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FuoriAsse_n_22

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sue frasi dalla nota e dalla bibliografia.<br />

Poi da lì si perde e il discorso difficilmente<br />

torna. Quanto gli piace quella<br />

ridondanza di notizie (nel senso vero: di<br />

cose notevoli per l’anima). Leggere Hillman<br />

è come leggere un poema indiano,<br />

in cui il pensiero e le azioni si sciolgono<br />

come il sale nell’acqua. Sapere intrattenere<br />

chi ti ascolta, trattenerlo nell’anima,<br />

con il racconto dei pensieri non<br />

meno che con quello delle cose, parlare<br />

alla ragione come ai sensi, ai sentimenti<br />

come all’intelletto. È quanto ha fatto<br />

Dante, che chiamano il sommo per questo.<br />

Ma lo ha fatto anche Hillman, ed è<br />

quindi fra queste quattro cose, questa<br />

della cultura, questa sua cosa dell’amore<br />

carnale per il pensiero, la più importante<br />

che ci ha insegnato, quella che ci<br />

riporta di più alla poesia nella sua essenza:<br />

nella sua essenza di nume caprigno<br />

che ti prende e ti sussurra impossibili<br />

parole di sapienza e irripetibili lascive<br />

frasi d’amore.<br />

Una catena di parole rifulgenti che<br />

fanno brillare immagini infinte in un<br />

infinito gioco di specchi, quello della<br />

vita. Le immagini. L’immagine fondamentale<br />

dalla quale veniamo e alla<br />

quale torniamo.<br />

A proposito: torniamo all’intervista.<br />

Nell’intervista, e siamo ovviamente<br />

quasi al suo finale, Hillman parla di soggezione.<br />

Parla di assoggettamento. Parla<br />

di vecchiaia, di senescenza e abbandono,<br />

abbondono alla morte, e quindi di<br />

forza, della forza del carattere e dell’anima,<br />

parla di questa forza che ci soggioga.<br />

Parla di sacralità. Poi chiude gli<br />

occhi, e, allora, parla infine di morte, e<br />

dell’immagine che, più viva di quanto<br />

siamo mai stati, sopravvive alla nostra<br />

morte. Poi Hillman tace e, allora, la giornalista<br />

dice molte cose colte. Ma poi<br />

parla anche lei di morte. No, non di<br />

morte. Quella non riesce a nominarla.<br />

Parla della paura. Ha forse un attacco<br />

dpanico? Inevitabile, e lo si capisce da<br />

Hillman che assume una faccia seria,<br />

serissima, ma gli occhi gli ridono di<br />

nuovo. Gli ridono pazzescamente. Questa<br />

è, mi pare, l’immagine di Hillman,<br />

più viva di lui, che gli è sopravvissuta. È<br />

l’immagine di un dio. L’immagine che in<br />

coda a queste mie parole riverisco come<br />

si faceva una volta, ai tempi di Omero,<br />

salutando Hillman, salutando Pan, come<br />

se le mie parole fossero una preghiera.<br />

Mi ricorderò di esaltarvi in un carme<br />

novello.<br />

@Marina Yushina<br />

FUOR ASSE<br />

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