Assaggi di fame - Filippo Radaelli
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Io posso ancora permettermi il ‘<strong>di</strong>giuno tipico’, mentre non occorre che vada in Africa per<br />
incontrare la <strong>fame</strong> vera: basta che esca dalla metropolitana <strong>di</strong> Piazza <strong>di</strong> Spagna o <strong>di</strong> Via Cipro per<br />
incontrare chi elemosina pochi spicci per un amburger <strong>di</strong> Mac e una birra <strong>di</strong>scount. Io ci scrivo il<br />
pezzo, loro campano con quello.<br />
Men<strong>di</strong>canti veri o falsi? Certe facce, le magrezze, l’età, le mutilazioni aiutano a <strong>di</strong>stinguere. Sugli<br />
scalini <strong>di</strong> una chiesa <strong>di</strong> via del Corso, alle otto del mattino, neppure tende la mano un lombardo <strong>di</strong><br />
mezza età, male in arnese e faccia mite: ormai ci salutiamo. Sfido però chiunque a men<strong>di</strong>care per<br />
simulata in<strong>di</strong>genza. Magari qualcuno è sporco, puzza, è antipatico, è aggressivo, è anche furfante e<br />
borseggiatore, mentre altri, che almeno suonano buona musica o vendono accen<strong>di</strong>ni, dvd o false<br />
borse griffate, tutti sanno che pagano tangenti al racket.<br />
Conosco, e conoscete anche voi, furfanti e borseggiatori in giacca e cravatta; e il clientelismo per<br />
avere un lavoro (magari precario!) non è racket pure quello? Francamente il problema è che la <strong>fame</strong><br />
è <strong>fame</strong>, vicina o lontana che sia.<br />
Ed è una prospettiva che investe tutti. Questo davvero è ciò che preoccupa, con buona ragione, i<br />
miei due amici sindaci piemontesi.<br />
Il precariato (non la flessibilità: il precariato) non è la <strong>fame</strong>, ma sta creando quella povertà <strong>di</strong><br />
sistema che è la premessa delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> ine<strong>di</strong>a. Basta neppure una generazione.<br />
Rime<strong>di</strong>o alla <strong>fame</strong> come al precariato è uno solo: il lavoro vero. Bisogna ricostruire, qui da noi<br />
come nelle terre dove la <strong>fame</strong> è <strong>di</strong> massa, un equilibrio economico che promuova sviluppo nel<br />
territorio – urbano o rurale: il secondo influisce sul primo – e <strong>di</strong>a lavoro e red<strong>di</strong>to alle persone.<br />
Questo doveva essere Res Tipica: un supporto all’impegno <strong>di</strong> tanti Sindaci che ho conosciuto,<br />
generosi e ingegnosi, che lavorano per questo. Dei quali – per inciso – il colore politico è spesso<br />
<strong>di</strong>verso dal mio.<br />
Invece, cosa è <strong>di</strong>ventata Res Tipica?<br />
Non sentite che silenzio?<br />
Presidente, che silenzio!<br />
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