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Assaggi di fame - Filippo Radaelli

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Proprietà transitiva<br />

e altri animali (per stomaci forti)<br />

17 settembre<br />

Per mangiare debbo lavorare.<br />

Per lavorare, mi tocca <strong>di</strong>giunare.<br />

Per la proprietà transitiva: per mangiare, debbo <strong>di</strong>giunare.<br />

Non fa una piega.<br />

Stasera, a letto senza cena.<br />

Non mi capitava da chissà quanto tempo: ma alla festicciola familiare per il compleanno <strong>di</strong> un mio<br />

cognato (ancora auguri, Beppe!), sarebbe stato davvero <strong>di</strong> cattivo gusto intignare col mio <strong>di</strong>giuno<br />

tipico.<br />

Porzioni francescane, si capisce: ma piatti domenicani. Compresa una fettina <strong>di</strong> torta, un<br />

meraviglioso millefoglie lavorato come un <strong>di</strong>plomatico: cioè, in particolare, colorato <strong>di</strong> rosso<br />

dall’alkermes.<br />

Ma vi siete mai chiesti che cos’è, ’sto alchermes (o alkermes, o kermes)?<br />

Un liquore? Sì, fin lì sso’ boni tutti. Un liquore <strong>di</strong> color rosso? E che cce vole? Non per niente, il<br />

nome è mutuato dallo spagnolo alquermes, a sua volta derivante dall’arabo quirmiz: vale a <strong>di</strong>re,<br />

scarlatto. Per l’esattezza, l’alchermes in senso stretto è un colorante, assai adoperato fin<br />

dall’antichità per tingere anche gli alimenti, a partire dagli infusi alcolici. Ma come si ottiene?<br />

Occhei, occhei: non lo sapete. E non lo sapevo neppure io finché, all’università, non <strong>di</strong>e<strong>di</strong> l’esame<br />

<strong>di</strong> entomologia agraria. Dove la prima notizia che mi rassicurò è che oggi si produce sinteticamente.<br />

Perché i nostri bisnonni lo ricavavano, invece – tenetevi forte – macinando al pestello le grosse<br />

femmine essiccate del genere Kermescoccus, cocciniglie dal vivo pigmento vermiglio che vivono su<br />

alcune querce, dette per questo coccifere.<br />

Tutto qua. Bleah!<br />

L’alchermes, in Italia, in Europa, nel mondo occidentale, è fra le rarissime eccezioni <strong>di</strong> entomofagia<br />

all’interno <strong>di</strong> una tra<strong>di</strong>zione alimentare cui ripugna la sola idea <strong>di</strong> utilizzare insetti come cibo.<br />

Un’eccezione, non per nulla, nata in un contesto rurale povero abbastanza da impiegare come<br />

colorante un prodotto locale (nei nostri boschi, le querce coccifere sono piuttosto comuni), anziché<br />

le costose ed esotiche spezie <strong>di</strong> cui largheggiava, quale vero status symbol, la cucina delle classi<br />

agiate; ma non a tal punto misero da rinunciare al piacere che si deve agli occhi, e non solo al<br />

palato, quando si mangia. L’alchermes, insomma, veniva a ravvivare d’un bel rosso gli inebrianti<br />

liquori delle case conta<strong>di</strong>ne.<br />

E però, su questo fatto del mangiare o non mangiare insetti, io vorrei tornarci.<br />

Se la <strong>fame</strong> è <strong>fame</strong>, perché mai solo in con<strong>di</strong>zioni estreme – manco le carestie: la dura prigionia, sì –<br />

un europeo è <strong>di</strong>sposto a vincere la ripugnanza per mangiare un artropode, mentre in pressoché tutte<br />

le culture alimentari degli altri continenti l’entomofagia è <strong>di</strong>ffusa ed apprezzata finanche come<br />

prelibatezza?<br />

Appuntamento a martedì per la risposta<br />

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