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Assaggi di fame - Filippo Radaelli

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EPILOGO<br />

Il sale e il ratafià<br />

Nuova lettera aperta a Leonardo Domenici<br />

6 febbraio 2007<br />

CARO PRESIDENTE DOMENICI,<br />

IL LAVORO RENDE LIBERI?<br />

Sotto quella beffarda insegna, “Il lavoro rende liberi” – spiccia e fasulla verità inscritta sul cancello<br />

d’ingresso dei campi <strong>di</strong> sterminio – sono passati ebrei, zingari, omosessuali ed altri ‘<strong>di</strong>versi’, e con<br />

loro i pochi oppositori alla ‘normalità’ del nazismo, destinati al lavoro forzato ed allo sterminio.<br />

In quel lager, ed in altri simili ad esso, si è consumato il <strong>di</strong>giuno più atroce che ricorre nella storia<br />

degli uomini: il <strong>di</strong>giuno <strong>di</strong> umanità.<br />

“Se questo è un uomo”, riassunse per tutti Primo Levi.<br />

Dopo tanta barbarie, che senso aveva scrivere “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul<br />

lavoro” come primo articolo della nostra Costituzione? C’è relazione fra l’incipit della nostra Carta<br />

fondamentale e il sapore atrocemente irrisorio dell’insegna <strong>di</strong> Auschwitz?<br />

Dico subito che no, non ce n’è alcuna. Non appartengono al mio armamentario i raffinati strumenti<br />

delle scienze giuri<strong>di</strong>che. Per spiegare la mancanza del nesso bastano, credo, quelli della storia<br />

dell’alimentazione: la storia della resistenza che l’uomo ha opposto alla <strong>fame</strong>.<br />

IL SALE NELLA LOTTA ALLA FAME<br />

Il lavoro ha nel sale l’alimento che meglio lo rappresenta non come metafora, ma in tutta la sua<br />

concretezza <strong>di</strong> ingre<strong>di</strong>ente del cibo.<br />

Si presti attenzione a questo: che il sale non nutre. L’apporto <strong>di</strong> cui abbiamo or<strong>di</strong>nariamente<br />

bisogno, davvero trascurabile, è generalmente presente in altri alimenti, soprattutto vegetali;<br />

qualunque minimo eccesso risulta perfino pernicioso.<br />

Il sale non è neppure buono in sé: addentare salgemma <strong>di</strong> miniera o sciogliere in bocca sale marino<br />

ottenuto per evaporazione dell’acqua salmastra, procura una imme<strong>di</strong>ata reazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>sgusto.<br />

Volendolo classificare, il sale è una spezia: un ingre<strong>di</strong>ente, cioè, atto a preservare i cibi e conservare<br />

i sapori lì dove agenti chimici, fisici e microbiologi tenderebbero a guastarli, a irranci<strong>di</strong>rli, a<br />

putrefarli.<br />

Il gusto moderno per i cibi salati deriva in gran parte da ciò: dalla remotissima pratica della salatura<br />

per costituire le in<strong>di</strong>spensabili scorte alimentari destinate ai tempi grami. Scorte, in particolare, <strong>di</strong><br />

proteine animali. Carne e pesce, insomma.<br />

La considerazione che, su un terreno salmastro, i processi <strong>di</strong> decomposizione <strong>di</strong> una carcassa<br />

venivano notevolmente rallentati dovette colpire l’attenzione <strong>di</strong> qualche nostro progenitore, che<br />

provò a replicare l’esperienza con i frutti della caccia. Il successo e l’affinamento del tentativo fece<br />

entrare il sale quale unico esempio <strong>di</strong> minerale largamente impiegato come alimento.<br />

LA PRECARIETÀ ALIMENTARE DEGLI ANIMALI BRADI<br />

Il miele conserva. L’olio conserva. L’aceto conserva. Il vino conserva. L’essiccazione conserva.<br />

Anche il freddo conserva. E, naturalmente, la cottura conserva. Meglio <strong>di</strong> tutti, conserva il sale.<br />

Le più ru<strong>di</strong>mentali tecniche <strong>di</strong> cucina vennero introdotte per rendere meglio commestibile gli<br />

alimenti. E più gustosi, anche. Ma non poco influì pure la ricerca <strong>di</strong> mo<strong>di</strong> attraverso cui farli durare<br />

più a lungo: <strong>di</strong> preservarli, appunto, e <strong>di</strong> conservarne il gusto, perfino migliorandoli.<br />

Conservare voleva <strong>di</strong>re non essere costretti a campare alla giornata, secondo il tutt'altro che<br />

desiderabile carpe <strong>di</strong>em degli animali bra<strong>di</strong>: i quali vivono – come vissero i nostri più remoti avi<br />

omini<strong>di</strong> – delle fortune alterne del brucare o del cacciare.<br />

Conservare voleva <strong>di</strong>re poter far fronte a eventi imprevisti o ineluttabili: la convalescenza da una<br />

infermità o la migrazione della tribù per l’incombere dell’inverno.<br />

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