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Allungare lo Sguardo<br />
Mariana Enríquez<br />
Qualcuno cammina sulla tua tomba<br />
Traduzione di Alessio Casalini<br />
Caravan, 2016<br />
A molti scrittori viene la tentazione di<br />
andare per cimiteri e raccontare (o meglio,<br />
ascoltare) le mille storie che sembrano<br />
provenire dalle tombe di personaggi<br />
più o meno illustri. Di recente vale<br />
la pena ricordare Giuseppe Marcenaro<br />
con il suo Cimiteri. Storie di rimpianti e<br />
di follie (Bruno Mondadori, 2008), Cees<br />
Noteboom con Tumbas. Tombe di poeti<br />
e pensatori (Iperborea, 2015), diverse<br />
pagine anche di Carte false di Valeria<br />
Luiselli (La Nuova Frontiera, 2013). E di<br />
sicuro ne dimentico alcuni. Si tratta<br />
di solito di libri colti, eruditi anzi, fitti<br />
di notizie, preoccupati di non lasciare<br />
nulla indietro, a volte anche indiscreti.<br />
Un cimitero non basta mai a questi<br />
autori irrequieti: nemmeno un solo<br />
paese è sufficiente: bisogna (è un imperativo!)<br />
travalicare confini, spingersi in<br />
altri continenti, viaggiare per giorni e<br />
villeggiare in condizioni precarie per poter<br />
raggiungere le tombe tanto a lungo<br />
inseguite, o scoprirne di nuove e impensate,<br />
perché la ricerca d’archivio da sola<br />
sarebbe un bluff, e le tombe bisogna<br />
interrogarle di persona, e insistere finché<br />
qualcuno dall’interno non comincia<br />
a parlare. L’eterogeneità dell’impianto<br />
di questi libri finisce per diventare un<br />
tratto distintivo, compattante; il confondersi<br />
della personalità dell’autore con le<br />
personalità dei tanti defunti è un altro<br />
aspetto comune, declinato in vari modi<br />
ma costante. Ed è forte, curiosa, imprevedibile,<br />
a volte bizzosa la personalità<br />
dell’argentina Mariana Enríquez colta<br />
nelle sue flâneries nei cimiteri del<br />
mondo. È lei a camminare sulle tombe<br />
dei morti, e sono i suoi passi a risuonare<br />
in queste pagine fitte, fino a formare<br />
una sorta di autobiografia eccentrica<br />
sempre avventurosa, spesso divertente,<br />
talvolta sentimentale (mai troppo). Il suo<br />
“io” prevale di gran lunga sui tanti<br />
“loro”, al punto che a volte il cimitero<br />
che dà titolo al capitolo rimane sullo<br />
sfondo, o è visitato un po’ di fretta, alla<br />
fine, dopo lunghe premesse. I cimiteri<br />
restano comunque il luogo d’elezione<br />
dell’autrice, non solo per la sua propensione<br />
al racconto horror (leggete almeno<br />
Quando parlavamo con i morti, sempre<br />
Caravan, 2014), ma proprio per la ricchezza<br />
e la vitalità che essi paradossalmente<br />
racchiudono, e per il potere che<br />
hanno di definire, ogni volta più nettamente,<br />
la vita di chi li visita.<br />
FUOR ASSE<br />
Le recensioni<br />
112<br />
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