Assaggi di fame - Filippo Radaelli
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È una brutta legge: l’ho scritto e lo ripeto. Ma fosse anche stato ‘colpevole’ della mia precarietà, e<br />
al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> ogni ovvia e convinta opposizione per l’assassinio perpetrato, mi sono chiesto tante volte:<br />
che emozioni provo verso <strong>di</strong> lui?<br />
La risposta la conosco da tempo: da quando lessi i resoconti degli incontri tra Marco Biagi ed i<br />
vescovi della Conferenza Episcopale impegnati sul terreno sociale. Alle vivaci contestazioni, che in<br />
buona parte con<strong>di</strong>vido, rivoltegli dai porporati, lui rispose con passione, oltre che con argomenti.<br />
Gli argomenti non mi hanno convinto: tutt’altro. La passione, sì.<br />
Anche lui, come me, si opponeva al silenzio.<br />
Discutere, argomentare, ascoltare: la passione deve spingere a questo.<br />
Zittire – o lasciare senza risposta, che è lo stesso – fa male alle passioni: fa peggio alla <strong>di</strong>gnità delle<br />
idee ed alla volontà <strong>di</strong> un <strong>di</strong>alogo.<br />
RESISTERE, RESISTERE, RESISTERE ?<br />
Perciò emendo l’affettuosissimo ed assai gra<strong>di</strong>to “Resistere, resistere, resistere” che mi è stato<br />
rivolto da autorevole persona. Il senso del motto riformato resta uguale, ma ne in<strong>di</strong>ca la modalità:<br />
“Non tacere, non tacere, non tacere”.<br />
Zittire Marco Biagi con un colpo <strong>di</strong> pistola o zittire chi contesta la legge sul precariato, dandogli del<br />
fiancheggiatore delle Brigate Rosse, non sono la stessa cosa: ci mancherebbe!<br />
Rispondono, però, alla stessa logica. Non è zittire le ragioni dell’altro che fa vincere un’idea.<br />
Va cambiata la logica. Va cambiato il metodo. Esso è: “Ragionare, ascoltare, <strong>di</strong>scutere”.<br />
Bisogna non spegnere la parola. Se non c’è <strong>di</strong>scussione, se alla ricerca del <strong>di</strong>alogo c’è chi resta<br />
sordo o risponde solo strillando, non serve contrapporsi gridando: non ti ascolta lo stesso.<br />
Basta tenere ferma la voce e <strong>di</strong>re le cose <strong>di</strong> cui si è convinti. Occorre pure saper ascoltare.<br />
Il silenzio fa male. Uccide, o rende assassini. Anche, soltanto, esclude e procura ingiuste afflizioni.<br />
Marco Biagi, che ho conosciuto in fugacissima e casuale occasione, aveva toni assai pacati <strong>di</strong> voce:<br />
quelli <strong>di</strong> chi sa anche ascoltare.<br />
BEN DETTO, PRESIDENTE !<br />
Il 14 novembre, dopo quasi un anno <strong>di</strong> attesa, la Federazione Nazionale della Stampa ha finalmente<br />
ottenuto un incontro con l’Anci. Che ci sia stato un pur ancor flebile confronto è importante, nel<br />
momento in cui la lotta contro il precariato giornalistico sta assumendo la rilevanza <strong>di</strong> una<br />
emergenza nazionale. Ed incoraggiano molto, Sindaco Domenici, le Sue recenti parole <strong>di</strong> “auguri<br />
per una positiva soluzione <strong>di</strong> una dura vertenza che pone problemi che sono attuali non soltanto nel<br />
settore dei me<strong>di</strong>a. Riguarda la precarietà del lavoro nella società. Sicuramente è necessario che<br />
sempre <strong>di</strong> più sia al centro dell’attenzione delle forze sociali e sindacali in tutti i settori, compreso<br />
quello dell’informazione”.<br />
Ben detto, Presidente! E ben fatto sarà l’impegno che seguirà per dare concretezza a questo augurio.<br />
C’è un abisso fra il lavoro precario e quello forzato dei lager e dei gulag d’ogni regime e d’ogni età;<br />
ma non è più questione <strong>di</strong> qualità: solo <strong>di</strong> quantità. La strada fino al fondo <strong>di</strong> quel baratro è lunga,<br />
ma tutta in <strong>di</strong>scesa. In mezzo ci sono i vincoli clientelari, il mobbing, le <strong>di</strong>scriminazioni identitarie,<br />
il lavoro nero, l’asservimento dei clandestini, lo sfruttamento dei minori, le schiavitù sessuali,<br />
le tirannie mafiose, le morti bianche… Tutte realtà <strong>di</strong>ffuse anche in Italia: pure dove non parrebbe.<br />
Salvo qualche inchiesta, qualche denuncia, perfino qualche condanna, prevale un desolante silenzio.<br />
Ogni parola ed ogni azione che rompono questo silenzio sono ben dette e ben fatte.<br />
RATAFIÀ!<br />
Perciò mi piacerebbe – sarebbe bello davvero, e importante – che l’ultima parola l’avesse Lei,<br />
a concludere il mio ‘<strong>di</strong>giuno tipico contro il lavoro atipico’. Se ne avverte il bisogno, mi creda.<br />
Non per finire ‘a tarallucci e vino’: tipicità che non entusiasma. Ce n’è un’altra, e gliela propongo.<br />
Dopo lungo contesa, ed assai sanguinosa, fra due famiglie per motivi <strong>di</strong> proprietà, un notaro dotato<br />
<strong>di</strong> pazienza e tenacia risolse la controversia. Firmate e controfirmate le carte, fu lui a offrire un<br />
liquore squisito, ottenuto macerando polpa <strong>di</strong> ciliegia nell’alcol. Riempì i bicchieri e li porse a tutti,<br />
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