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Assaggi di fame - Filippo Radaelli

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Un’inchiesta sulle De.Co.<br />

per il Commissario Montalbano?<br />

16 novembre<br />

Chioviva, e quanno arrivvò alla bottega, attrovò la saracinesca abbasciata a mità. Si calò e trasì.<br />

Non aveva gana d’aspittari.<br />

“C’è pirmisso, Peppe?”, spiò.<br />

“Chi fu? Chi è che scassa i cabasisi?”, santiò ’na voci camurriosa fora campo.<br />

“Ah, dottori! Lei è!”.<br />

Dal nìvuro dello sgabuzzino retrostante comparsero due occhiuzzi nìvuri, furbi, ammucciati sopra<br />

due baffi, nìvuri macari loro.<br />

“Dutturi Montalbano, mi portarono dei cioccolati che sunno ’na billizza”.<br />

“Granni o nichi?”.<br />

“Come li voli vossia”.<br />

“Portamene cinque granni”.<br />

“Li voli con la vaniglia o la cannella?”.<br />

“Cinque con la vaniglia e cinque con la cannella”.<br />

Stooop. Perfetto. Basta così. Grazie moltissimo, inimitabile Camilleri.<br />

Ho saccheggiato qua e là fra i suoi <strong>di</strong>aloghi per costruire una buona scena con cui tornare a Mo<strong>di</strong>ca,<br />

spettacolare set <strong>di</strong> buona parte del celeberrimo serial tv de<strong>di</strong>cato allo sbirro buono e gourmet. È lì<br />

che ci siamo lasciati ieri, con belle e gran<strong>di</strong> questioni aperte, che riassumo: le denominazioni <strong>di</strong><br />

origine sono materia amministrata dalla Commissione Europea a garanzia della loro serietà su tutto<br />

il territorio dell'Unione; per ottenere il marchio <strong>di</strong> Dop o Igp occorre tempo, denaro ed<br />

organizzazione; non per tutti i prodotti c’è convenienza.<br />

Ci siamo? Gino Veronelli comprese che a questa maniera si rischia <strong>di</strong> perdere tanto <strong>di</strong> quel ben <strong>di</strong><br />

Dio che non è cosa. Si abbandonano al loro destino minuscole ma secolari e fin millenarie tra<strong>di</strong>zioni<br />

tramandate in posticini che non sono mezza Pianura Padana o intere province della Campania e del<br />

Lazio – come nel caso del parmigiano reggiano o della mozzarella <strong>di</strong> bufala – e neppure hanno un<br />

mercato ricco (un po’ troppo?) come quello del rinomato lardo <strong>di</strong> Colonnata, ma solo minuti<br />

territori, spesso remoti.<br />

Prelibatezze, insomma, che non sono sufficientemente remunerative e che, perciò, alla Dop o alla<br />

Igt, non ce la fanno ad arrivare. Ma, se non ci arrivano, si ha la certezza che in poco tempo ne<br />

resteremo senza.<br />

Certezza, <strong>di</strong>co, e non in poco tempo, ma in pochissimo. A nessuno conviene mantenerne la<br />

tra<strong>di</strong>zione.<br />

Al più, degenera: senza un marchio e senza i relativi controlli, ti faccio un formaggio che chiamo<br />

con nome tra<strong>di</strong>zionale, ma lo faccio con latte condensato, e ciao.<br />

A ’sto punto, Veronelli che ti va a inventare? Inventa le De.Co.: le Denominazioni Comunali.<br />

Ragionamento semplice, lineare: riconosciamo ad un Comune il potere <strong>di</strong> conferire la De.Co. ad<br />

uno o più prodotti tipici del luogo: stabilisca il Sindaco, la Giunta, il Consiglio Comunale quali<br />

siano i prodotti meritevoli e quali le regole da rispettare.<br />

Semplice, no? Purtroppo, troppo. A parte l’insofferenza che spesso le cose semplici suscitano in chi<br />

deve deciderle, qualche fianco scoperto, effettivamente, la buona idea ce l’ha.<br />

Enumero a raffica.<br />

Il primo è l’arbitrarietà con cui un Sindaco (o chi per lui) può decidere che un prodotto è De.Co.<br />

oppure no.<br />

Il secondo è che l’arbitrarietà peggiora se anche i controlli sui produttori De.Co. sono in mano a chi<br />

assegna il marchio.<br />

In entrambi i casi, chi risolve un contenzioso?<br />

L’ultimo aspetto è che la qualità <strong>di</strong> un prodotto non è conferita dalla sua origine territoriale, ma da<br />

caratteristiche effettive che lo <strong>di</strong>fferenziano dagli altri prodotti analoghi.<br />

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