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Assaggi di fame - Filippo Radaelli

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Conservare significava perfino potersi permettere <strong>di</strong> realizzare programmi alternativi: un viaggio in<br />

ru<strong>di</strong>mentali imbarcazioni alla ricerca dell’ambra; la costruzione <strong>di</strong> un dolmen per rendere grazie alle<br />

<strong>di</strong>vinità; la pittura sciamanica della caverna … O il semplice e virtuosissimo ozio, santi numi!<br />

Il sale ebbe un successo talmente strepitoso, come sapido ingre<strong>di</strong>ente alimentare, da essere<br />

all’origine stessa del concetto <strong>di</strong> sapore e, quante volte lo si è detto?, <strong>di</strong> sapere.<br />

Il sale, per <strong>di</strong>r così, è il marcio in meno e la marcia in più del cibo; e riverbera sul vivere umano.<br />

FIN DALLA NOTTE DEI TEMPI<br />

A tal punto, fin dalla notte dei tempi, il cloruro <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o fu apprezzato (termine che non scelgo a<br />

caso: vale sotto il punto <strong>di</strong> vista enogastronomico e vale, non <strong>di</strong> meno, sotto quello economico) da<br />

costituire una delle primissime e principali merci ‘internazionali’. Prima ancora che la coltivazione<br />

dei cereali, peraltro assai poveri <strong>di</strong> sale, promuovesse la rivoluzione neolitica, le vie del sale già<br />

collegavano i litorali ai rispettivi entroterra.<br />

La via Salaria, ad esempio… L’antica via romana prendeva le mosse non, come oggi, da Piazza<br />

Fiume, ma due chilometri e mezzo più a sud-ovest, oltre l’o<strong>di</strong>erna Piazza Venezia, presso i Fori<br />

Boario e Olitorio: furono questi i primi mercati (questo vuol <strong>di</strong>re forum: piazza del mercato) che,<br />

dalle pen<strong>di</strong>ci del Campidoglio, si spingevano grosso modo fino a dove è oggi la Bocca della Verità,<br />

affacciandosi sul portus Tiberinus ricavato in un’ampia insenatura del fiume, in seguito interrata.<br />

Prosecuzione ideale dell’antica strada romana, al <strong>di</strong> là del Tevere, ancora scendendo a sud-ovest,<br />

era il corso del fiume fino alla sua foce. Foce: in latino, ostium. Fino ad Ostia, insomma, che la<br />

leggenda vuole fondata da Anco Marzio nel 600 e rotti avanti Cristo: un secolo dopo l’età <strong>di</strong><br />

Romolo e sei prima <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> Augusto.<br />

Malgrado venga da pensare <strong>di</strong>versamente, Ostia non nacque tanto come porto <strong>di</strong> mare: non solo il<br />

luogo era inadatto, ma l’economia del modesto villaggio sorto sui sette colli, basata sulla pastorizia<br />

e sugli scambi con le vicine città sabine, etrusche e latine, non aveva alcuna ambizione né capacità<br />

<strong>di</strong> aprirsi a intensi commerci marittimi. Non parliamo poi <strong>di</strong> una flotta militare, della quale non si<br />

avvertì il bisogno per altri tre secoli, fino alle guerre puniche: quando, conquistata l’Italia, ai<br />

Romani venne voglia <strong>di</strong> impadronirsi pure del Me<strong>di</strong>terraneo.<br />

Ostia nacque, molto più semplicemente, per sfruttare le saline (il campus salinarum) che<br />

abbondavano, lungo la costa, grazie alle acque salmastre del litorale. Già utilizzate dagli Etruschi,<br />

vennero loro sottratte, restando produttive per secoli: come nella vicina zona <strong>di</strong> Fiumicino, o come<br />

su fino a Tarquinia, (bellissime saline attive fino a trent’anni fa e oggi degne <strong>di</strong> una vostra<br />

piacevolissima visita) o giù fino a Ventotene (antiche vestigia archeologiche, pure da non perdere).<br />

Porto fu dunque effettivamente, Ostia, fin dalla sua nascita: ma porto fluviale.<br />

Sale: niente altro che sale veniva ivi imbarcato sulle chiatte che risalivano il Tevere fino ai Fori e…<br />

Ma si capisce! Fino alla via Salaria. Su cui proseguiva il viaggio verso le contrade appenniniche.<br />

Si inizia a comprendere qualcosa? Perché, da qui, è tutto più facile.<br />

Salaria fu il nome della via che portava il sale <strong>di</strong> Ostia verso l’interno appenninico, verso la Sabina<br />

e l’Etruria. E naturalmente, è intuibile, salario era la razione <strong>di</strong> sale, ovvero la paga equivalente<br />

alla razione <strong>di</strong> sale <strong>di</strong>stribuita ai legionari o assegnata ai magistrati quale onorario.<br />

NELLA REPUBBLICA FONDATA SUL LAVORO<br />

Non il lavoro rende liberi, ma il salario che ad ogni lavoro deve corrispondere.<br />

Sacrosanta la definizione evangelica: il salario è la giusta mercede!<br />

La <strong>di</strong>fferenza fra la cinica insegna del cancello <strong>di</strong> Auschwitz e l’incipit (perfino un po’ inconsueto)<br />

della nostra Costituzione sembra una sfumatura, ma è un abisso.<br />

Si poteva scrivere qualcosa <strong>di</strong> più e<strong>di</strong>ficante: che so, L’Italia è una Repubblica democratica fondata<br />

sulla libertà e l’uguaglianza, oppure sull’amore o sulla felicità… Fate voi!<br />

Scegliere un fondamento economico – riba<strong>di</strong>to come <strong>di</strong>ritto all’art. 4 e approfon<strong>di</strong>to e circostanziato<br />

più oltre, prima dei <strong>di</strong>ritti alla proprietà ed alla impresa – ha reso tutto più chiaro e concreto: anche<br />

il concetto <strong>di</strong> libertà e <strong>di</strong> uguaglianza e, perché no, <strong>di</strong> solidarietà e <strong>di</strong> benessere.<br />

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