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sue frasi dalla nota e dalla bibliografia.<br />
Poi da lì si perde e il discorso difficilmente<br />
torna. Quanto gli piace quella<br />
ridondanza di notizie (nel senso vero: di<br />
cose notevoli per l’anima). Leggere Hillman<br />
è come leggere un poema indiano,<br />
in cui il pensiero e le azioni si sciolgono<br />
come il sale nell’acqua. Sapere intrattenere<br />
chi ti ascolta, trattenerlo nell’anima,<br />
con il racconto dei pensieri non<br />
meno che con quello delle cose, parlare<br />
alla ragione come ai sensi, ai sentimenti<br />
come all’intelletto. È quanto ha fatto<br />
Dante, che chiamano il sommo per questo.<br />
Ma lo ha fatto anche Hillman, ed è<br />
quindi fra queste quattro cose, questa<br />
della cultura, questa sua cosa dell’amore<br />
carnale per il pensiero, la più importante<br />
che ci ha insegnato, quella che ci<br />
riporta di più alla poesia nella sua essenza:<br />
nella sua essenza di nume caprigno<br />
che ti prende e ti sussurra impossibili<br />
parole di sapienza e irripetibili lascive<br />
frasi d’amore.<br />
Una catena di parole rifulgenti che<br />
fanno brillare immagini infinte in un<br />
infinito gioco di specchi, quello della<br />
vita. Le immagini. L’immagine fondamentale<br />
dalla quale veniamo e alla<br />
quale torniamo.<br />
A proposito: torniamo all’intervista.<br />
Nell’intervista, e siamo ovviamente<br />
quasi al suo finale, Hillman parla di soggezione.<br />
Parla di assoggettamento. Parla<br />
di vecchiaia, di senescenza e abbandono,<br />
abbondono alla morte, e quindi di<br />
forza, della forza del carattere e dell’anima,<br />
parla di questa forza che ci soggioga.<br />
Parla di sacralità. Poi chiude gli<br />
occhi, e, allora, parla infine di morte, e<br />
dell’immagine che, più viva di quanto<br />
siamo mai stati, sopravvive alla nostra<br />
morte. Poi Hillman tace e, allora, la giornalista<br />
dice molte cose colte. Ma poi<br />
parla anche lei di morte. No, non di<br />
morte. Quella non riesce a nominarla.<br />
Parla della paura. Ha forse un attacco<br />
dpanico? Inevitabile, e lo si capisce da<br />
Hillman che assume una faccia seria,<br />
serissima, ma gli occhi gli ridono di<br />
nuovo. Gli ridono pazzescamente. Questa<br />
è, mi pare, l’immagine di Hillman,<br />
più viva di lui, che gli è sopravvissuta. È<br />
l’immagine di un dio. L’immagine che in<br />
coda a queste mie parole riverisco come<br />
si faceva una volta, ai tempi di Omero,<br />
salutando Hillman, salutando Pan, come<br />
se le mie parole fossero una preghiera.<br />
Mi ricorderò di esaltarvi in un carme<br />
novello.<br />
@Marina Yushina<br />
FUOR ASSE<br />
150 Biblioteca Essenziale