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@Maro Phee<br />
splendore di innumerevoli candele, ma gli era<br />
estraneo ed ostile, come pure i belli, lindi bambini<br />
che si aggruppavano intorno ad esso [...].<br />
Ma improvvisamente gli acuti occhi di Sasca<br />
luccicarono di meraviglia e il suo viso istantaneamente<br />
riacquistò l’ordinaria espressione di<br />
audacia e di sicurezza. Nel rovescio dell’albero<br />
volto dalla sua parte e illuminato più debolmente<br />
degli altri lati, egli vide ciò che mancava<br />
nel quadro della sua vita e senza il quale tutto<br />
intorno era vuoto come se i circostanti fossero<br />
stati senza vita. Era un angioletto di cera negligentemente<br />
appeso nel folto degli oscuri rami e<br />
che pareva si librasse nell’aria. Le sue trasparenti<br />
alucce di cicala fremevano alla luce che<br />
cadeva su loro ed egli tutto pareva vivo pronto a<br />
volare 3 .<br />
Alla base dello stato di estrema povertà<br />
e di degrado esistenziale, che Sasca<br />
subisce con profondo dolore, c’è anche<br />
un malessere interiore determinato da<br />
un contesto sociale privo di ogni stabilità<br />
etica e che per Andreev intende essere<br />
una rappresentazione della coscien -<br />
za nazionale russa, prima della Rivoluzione<br />
d’ottobre. I perni su cui è impiantata<br />
la storia sono le azioni di Savvic e<br />
Petrovna, rispettivamente il padre e la<br />
madre di Sasca, poiché è la caratterizzazione<br />
dei due personaggi, a loro volta<br />
distinti e contrapposti, l’uno mite, l’altra<br />
aggressiva e violenta, a dare risalto al<br />
malessere di Sasca. Un senso di sgomento<br />
e di impotenza, che, per il carattere<br />
emblematicamente tragico, ricorda<br />
quello del protagonista del racconto Il<br />
cappotto di Gogol’. Al di là della particolare<br />
collocazione sociale, c’è la condizione<br />
del singolo uomo, in tutti e due i casi<br />
dominata dalle azioni altrui: anche se<br />
l’ambientazione dei racconti è diversa,<br />
è la sensibilità dei due personaggi a essere<br />
scossa da circostanze imposte prepotentemente<br />
dall’esterno. Nell’Angioletto,<br />
però, il protagonista non soggiace<br />
alle brutalità, né tantomeno agli insulti<br />
della madre. Sasca soffre ma reagisce<br />
e batte i compagni, strappa i libri, dice<br />
bugie. Mente soprattutto alla madre,<br />
che, quasi sempre ubriaca, definisce<br />
Savvic e Sasca ironicamente dei «letterati».<br />
L’utilizzo di questo termine, come<br />
chiarisce Gobetti nelle note al testo,<br />
mette in risalto la natura intimamente<br />
fragile e sognante di Savvic e Sasca. È<br />
proprio la mancanza di cure materne a<br />
ferire Sasca; una mancanza di attenzioni<br />
che si manifesta anche con gesti arroganti,<br />
un linguaggio volgare e violenza<br />
fisica. Sasca difatti instaura un rapporto<br />
di fiducia solo con Savvic, il padre:<br />
lo stesso angioletto è portato a casa e<br />
condiviso come oggetto d’amore con il<br />
padre.<br />
Nella parte finale della novella, parlando<br />
con lui alla sera come non ha fatto<br />
mai, Sasca fa credere al padre che l’angioletto<br />
gli sia stato donato dalla aristocratica<br />
amata in gioventù e che Savvic<br />
non poté unire a sé. Un amore mai<br />
3 L’ Angioletto, cit., p.141.<br />
FUOR ASSE<br />
28 Quaderni per l’infanzia