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Assaggi di fame - Filippo Radaelli

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Se rendo il concetto, grano cotto e mangiato. L’ideale per viaggiare. Non per niente, anche le<br />

legioni romane, secoli appresso, nelle loro spe<strong>di</strong>zioni, si alimenteranno non con pane, ma con<br />

gallette. Ma <strong>di</strong> questo torneremo a parlare (e a <strong>di</strong>giunare).<br />

Con la Festa degli Azzimi, ancora oggi, il popolo ebraico rivive e si reimmerge nelle con<strong>di</strong>zioni<br />

delle ancestrali comunità migranti <strong>di</strong> cacciatori-raccoglitori. Celebra la fine della schiavitù subìta<br />

entro le mura città egiziane, ed il ritorno a libertà nuove ed antiche.<br />

Ecco perché ho scelto l’azzimo per cominciare il mio <strong>di</strong>giuno: per il suo spiccato valore simbolico.<br />

Perché se il cibo è cultura, come <strong>di</strong>ce Massimo Montanari titolando un bellissimo saggio sui<br />

significati della gastronomia (“Il cibo come cultura”, ed. Laterza), nella storia dell’esodo ne<br />

abbiamo una marcatissima conferma.<br />

Ciò detto, oggi mangerò mezzo pane azzimo a pranzo, l’altro mezzo a cena, con erbe amare.<br />

Qualcuno sa quali siano quelle effettivamente adoperate nella Pessach? Non ho potuto fare<br />

indagini; senza troppo rigore filologico, ricorrerò alla nostrana cicoria, senza con<strong>di</strong>mento salvo che<br />

un filo d’olio. L’agnello, no: non è comunque stagione.<br />

Cominciando la mia degustazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>giuni tipici, non è neppure il caso.<br />

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