br />

la pena ricordare Giuseppe Marcenaro<br />

con il suo Cimiteri. Storie di rimpianti e<br />

di follie (Bruno Mondadori, 2008), Cees<br />

Noteboom con Tumbas. Tombe di poeti<br />

e pensatori (Iperborea, 2015), diverse<br />

pagine anche di Carte false di Valeria<br />

Luiselli (La Nuova Frontiera, 2013). E di<br />

sicuro ne dimentico alcuni. Si tratta<br />

di solito di libri colti, eruditi anzi, fitti<br />

di notizie, preoccupati di non lasciare<br />

nulla indietro, a volte anche indiscreti.<br />

Un cimitero non basta mai a questi<br />

autori irrequieti: nemmeno un solo<br />

paese è sufficiente: bisogna (è un imperativo!)<br />

travalicare confini, spingersi in<br />

altri continenti, viaggiare per giorni e<br />

villeggiare in condizioni precarie per poter<br />

raggiungere le tombe tanto a lungo<br />

inseguite, o scoprirne di nuove e impensate,<br />

perché la ricerca d’archivio da sola<br />

sarebbe un bluff, e le tombe bisogna<br />

interrogarle di persona, e insistere finché<br />

qualcuno dall’interno non comincia<br />

a parlare. L’eterogeneità dell’impianto<br />

di questi libri finisce per diventare un<br />

tratto distintivo, compattante; il confondersi<br />

della personalità dell’autore con le<br />

personalità dei tanti defunti è un altro<br />

aspetto comune, declinato in vari modi<br />

ma costante. Ed è forte, curiosa, imprevedibile,<br />

a volte bizzosa la personalità<br />

dell’argentina Mariana Enríquez colta<br />

nelle sue flâneries nei cimiteri del<br />

mondo. È lei a camminare sulle tombe<br />

dei morti, e sono i suoi passi a risuonare<br />

in queste pagine fitte, fino a formare<br />

una sorta di autobiografia eccentrica<br />

sempre avventurosa, spesso divertente,<br />

talvolta sentimentale (mai troppo). Il suo<br />

“io” prevale di gran lunga sui tanti<br />

“loro”, al punto che a volte il cimitero<br />

che dà titolo al capitolo rimane sullo<br />

sfondo, o è visitato un po’ di fretta, alla<br />

fine, dopo lunghe premesse. I cimiteri<br />

restano comunque il luogo d’elezione<br />

dell’autrice, non solo per la sua propensione<br />

al racconto horror (leggete almeno<br />

Quando parlavamo con i morti, sempre<br />

Caravan, 2014), ma proprio per la ricchezza<br />

e la vitalità che essi paradossalmente<br />

racchiudono, e per il potere che<br />

hanno di definire, ogni volta più nettamente,<br />

la vita di chi li visita.<br />

FUOR ASSE<br />

Le recensioni<br />

112<br />

Allungare lo Sguardo

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